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“Prestazioni appropriate”. La salute sotto la scure dell’austerity

Il decreto ministeriale sulle “prestazioni inappropriate” limita il diritto alla salute subordinandolo definitivamente alle politiche di bilancio del governo, incentiva la rinuncia alle cure e spinge i cittadini a ricorrere al privato che ringrazia, perché può rivedere al rialzo il prezzo delle prestazioni erogate.

In considerazione dell’elevato impatto sociale di quanto predisposto dal decreto, la Confederazione USB ha chiesto un incontro urgente al ministro Lorenzin.

Il fenomeno del consumismo sanitario è incentivato da processi di trasformazione delle farmacie in supermercati, non da prestazioni diagnostiche, definite medicina difensiva, che in realtà rappresentano l’unica forma di prevenzione ancora possibile.

 Appare singolare la scarsa reattività delle organizzazioni mediche, preoccupate di evitare le sanzioni previste per la categoria e non della ingerenza nella propria autonomia professionale e della fine del codice deontologico. Oppure bisogna pensare che la difesa delle attività professionali da parte dei medici venga fatta unicamente contro le prestazioni assistenziali avanzate svolte dagli infermieri?

Le Regioni, pur di ridurre la propria spesa sanitaria accettano ogni taglio senza battere ciglio.

 Secondo la Confederazione USB è indispensabile un’azione congiunta in difesa del sistema sanitario pubblico e in questo senso è stata inviata anche una lettera aperta alle organizzazioni sindacali e professionali mediche.

 

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