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Pomigliano. Assemblea operaia dopo la vittoria in tribunale

Stamattina a Pomigliano D’Arco, zona vesuviana della provincia di Napoli, si è svolta una interessantissima assemblea pubblica per spiegare e celebrare la vittoria in appello da parte dei 5 licenziati dalla Fiat.  Il giudice della corte d’appello di Napoli ha ribaltato la sentenza di primo grado e spiegato – con una sentenza pregevole sul piano giuridico – che, per quanto di cattivo gusto o sgradevole possa essere stata la protesta dei cinque operai (avevano inscenato il suicidio di Marchionne per protestare contro l’ennesimo suicidio di un operaio del reparto confino di Nola) era però assolutamente legittima in nome della libertà  d’espressione e di protesta.

E in effetti negli ultimi tempi, prima della sentenza, erano stati gli stessi operai ad insistere molto su questa linea di difesa. Ne avevano fatto una questione di libertà democratiche da rispettare. Libertà di parola, libertà di inscenare qualsiasi cosa si ritenga opportuno per esprimere la propria rabbia e il proprio sdegno.

In effetti appare più clamoroso che il tribunale di primo grado di Nola avesse dato ragione ai legali della Fiat (team composto da ben 8 persone) che in appello si sia posto rimedio. Ne andava realmente della libertà di noi tutti. Se la proprietà può decidere il perimetro dei contenuti che la protesta  nei suoi confronti debba avere, è la fine della democrazia tout court.

Pericolo scongiurato almeno per adesso. E come afferma Mimmo Mignano, instancabile motorino delle proteste e leader indiscusso dei 5 licenziati, adesso si tratterà di vincere la battaglia che li riporti nuovamente e fisicamente in fabbrica. Tra i loro colleghi.

Sì, perché pare che la Fca intenda ottemperare alla sentenza riportando solo formalmente i 5 presso il proprio posto di lavoro. In realtà intende corrispondere loro un salario senza alcuna prestazione lavorativa. Ovvero meglio pagarvi che lasciarvi infettare gli altri operai con il morbo della ragione e della mobilitazione. Situazione surreale.

Mimmo continua a parlare dinnanzi a un centinaio di persone, spiega le difficoltà materiali che questa ostinata lotta abbia comportato. Dal dormire in macchina perché incapace di pagare l’affitto al salire a centinaia di metri di altezza sulle  gru per reclamare visibilità e tenere accesa la luce su questa brutta vicenda di dispotismo aziendale.  Dietro di lui la gigantografia della prima pagina del Manifesto del giorno seguente la morte di Dario Fo. Maestro di satira e tenace oppositore dei poteri forti.
L’assemblea è organizzata congiuntamente da Sicobas, il sindacato dei 5 operai, e Usb. Un bel segnale di unità sindacale.
Apre gli interventi Antonio Barbati, animatore del collettivo Ohm 48 di Pomigliano, narrando l’intera via crucis a cui sono stati sottoposti i 5, prima e dopo il licenziamento, ma spiega anche l’immensa solidarietà ricevuta e sopratutto ha rimarcato l’esemplarità della loro lotta. Con determinazione e coraggio non hanno mai smesso di credere alla vittoria delle proprie ragioni e ce  l’hanno fatta.
Parla anche Don Sgamardella, parroco di Pomigliano che fin dal primo momento ha sostenuto i 5 nella loro battaglia, poi si susseguono altri interventi da parte di attivisti sindacali e politici. Michele Franco della Rete dei Comunisti ed Eddy Sorge del Comitato disoccupati 7 novembre di bagnoli battono il tasto sullo sciopero prossimo venturo del 21 ottobre in cui si cercherà di sabotare quanto è più possibile la movimentazione delle merci e degli umani al fine di danneggiare i profitti padronali. In quella giornata è previsto il blocco dell’interporto di Nola, uno dei più importanti hub di smisto delle merci e poi si continuerà attuando serie azioni disturbanti in varie punti della città da parte di diversi gruppi e attori sociali con proprie specificità.

E’ tempo di lotta di classe anche da parte del  mondo di sotto. Che quello che di sopra non ha mai smesso di farla. Il giorno dopo lo sciopero appuntamento a Roma da parte dei sindacati conflittuali per marciare sotto le stanze del potere. Previsti diversi pullman dal capoluogo. Appuntamento da non sottovalutare. L’unica manifestazione indetta a tutt’oggi contro il governo Renzi. Cgil, Cisl e Uil balbettano cose incomprensibili contro il governo ma nei fatti fanno zero assoluto.
Interviene Giorgio Cremaschi, di casa da queste parti, soffermandosi molto sul referendum del 4 dicembre. Se si perde sarà un autentico disastro politico e sociale. Gente come Renzi potrà governare dispoticamente un paese senza che l’opposizione parlamentare possa fare molto per limitarlo. L’ennesima spallata alle conquiste novecentesche.  Insiste molto sul fatto che non è secondario riscrivere le regole per il padronato. Con questa costituzione, per quanto inapplicata in numerosi punti e già ampiamente manomessa, i padroni certe cose non le possono fare così come senza articolo 18 non potevano licenziare senza giustificato motivo. Ricorda che i 5 operai sono stati reintegrati da un giudice presso il proprio posto di lavoro perché il licenziamento è precedente l’entrata in vigore del Jobs Act. Adesso gli sarebbe riconosciuto soltanto un  misero indennizzo economico. Ecco perché è importante difendere oggi la costituzione. Così come ieri era importante difendere l’articolo 18. Questa battaglia non la possiamo perdere.
All’una si finisce che la disponibilità della sala comunale termina. Nei prossimi giorni però pancia a terra e lavorare sodo per la riuscita dello sciopero generale metropolitano  e per la manifestazione nazionale di sabato prossimo.

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