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Telecom. L’accordo siglato da Cisl Uil Ugl e azienda è una pessima commedia

Quello firmato il 7 settembre presso il MISE, Ministero dello Sviluppo Economico, più che un accordo quadro tra FISTEL-CISL, UILCOM e UGL e Telecom Italia pare la sceneggiatura di una commedia di terz’ordine.

Vediamo i protagonisti:

·       Gli esuberi: tutti sanno che sono finti e che l’unico obiettivo di Telecom è quello di comprimere ulteriormente i salari, raffrontandoli non ai “best in class” (ai capi piace l’inglese), cioè ai lavoratori qualificati europei ben pagati, ma ai “cantinari” dei call center.

·       Il piano industriale: l’azienda naviga a vista e non ha la più pallida idea della strategia da adottare in un mercato sostanzialmente fermo, bastonata da un’Autorità Garante che infligge multe salate per i ripetuti inadempimenti procedurali, a causa anche di sistemi informatici pagati milioni di euro che hanno ingrassato società di consulenza per anni, e infine non sostenuta da un Governo che, a quanto pare, punta su altri cavalli nel rilancio delle TLC in Italia;

·       La societarizzazione del Caring: lo spauracchio agitato ormai da anni per far digerire ai lavoratori qualunque “sacrificio”: dalla prima solidarietà all’accordo del 27 marzo.

·       Le assunzioni di nuovo personale: come si faceva a credere a nuove assunzioni se fino ad aprile abbiamo subito la solidarietà perché c’erano gli esuberi (finti anche quelli)? Spariti tutti con la fine di aprile? Ma anche: come si potrebbe ancora fare a meno di queste nuove competenze?

Ma dalla commedia alla realtà il passo è breve e purtroppo saranno i lavoratori a pagare il prezzo di questa manfrina.

·       Un ennesimo ciclo di solidarietà con perdite pesanti di salario (il reintegro di salario sarà di molto inferiore rispetto ai cicli precedenti);

·       La totale assenza di un rinnovo di contratto delle TLC, del quale nessuno più parla ma che, lo ricordiamo, è strumento essenziale per definire diritti e doveri dei lavoratori. Di TUTTI i lavoratori.

·       Una legislazione nazionale sui controlli a distanza che non porterà un Euro di ricavi in più ma che consentirà alle aziende di spiare e licenziare i propri dipendenti. Dov’erano tutti i sindacati confederali quando un anno fa fu presentata in bozza la legge sul Jobs Act che conteneva queste modifiche? Intanto a dicembre 2014 FISTEL-UILCOM-SLC-UGL firmavano in anticipo la videosorveglianza e altre condizioni devastanti per il Caring.

Eppure una alternativa ci può sempre stare.

Come ha dimostrato il secco NO nel referendum sull’accordo nel Caring, sostenuto anche da USB Tlc, i lavoratori possono opporsi ai disegni di azienda e sindacati complici compresi quelli che non sanno se stare “di qua o di la”. Noi ancora rivendichiamo il totale rispetto del risultato referendario.

O come hanno fatto ad esempio i sindacati nel recente accordo all’ILVA di Taranto, compresa USB, nel quale sono state inserite clausole che hanno sterilizzato le modifiche introdotte sui controlli a distanza nel jobs act e hanno sottoscritto e riconfermato il riferimento all’art.4 della L.300.  Basta volerlo.

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