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“No al fascismo sindacale”. Presidio a Bologna contro la Cgil

Ieri l’USB ha realizzato un presidio sotto la sede della Camera del Lavoro della Cgil di Bologna per protestare contro l’esclusione della lista del sindacato di base dalle elezioni per il rinnovo delle RSU della SAB, azienda operante all’interno dell’aeroporto bolognese. 
Proprio la Cgil ha richiesto l’esclusione in ragione del famigerato accordo del 10 gennaio del 2014 con il quale il padronato e i sindacati confederali hanno blindato la rappresentanza negando ai lavoratori il diritto di organizzarsi e farsi rappresentare da sindacati conflittuali che non accettano il continuo peggioramento di salari e condizioni di lavoro. Il presidio, durante il quale ci sono registrati alcuni momenti di tensione tra gli attivisti dei due sindacati, si è concluso con un incontro che non ha risolto la situazione e ha riconfermato la intollerabile posizione della Cgil. D’altronde negli ultimi anni il sindacato di Susanna Camusso (e Maurizio Landini) ha accettato passivamente lo smantellamento di diritti, welfare e salario, dopo aver firmato accordi che permettono esclusivamente e automaticamente ai sindacati confederali di avere agibilità nei posti di lavoro. La Cgil di Bologna ora chiede il conto di quanto fatto in questi anni a danno dei lavoratori pretendendo di far fuori i propri competitori, con un accanimento particolare nei confronti dell’USB visto che molti dei suoi candidati nelle liste RSU erano fino a poco fa iscritti alla Cgil, sindacato che hanno abbandonato in segno di rottura con una deriva ormai inaccettabile.
Un vero e proprio esempio di “fascismo sindacale”, come recitava lo striscione dei manifestanti. 
Del quale non c’è troppo da stupirsi, è chiaro il ruolo della Cgil al di là della tardiva e poco più che simbolica “opposizione” di quest’autunno al jobs act (battaglia già dichiarata persa dalla Camusso, senza troppi giri di parole).
Ma la vicenda potrebbe evolvere diversamente. Staremo a vedere.

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