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Solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori del Colosseo. Convochiamo assemblee in tutti i posti lavoro

Nel Paese che taglia i fondi alla cultura, nel Paese delle buche per strada non riparate, nel Paese dove Pompei cade a pezzi, nel Paese dello stupro del cemento nei luoghi della bellezza, nel Paese delle meraviglie a cielo aperto abbandonate a se stesse, nel Paese dove chi sta ai posti di comando non risponde mai delle proprie negligenze o inadeguatezze si pensa bene di trovare un nemico pubblico numero uno nei lavoratori. Sono loro a tenere in ostaggio la cultura. Sono loro gli egoisti che pretendono una retribuzione a loro spettante ma mai percepita. Sono loro che creano il danno d’immagine.

Una vera e propria gogna mediatica si è in poche ore scagliata a reti unificate contro le lavoratrici e i lavoratori del Colosseo. Lavoratori legittimamente riuniti nelle forme previste per lo svolgimento di un’assemblea, ampiamente annunciata e regolarmente autorizzata, finalizzata a chiedere la retribuzione spettante per le indennità di turnazione e delle prestazioni per le centinaia di aperture straordinarie (dal primo maggio a quelle notturne) dopo 11 mesi di attesa, l’apertura di una trattativa sul rinnovo del contratto e la discussione su scelte politico- organizzative di impatto sul benessere organizzativo dei lavoratori e sulla loro sicurezza. Lavoratori che non hanno colpe per l’esposizione di cartelli sbagliati, per turisti non avvisati, per disservizi che rientrano nell’alveo di scelte organizzative apicali.
Quello che è successo ai lavoratori del Colosseo è l’ennesima sveglia che suona, è l’assaggio di quello che può accadere in Italia se un Governo decide di manomettere con la furia di decreti notturni diritti e tutele, scatenando mistificazioni volte a sobillare l’opinione pubblica e fare dello scandalo urlato il concime alla compressione dei diritti . Un Governo che ancora una volta non esita a mettere l’un contro l’altro manipolati cittadini- utenti contro lavoratori. Un Governo che dopo aver smantellato lo Statuto dei diritti dei lavoratori si appresta a inoculare l’idea che il lavoro è sempre e comunque un diritto mediabile al ribasso e che quei pochi fortunati che ce l’hanno farebbero bene a tacere e a non organizzarsi per difendersi.
La fucilazione mediatica contro i lavoratori del Colosseo è una fucilazione a tutti i lavoratori. Io sono una sindacalista e se tacessi oggi mi sentirei di tradire il mandato dei lavoratori che mi hanno eletto. Perché oggi questo accade ai lavoratori del Colosseo, ma domani potrebbe accadere a qualunque categoria che rivendichi legittimamente i propri diritti. Credo che questo attacco frontale non debba rimanere senza risposta. Che le assemblee siano dei lavoratori, non dei sindacati. Che si debba rispolverare una buona vecchia pratica ormai desueta in tempi di pompaggio dell’invidia sociale e di guerra tra poveri: la solidarietà. Che si debba rispondere con la cultura dei diritti nei luoghi di lavoro.
Per tutti questi motivi faccio appello a tutte le sindacalisti e i sindacalisti affinché venga immaginata una giornata nazionale di assemblee in ogni luogo di lavoro per la prossima settimana con all’ordine del giorno la lettura dei contratti collettivi che per ogni specifica realtà prevedono i diritti assembleari e lo Statuto dei diritti dei lavoratori. Faccio appello alle RSU elette, ai funzionari delegati, alle segreterie territoriali, a tutti i sindacalisti che hanno a cuore la democrazia e le legittime agibilità nei luoghi di lavoro per creare insieme una risposta corale e immediata che respinga al mittente ogni forma di mistificazione e restituisca la dignità alle ragioni dei lavoratori.

*Dafne Anastasi, lavoratrice ed Rsu

Per adesione scrivere a anastasidafne@gmail.com

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