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Expo, le lacrime di coccodrillo di Cgil, Cisl e Uil

Seguendo la linea politico sindacale degli ultimi 20 anni (contratti di lavoro al ribasso e continue concessioni ai padroni), Cgil, Cisl e Uil sono arrivati, scavalcando il governo Renzi e il suo jobs act a firmare accordi sul lavoro gratuito con Expo e Comune di Milano.
Adesso li ritroviamo, con grande strombazzo dei giornali di regime, a farsi paladini dei lavoratori che quei contratti devono subire. 
Allo stesso modo i governi di destra e di sinistra che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, seguendo la linea politica di distruzione dei diritti di lavoratori e cittadini, sono tornato agli anni 30 del secolo scorso, quando se non avevi in tasca la tessera del fascio o eri sospettato di non essere d’accordo col regime, non potevi lavorare.
Succede ancora oggi, nel sito di Expo: lavoratori assunti che hanno già fatto i corsi di formazione vengono rispediti a casa sulla scorta di informazioni segrete che la questura passa alla società Expo, la quale a quel punto impedisce a questi lavoratori l’accesso al sito espositivo nonostante abbiano firmato un contratto di lavoro.
Stiamo parlando di persone incensurate!!!! Ma Expo è un sito sensibile e di interesse nazionale!!!!!!
Basta forse avere manifestato contro il governo Renzi per venire licenziati? Avere dichiarato pubblicamente la propria contrarietà alla riforma della scuola? Essere un pericoloso sovversivo che sciopera a fianco dei lavoratori contro i soliti accordi sindacali a perdere?
L’Unione Sindacale di Base, invita tutti i lavoratori che hanno subito discriminazioni, licenziamenti e sono stati assunti a titolo gratuito, a denunciare tramite le proprie strutture legali questi soprusi.
Diffidate di chi, prima firma per farvi lavorare gratis e poi vuole portarvi in tribunale.
L’Unione Sindacale di Base, denuncia questa deriva autoritaria, diffida Expo e aziende dal discriminare i lavoratori sulla scorta di veline segrete della questura.

Costruiamo assieme il sindacato dei lavoratori, lottiamo per l’abolizione del jobs act e del lavoro gratuito, riconquistiamo il diritto all’articolo 18

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