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Granarolo. Picchetti e cancelli bloccati allo stabilimento di Usmate

I lavoratori delle aziende appaltatrici che lavorano all’interno della Granarolo di Usmate (in Brianza) hanno bloccato da questa mattina alle 5 il sito produttivo. Si sono messi davanti ai cancelli dell’azienda ex-Lat-Bri da questa mattina all’alba senza far entrare e uscire nessun camion e o fornitore del sito produttivo caseario fra i cinque più grandi in Italia.

I lavoratori sotto la bandiera della USB sono dipendenti delle società Confemac srl e Npm, che forniscono al sito di Usmate gli appalti per la sanificazione, la pulizia e il facchinaggio. Sono tutti di nazionalità straniera provenienti per la maggior parte dal Bangladesh, dal Senegal e anche dalla Mauritania.

 

“Tutti i dipendenti delle attuali Confemac e Npm lavorano all’interno dello stabilimento da almeno 10 anni – ci spiega Sow Moussà, rappresentante Rsu USB – prima le società avevano altri nomi e negli anni noi abbiamo dovuto accettare cambi di titolari con sempre meno tutele e garanzie per il nostro lavoro. L’ultimo passaggio circa sei mesi fa quando abbiamo avuto una riduzione di stipendio di 54 euro. Siamo stanchi: vogliamo essere assunti dalla Granarolo perchè facciamo gli stessi lavori dei dipendenti ma con uno stipendio molto più basso.”

Gli operai, circa una 30entina fuori dai cancelli, ci spiegano che il lavoro che svolgono durante il turno notturno va oltre le proprie mansioni presenti a contratto: “Noi dovremmo lavorare solo sul prodotto finito e invece facciamo anche produzione fresca di paste filate – ci spiega Sow – chi fa poi pulizia industriale invece dovrebbe solo lavare le aree di produzione, ma pulisce anche i macchinari di produzione che devono essere pronti alle 6 del mattino per il primo turno.”

Hanno invece, per l’azienda, un motivo diverso le recriminazioni dei lavoratori della Usb: “La Granarolo ha acquisito il sito di Usmate nel 2011 salvandolo da una bancarotta quasi certa – ci spiega Giorgio Morselli, responsabile risorse umane Granarolo – noi abbiamo avuto in questi anni gli stessi rapporti con le società appaltatrici e con i loro dipendenti. Questo sciopero è stato fatto solo per permettere all’Usb di essere riconosciuta a livello aziendale e non per altri scopi. Con questo tipo di presidio si sta commettendo un reato e noi ci muoveremo di conseguenza, stiamo subendo un forte danno economico e abbiamo già dovuto rinviare il secondo turno produttivo. Se andrà avanti fino alle 22 i danni saranno sempre maggiori.” Ogni giorno a Usmate vengono lavorati circa 6mila quintali di latte per la produzione di mozzarelle, formaggi freschi e ricotte che vengono spediti nel 66% dei casi in Italia e per il restante il 33% in tutto il mondo.

Da: www.mbnews.it

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