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Ryanair ama profitti e onori, ma fugge dagli oneri

“Il piano di investimenti di 1 miliardo, con 44 nuove rotte e 2.250 posti di lavoro, annunciato da RyanAir dopo che la stessa compagnia aveva chiesto e ottenuto la sospensione dell'aumento delle tasse aeroportuali inserita all'ultimo tuffo nel DDL Enti Locali, con un costo a carico dell'Inps di 60 milioni, è stato salutato trionfalmente dalla propaganda governativa. Bisogna però guardare oltre i proclami per capire cosa c'è dietro, in particolare la serie di questioni che da anni sono contestate alla low cost irlandese”, dichiara Francesco Staccioli, dell’USB Lavoro Privato.

“L'omicidio delle aziende nazionali del trasporto aereo, unito alla totale mancanza di regole valide per tutti, ha spalancato intere praterie alle compagnie straniere in un settore il Paese – prosegue Staccioli – a partire da Etihad e Qatar Airways, che hanno comprato a prezzi di saldo i due vettori principali italiani. Il risultato di tutto ciò sono 12.000 operatori licenziati, con gli ultimi 600 in Meridiana non appena due mesi fa, oppure sottoposti al regime di ammortizzatori sociali; l'aumento esponenziale della precarietà negli aeroporti e sugli aerei, il taglio dei salari e dei diritti in tutto il settore”.

“In particolare l'espansione impressionante della RyAnair, diventata il primo vettore in Italia, è stata permessa non solo da un modello di business rivelatosi vincente – osserva il rappresentante USB – ma anche da un mix di fattori ai limiti della concorrenza sleale, quali un feroce turn over con pochi contratti stabili,  l'applicazione dei contratti irlandesi agli equipaggi che operano in Italia, con forte abbattimento degli oneri contributivi e fiscali ai danni delle compagnie italiane, e i generosi contributi in grandissima parte pubblici dei gestori degli aeroporti minori”.

Incalza Staccioli: “Se RyanAir, dopo aver ottenuto sospensioni fiscali precluse persino ai terremotati e la revisione del Piano degli Aeroporti del Ministro Lupi, oggi annuncia un nuovo piano di sviluppo benedetto dal Governo, questa compagnia si deve finalmente assumere gli oneri, e non solo gli onori, del mercato da cui ha attinto profitti a piene mani”.

“Secondo noi è dunque del tutto naturale chiedere a RyanAir di attingere dal bacino dei licenziati per le assunzioni che promette – sottolinea il sindacalista – di non chiedere più un centesimo agli aeroporti, smettendo di speculare sugli appalti al ribasso che producono a  loro volta licenziamenti o tagli ai salari, di applicare una volta per tutte i contratti italiani ed infine di pagare tasse e contributi nelle nostre casse. Solo così, oltre la stucchevole propaganda di un Governo in crisi di consensi, si potrà valutare correttamente se questa sia l'ennesima operazione di facciata di un Paese ormai ridotto a colonia oppure una svolta industriale degna di questo nome”.

“Compito del Governo è chiedere che tutto ciò accada in modo da garantire un reale beneficio del sistema e non solo delle pingui casse della RyanAir. Purtroppo questo esecutivo sembra molto più attento ai voleri delle aziende piuttosto che ai temi sociali, per questo l’USB rilancia la campagna di mobilitazione per l'occupazione e i diritti in un settore martoriato e colonizzato verso lo sciopero generale del prossimo autunno”, conclude Staccioli.

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