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Usb. Ricerca: “Via il governo che ha affossato il settore”

 

Il 21 e il 22 in piazza per aumenti veri, stabilizzazione precari, rilancio delle carriere, ripristino del comparto di contrattazione, incremento Fondi

“Il 21 e il 22 ottobre la ricerca pubblica sarà in sciopero e in piazza contro il Governo, chiedendo interventi veri a favore del sistema degli EPR, sia nella legge di stabilità, sia nella riforma degli enti prevista dall’articolo 13 della riforma Madia che si chiuderà proprio in quei giorni”, dichiara Claudio Argentini, dell’Esecutivo Nazionale di USB P.I. Ricerca.

“Dal combinato disposto della legge di stabilità e dell’art.13 uscirà la ricerca dei prossimi anni.  Momento cruciale, quindi, per la Ricerca Pubblica – sottolinea  Argentini – nel quale non vogliamo accontentarci di aver bloccato alcune scelte scellerate di questo Governo nella legge di riforma degli EPR. Lasciamo ad altri la politica di contenimento del danno e rilanciamo sia sul piano dei diritti dei lavoratori che su quello della funzione della Ricerca Pubblica. È tempo contrattaccare, riprendendoci quello che questo Governo e questa Unione Europea hanno sottratto ai lavoratori della Ricerca e al Paese. Ora è tempo di essere in piazza.”

“Con il ridicolo stanziamento di 900 milioni – rammenta il dirigente USB –  il Governo condanna i ricercatori italiani a rimanere tra gli stipendi più bassi in Europa. Inoltre anni di spending review e di blocco assunzioni hanno determinato uno stato di crisi pressoché in tutti gli Enti e un acutizzarsi del fenomeno del precariato che va assolutamente risolto in maniera definitiva con una nuova stabilizzazione. Infine il tema del comparto di contrattazione, che per quanto ci riguarda deve essere ripristinato in quanto elemento fondamentale per sviluppare il settore degli Enti Pubblici di Ricerca”.

Aggiunge il sindacalista: “Rigettiamo l’idea che hanno Renzi e l’UE di un Paese in cui rimanga solo qualche residuo di settore pubblico, per lo più a disposizione dell’impresa, sostanzialmente ridisegnato su un modello antidemocratico di accentramento dei poteri come quello proposto con la riforma costituzionale. La Ricerca in quel modello sarebbe al soldo dell’impresa e non al servizio della committenza sociale”.

“Quindi venerdì e sabato prossimi saremo in piazza come lavoratori della ricerca, per difendere la ricerca pubblica nel suo complesso, sia dal punto di vista dei lavoratori che da quello dei cittadini, che meritano di avere un sistema di Enti Pubblici di Ricerca libero e indipendente, a garanzia di tutti”, conclude Argentini.

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