Menu

Cnr. Dopo l’occupazione, primi segnali positivi per i precari

Prosegue la battaglia per la stabilizzazione di tutti i contratti

Primo passo avanti nella vertenza dei precari del CNR, dopo il presidio attuato ieri a Roma dall’USB Ricerca davanti alla sede centrale dell’Ente: le 4 lavoratrici di Fisiologia Clinica di Pisa a rischio licenziamento saranno prorogate fino al 31 marzo 2016.

Dopo un duro confronto con gli agenti schierati dalla Questura, che hanno tentato di impedire ai manifestanti l’ingresso negli uffici di piazzale Aldo Moro, l’USB ha ottenuto un incontro con il responsabile del personale, Alessandro Preti, e dell’ufficio delle relazioni sindacali,  Pietro Piro, i quali hanno confermato la notizia della proroga per le quattro lavoratrici.

Ma oltre quella data nessuna garanzia, né per le lavoratrici di Pisa, né per i circa 1.400 precari presenti nelle sedi dell’ente in tutta Italia.

“Abbiamo rivendicato l’unica soluzione necessaria – spiega Cinzia Della Porta, dell’USB CNR – cioè un piano straordinario di stabilizzazione per tutti i precari del CNR”.

Sottolinea la rappresentante USB: “Il piccolo risultato della breve proroga per le lavoratrici dell’IFC dimostra come solo il conflitto può modificare un destino che, nelle intenzioni della dirigenza CNR, prevede l’espulsione dei precari. È necessario quindi continuare la lotta per imporre la trasformazione di ogni contratto a tempo in lavoro stabile, traguardo che può essere raggiunto solo attraverso un cambio radicale di strategie per un Ente che è, e deve rimanere, pubblico”.

“L’Unione Sindacale di Base è determinata a sostenere sino in fondo questa battaglia, se necessario sino allo sciopero generale.  Il 22 gennaio discuteremo al ministero del Lavoro la piattaforma dello sciopero”, conclude Della Porta.

*****

L’articolo dedicato alla protesta da Il Fatto Quotidiano

 

Cnr, “mancano soldi” per pagare i ricercatori. Ma ai dirigenti indennità per 1,2 milioni

 Solo nella sede centrale dell’ente si contano 300 posti a rischio, mille contando le sedi territoriali. Ieri la protesta delle prime quattro ricercatrici che non hanno ricevuto il rinnovo per “mancanza di risorse”. Ma dieci giorni prima l’ente aveva accordato fino a 10mila euro in più ai propri dirigenti come “indennità di responsabilità”, spendendo 1,2 milioni di euro.

Il Cnr le stava lasciando a casa. Paola, Rita, Sonia e Chiara, quattro precarie storiche della sede di Pisa, una delle quali incinta. Le prime di un migliaio di ricercatori che da qui a pochi mesi potrebbero perdere il posto. “Non ci sono fondi”, dicono a Roma, per garantire loro uno stipendio da 20mila euro l’anno. Ma pochi giorni prima del benservito il cda dell’ente ha stanziato 1,2 milioni di euro per le “indennità di responsabilità” ai dirigenti che un posto ce l’hanno e ben remunerato. E prima ancora molti altri soldi spesi in vario modo: dallo shopping immobiliare alle auto di servizio e fino al catering.

Contraddizioni riemerse ieri durante la protesta delle ricercatrici di Pisa che, insieme all’Unione sindacale di base, hanno manifestato davanti alla sede di Piazzale Aldo Moro nella speranza di un ravvedimento nei confronti delle ricercatrici dell’Istituto di Fisiologia clinica, il dipartimento finito nel mirino della Procura per un buco tra i 4 e i 10 milioni di euro frutto di una mala gestione che si è protratta per anni. Sonia e le altre ne sono le prime vittime, ma non le sole.

A fine giornata otterranno una proroga fino al 31 di marzo ma nessuna prospettiva oltre quella data, così come per molte centinaia di colleghi che presto potrebbero finire a spasso per la mancanza di fondi dichiarata dall’ente. “Il numero ancora non è stato precisato ma potrebbero essere più di un migliaio”, spiega Cinzia Della Porta dell’Usb che ha sostenuto la protesta e incontrato i responsabili del personale e delle relazioni sindacali. “Abbiamo ribadito che nel caso specifico si tratta di lavoratrici con almeno dieci anni, anche più, di lavoro esclusivo per l’ente, sempre con contratti a termine. Di fatto sono dipendenti. La risposta è stata che non ci sono risorse e questo vale purtroppo anche per gli altri contratti in scadenza al 31 marzo, che siano assegni di ricerca o tempi determinati”.

Quanti rischiano il posto? “Al Cnr si contano 8mila dipendenti, 1.400 tempi determinati e 2.550 atipici cioé assegni di ricerca co.co.co. Quindi i precari sono circa 4mila. Il Cnr ci ha detto che solo i contratti che fanno direttamente capo all’ente centrale in scadenza sono 300, per i quali non c’è copertura. Però ci sono anche gli istituti periferici dove ogni ente procede direttamente alle assunzioni. Il numero effettivo verrà fuori nel corso delle prossime settimane e sarà molto più consistente. Loro stessi fanno riferimento a migliaia di lavoratori che sono a rischio di perdere il poso”.

Che dire, se proprio i soldi non ci sono… Ma è davvero così? Il 31 dicembre le ricercatrici scoprono che non saranno rinnovate causa zero soldi. E che saranno le prima di una serie. Ma giusto 10 giorni prima, il consiglio di amministrazione del Cnr “senza soldi” fa un bel regalo di Natale a chi forse ne ha meno bisogno: il 21 dicembre sottoscrive con i sindacati (Cisl e Uil, la Cgil non firma) un assegno d’indennità da 1,2 milioni di euro per i dirigenti a copertura delle loro “responsabilità”: una cifra variabile da 4 a 10 mila euro ciascuno. Non solo. Lo stesso giorno la direzione generale decreta di affidare in concessione i servizi di bar, ristorazione, catering presso tutte le sedi dell’ente con una gara del valore di 60 milioni di euro in cinque anni. Nel lotto II c’è Pisa, la sede che ha in capo le quattro precarie, la voce mensa e bar peserà sul bilancio di quella sede per oltre un milione di euro l’anno. Insomma, i soldi non mancano.

Tanti altri esempi si potrebbero fare. Alcuni li ha fatti la Corte dei Conti a luglio, nella sua relazione sulla gestione dell’ente, rilevando tra gli altri costi in aumento per l’acquisto di autovetture (da 175 a 288mila euro) e per spese di pubblicità. Bacchettate arrivano anche per la politica immobiliare dell’ente che pur dichiarandosi “povero” continua ad acquistare sedi. La consistenza del patrimonio (65 immobili) supera i 730 milioni di euro ma la foga del mattone non si è ancora fermata, a differenza di quella necessaria a garantire un posto ai ricercatori.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *