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Lo sciopero sociale e generale del 14 novembre. La piazza di Roma

Venerdi 14 novembre, in occasione dello sciopero generale e sociale, a Roma ci saranno diverse iniziative di lotta e una manifestazione. Quest’ultima partirà alle 10.00 da Piazza della Repubblica e ad animarla saranno soprattutto gli studenti (che si vedono alle 9.00 all’università La Sapienza) e gli immigrati che a centinaia convergeranno su Roma per una tre giorni di mobilitazione coordinata dalla marcia europea dei Sans Papiers. I ricercatori aderenti alla Usb manifesteranno invece, sempre venerdi mattina, sotto Palazzo Vidoni contro i tagli imposti dal governo alla ricerca.

Glui studenti universitari hanno lanciato un appello alla mobilitazione che potete leggere qui di seguito.

Prosegue senza sosta l’attacco dei governi al mondo dell’istruzione. In nome dell’austerità, ampi settori del sistema formativo vengono tagliati, messi al servizio dei privati, sviliti della loro funzione di diffondere cultura e conoscenze critiche […] in nome di un progressivo asservimento agli interessi dei privati.

Con la riforma della Buona Scuola, il governo Renzi riproduce sugli istituti superiori il modello aziendalistico già introdotto negli atenei dalla Gelmini. Maggior potere ai dirigenti scolastici, possibilità di stipulare accordi di sponsorizzazione con aziende private, aumento delle ore di lavoro non retribuito sotto forma di stages e tirocini per gli studenti, competitività sfrenata tra gli studenti e tra i docenti (i cui scatti salariali non saranno più su base di anzianità, quanto di “merito”), sono gli assi che ridisegnano l’istruzione superiore svilendone qualsiasi caratteristica di cooperativa, subordinando la diffusione di un sapere critico e socialmente fruibile ai bisogni di un sistema economico le cui profonde iniquità sono sotto gli occhi di tutti.

L’Università, ormai massacrata da anni di tagli effettuati da governi di ogni colore politico, viene ulteriormente colpita dal governo Renzi. La legge di stabilità taglia ulteriori 287 milioni al fondo di finanziamento ordinario, che si sommano ai circa 1400 già previsti fino al 2023. Il dl “Sblocca Italia” comporterà un ulteriore taglio ai già esigui fondi per il diritto allo studio stanziati dalle regioni, con conseguenze drammatiche, in un contesto in cui meno della metà degli aventi diritto accede ad una borsa di studio. Nel frattempo in alcun modo vengono toccati gli istituti privati o le “scuole d’eccellenza”, luccicanti vetrine che nascondono una realtà fatta di aule-pollaio, personale docente insufficiente, moltiplicazione dei contratti precari, servizi ridotti all’osso, costo degli studi insostenibile. La perdita di 30mila iscritti nelle università negli ultimi 3 anni e di 90mila negli ultimi 10 è un dato drammatico che interroga l’intero mondo accademico, nessuno escluso, e che conferma la logica perversa delle politiche intraprese in tema di istruzione in questo periodo.

Neanche la ricerca viene risparmiata dal governo Renzi. In un contesto in cui il 50% dei ricercatori universitari lavora con un contratto precario e solo l’1,3% dei ricercatori si dedica esclusivamente alla ricerca (dovendo spesso sopperire alle mancanze sulla didattica), con gli scatti di carriera ormai bloccati, il governo taglia 42 milioni al fondo per gli enti di ricerca, ed elimina il comma che prevede un numero minimo di assunzioni a tempo indeterminato per i ricercatori pubblici, rendendo di fatto la precarietà la forma principale del lavoro in questo campo, svilendo il senso stesso della ricerca, che per propria natura necessita della possibilità di costruire progetti sul lungo periodo.

Merito e valutazione continuano ad essere i due pilastri ideologici sui quali vengono stanziati i fondi e le residue forme di sostegno allo studio, in un gioco al massacro che mette in competizione tra loro università, dipartimenti, ricercatori, studenti, annullando qualsiasi forma di condivisione e cooperazione nel processo di produzione e trasmissione del sapere in nome di una competitività cieca che di fatto spesso non fa che premiare chi dispone delle condizioni sociali ed economiche per essere “meritevole”.

E’ facile comprendere come queste politiche in tema d’istruzione siano assolutamente in sintonia con la linea politica di questo governo e di quelli che l’hanno preceduto. Precarietà come forma naturale del lavoro (così come previsto dal jobs act, che prevede che un giovane possa contrarre un contratto precario per ben 9 anni di fila!), assenza di qualsiasi elementare diritto per essere competitivi con la Cina (!!!) e per rispondere agli ordini della Troika, smantellamento del welfare e dei servizi pubblici per riavviare l’accumulazione di profitto da parte dei privati. In questo quadro il governo Renzi si distingue da quelli che l’hanno preceduto per l’arroganza con la quale porta avanti queste politiche, nascondendo dietro una schiera di volti giovani e presunte idee innovatrici la sua natura di più fedele esecutore della definitiva distruzione dei diritti di questo paese e delle prospettive di chi lo abita.

Come studenti e studentesse dell’ateneo più grande d’Europa, riteniamo sia giunta il momento per la comunità accademica di schierarsi. La drammaticità della situazione non lascia spazio ad indugi. L’ Università, come già accaduto in passato, deve farsi promotrice di un modello culturale e politico che sia fatto di diritti, garanzie, uguaglianza, solidarietà. Non c’è più tempo, è necessario prendere parola ora per fermare questo declino. Non si può più distogliere lo sguardo, quando la forza dell’attacco che subiamo si manifesta in ogni aspetto delle nostre vite.

Per questo il 14 Novembre scenderemo in piazza, in una giornata di sciopero sociale generale, al fianco degli studenti medi, dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, di tutti e tutte coloro che subiscono materialmente le conseguenze di queste politiche scellerate, di coloro che sono ormai così privi di diritti da dover costruire quotidianamente nuove forme di sciopero precario, perché non hanno garantito neanche il diritto di sciopero. In un dibattito pubblico ormai nauseante, fatto di siparietti tra politici di vario colore, beghe di partito, corruzione, vogliamo riportare al centro dell’attenzione i nostri bisogni, la realtà delle mancanze che quotidianamente viviamo.

Chiediamo ai docenti ed ai ricercatori di questo ateneo di aderire alla nostra mobilitazione

Ai docenti chiediamo il blocco totale della didattica per il 14 Novembre. Perché ogni studente possa partecipare alla mobilitazione. Perché non è possibile continuare a fare lezione come nulla fosse mentre fuori ci si mobilita per il futuro di tutti e tutte.

Ai ricercatori, agli assegnisti, ai dottorandi chiediamo il blocco totale della ricerca per il 14 Novembre. Chiediamo inoltre di rifiutarsi di svolgere qualsiasi funzione non attinente alla ricerca. Per rivendicare una ricerca pubblica, pienamente finanziata, in cui sia possibile avere un posto garantito con uno stipendio dignitoso e dei diritti; una ricerca scollegata da logiche privatistiche, che punti alla diffusione sociale del sapere ed alla produzione di innovazioni che siano solo al servizio della società.

A tutti e tutte chiediamo di partecipare alla mobilitazione, di scendere in piazza il 14 Novembre, di incrociare le braccia, di prendere parola in ogni forma possibile contro le politiche di austerity e privatizzazione che stanno distruggendo il nostro paese.

14 Novembre, Sciopero Sociale ore 9:00 Piazzale Aldo Moro —> ore 10:00 Piazza della Repubblica

Studenti e studentesse della Sapienza verso lo Sciopero Sociale del 14 Novembre

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