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“Perchè lascio la Cgil”

Delio Di Blasi dirigente storico della CGIL, componente del Comitato di Garanzia Sud, ex segretario della Camera del lavoro di Cosenza ed ex componente del direttivo nazionale Funzione pubblica lascia la CGIL e decide di aderire a USB. Qui di seguito una sintesi della lettera con cui spiega la sua decisione:

“Le conclusioni del Direttivo nazionale dello scorso 17 dicembre” afferma Di Blasi” rivelano le reali intenzioni dei vertici dell’organizzazione circa l’effettiva volontà di contrasto alle politiche neoliberiste del governo (…). L’ordine del giorno conclusivo del Direttivo segnala l’incapacità del gruppo dirigente, di fronte alla drammaticità del contesto economico e politico, di rompere il paradigma culturale della concertazione e di costruire – sia pure con gravissimo ritardo – una vera opposizione sociale contro le politiche di austerità.

Un vero e proprio suicidio politicoche archivia definitivamente l’illusione della riformabilità di questa CGIL.

Il risultato del XVI° congresso ha rappresentato la rottura di ogni argine che potesse provare a contrastare la crisi della CGIL ed ha aperto la strada al definitivo abbandono di ogni ambizione di autonomia ed indipendenza, rendendo l’organizzazione subalterna ora alle controparti, ora alla politica, ora alle posizioni di CISL e UIL. “

L’ex segretario della Camera del Lavoro continua ricordando “la sottoscrizione dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 che sancisce la derogabilità del contratto nazionale e rivendica misure strutturali di detassazione del salario di produttività e degli straordinari e, successivamente, il sostanziale via libera alla legge Fornero sulle pensioni e l’abolizione dell’articolo 18, nella fase in cui azionista di maggioranza del governo Monti era il PD di Bersani o, ancora, la firma di accordi impresentabili come è quello di EXPO 2015 con cui si è data dignità al lavoro volontario (un odioso ossimoro!), all’apprendistato in somministrazione, al demansionamento. “

Come dipendente pubblico denuncia che “mentre si twittavano hashtag alternativi sul blocco dei contratti pubblici e su una riforma della pubblica amministrazione che ha introdotto la mobilità forzata, il demansionamento dei lavoratori e che ha tagliato drasticamente le libertà sindacali (una legge votata in Parlamento da tanti ex sindacalisti della CGIL, compreso Guglielmo Epifani), si sceglieva di provare a difendere il proprio ruolo solo attraverso un accordo sulla rappresentanza che trasferisce all’intero mondo del lavoro il modello Marchionne. “

Durissimo il giudizio di Delio Di Blasi sulla sua ex organizzazione

“Una vera e propria resa, che sancisce la definitiva mutazione genetica della CGIL . ”(…..)

Infine la lettera di dimissione inviata anche al presidente del Comitato di Garanzia del Sud Italia, di cui Di Blasi era tutt’ora componente, si sofferma sullo stato della CGIL in Calabria “una gestione disastrosa sia sul versante organizzativo che sul piano politico, se si pensa che in più di due anni non si è riusciti (o non si è voluto) neppure immaginare uno sciopero generale contro le scelte devastanti (sulla sanità, sull’ambiente, sul lavoro, sulla legalità) della giunta Scopelliti.

In questo contesto, evidentemente, non c’è più l’agibilità democratica, né le condizioni politiche per provare a continuare; e sono queste alcune delle ragioni che, dopo venticinque anni di militanza e con grande rammarico, mi inducono a non rinnovare più, per il 2015, la tessera della CGIL.

 

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