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Diritto di sciopero, la Germania introduce una legge per limitare l’indizione al solo sindacato più rappresentativo

 Le “riforme strutturali” vengono imposte dappertutto, su indicazione tedesca e di Bruxelles, oltre che su “consiglio” della Bce. Eppure tutti sostengono che la Germania sta meglio perché “aveva fatto le riforme prima degli altri”. Poi una lunga ondata di proteste dei lavoratori tedeschi, di molte e varie categorie, illumina improvvisamente la scena interna, che sembrava totalmente pacificata nel consenso ben pasciuto verso il duo Merkel-Schaeuble.

E qual’è la reazione di Berlino? Ma ovviamente una bella “riforma strutturale” per imporre quel “sindacato unico” che fin qui sembrava soltanto una stronzata reazionaria comparsa all’improvviso nella mente reazionaria del signor Renzi.

Dal che, invece, si può agevolmente capire come esista una sola “politica delle relazioni industriali” che si va imponendo – su input della Troika – in tutto il continente. Fondata sul principio strategico che i lavoratori non devono avere più diritti; tantomeno quello di organizzarsi in sindacati liberi e farsi rappresentare da quello che ritengono il più adatto ai propri interessi.

Non vi sembra interessante il fatto che le imprese pretendano – e ottengano – tutte le libertà mentre soltanto a chi lavora si tolga ogni libertà e diritto di autotutela? Se ne potrebbe addirittura trarre la conclusione – logica, dunque anche rivoluzionaria – che la libertà delle prime significa la schiavitù di tutti gli altri…

Qui di seguito l’articolo apparso ieri su Controlacrisi.org.

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Il 2015 potrebbe diventare l’anno record per i giorni di sciopero in Germania. Ed ecco che l’apparato politico amministrativo ha già prodotto una legge antisciopero tra le più repressive di Europa. Il parlamento federale ha approvato ieri a larga maggioranza una modifica della legge che regola le attività dei sindacati, riducendo così lo spazio di azione dei sindacati minori, come quello dei ferrovieri (Gdl) che da mesi, in rappresentanza di 20mila macchinisti, danno parecchio da fare alla Deutsche Bahn, l’azienda che gestisce i collegamenti su ferro. 

La nuova legge sull’unità salariale, che entrerà in vigore a luglio, impone che a trattare con l’azienda per una determinata categoria di lavoratori sia solo la sigla sindacale con più iscritti. La legge, fortemente voluta dalla ministra del Lavoro Andrea Nahles (Spd), riporta la situazione al periodo antecedente al 2010, quando una sentenza della corte federale del lavoro introdusse la pluralità salariale. Sebbene la legge non impedirà al piccolo e combattivo sindacato dei macchinisti di bloccare il Paese in futuro, sarà però cancellata la possibilità che Gdl punti a rappresentare altre categorie di lavoratori alzando il prezzo della trattativa, facendo ‘concorrenza’ a sigle maggiori, come Evg, per esempio sul personale di carrozza o di stazione. 

”Non tocchiamo il diritto di associazione e di sciopero” (per il quale comunque ci vuole il 75% dei consensi al referendum, ndr), ha precisato Nahles. Altri sindacati di categoria, come quello dei medici Marburger Bund, quello degli impiegati statali dbb, dei piloti Cockpit e dei giornalisti DJV, hanno però annunciato di fare ricorso contro la nuova normativa, fino alla corte costituzionale.
Critiche anche le opposizioni alla grande coalizione, che hanno votato contro alla legge.

Quest’anno la situazione della agitazioni sul lavoro particolarmente calda in Germania. Oltre agli scioperi dei ferrovieri, che hanno bloccato il Paese, al momento incrociano le braccia maestri e maestre d’asilo, lavoratori delle poste, delle assicurazioni e della vendita al dettaglio. Secondo calcoli dell’istituto di ricerca economica Iw, già oggi in Germania si è scioperato per il doppio dei giorni di tutto il 2014.

Intanto, il sindacato dei macchinisti dei treni in Germania ha accettato di sottoporre a un arbitrato la contesa negoziale con Deutsche Bank, sospendendo gli scioperi che duravano da 10 mesi. In questi 10 mesi sono stati proclamati 9 scioperi, indetti per chiedere un aumento del 5% degli stipendi e una riduzione dei tempi di lavoro. Gli scioperi hanno causato forti i disagi a milioni di pendolari, hanno suscitato un grande allarme politico e sono costati fino a 100 milioni di euro al giorno all’azienda. In Germania sono 5,5 milioni i cittadini che quotidianamente viaggiano in treno e un quinto delle merci e’ trasportato su rotaie. La Gdl, il sindacato dei macchinisti, ha fatto sapere in un comunicato che a sbloccare la situazione e’ stata la decisione dell’azienda di accettare la sua richiesta di rappresentare e negoziare i salari anche dei lavoratori non macchinisti delle ferrovie. Esattamente quello che la legge in seguito impedirà di fare.

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