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“Contro il lavoro festivo!”. Ikea e le altre

L'8 dicembre è una di quelle festività in cui le lavoratrici e i lavoratori della grande distribuzione sono ormai costretti a lavorare. Nei grandi centri di quella che in gergo viene chiamata Gdo, spicca l'arroganza di Ikea, la multinazionale svedese che ha visto la crescita stellare di profitti e fatturato ma sottopone i suoi dipendenti a pressioni e ritmi forsennati. Ieri i lavoratori di Ikea e di altre catene della distribuizione hanno scelto di manifestare nel centro di Roma, quel cuore dello shopping intorno al quale girano ormai indicatori economici e senso comune. Ne abbiamo parlato con Francesco Jacovone, coordinatore dell'Usb nel settore del commercio da anni impegnato nella battaglia contro il lavoro nei giorni festivi e a difesa dei diritti negati di chi lavora nella grande distribuzione.

Le foto sono di Patrizia Cortellessa. Da Radio Città Aperta.

 

E' con noi Francesco Iacovone, di Usb lavoro privato. Ciao Francesco, buongiorno.

Buongiorno, buongiorno a tutti.

 

Partiamo dagli ultimi fatti cioè quelli di ieri, con i lavoratori Ikea che ieri hanno manifestato nel centro cittadino ieri, tra l'altro giornata festiva, tradizionalmente di shopping natalizio, proprio nel centro per richiamare l'attenzione sulla loro situazione. Come è andata la giornata di ieri?

La giornata di ieri è stata soddisfacente sia in termini di partecipazione, sia in termini di impatto sulla multinazionale che, vista l'attenzione mediatica che si è scatenata su questa vicenda, è stata costretta, in tutta Italia, a fare entrare i nostri militanti e lavoratori all'interno dei punti vendita. La scelta di protestare nel centro di Roma nasce dall'arroganza di Ikea, che ha esercitato il diritto di proprietà per non farci protestare a ridosso della sede di via Anagnina e quindi ci voleva confinare in uno spazio distante, che non apparteneva alla sua proprietà…

 

La prima scelta era dunque quella di manifestare nei pressi di un negozio Ikea, in particolare quello di Anagnina…

Sì, in quello dove una nostra iscritta era stata, appunto, contestata per aver esercitato il diritto di sciopero, uno sciopero generale partecipato da un milione e 300mila lavoratori e lei si è vista arrivare una lettera per assenza ingiustificata.

 

Dicevamo: Ikea impedisce di manifestare davanti ad un suo locale e quindi la scelta ricade poi sul centro, con buoni risultati e, soprattutto, buona visibilità. Che in questi casi è una delle cose più importanti. Perché però i lavoratori Ikea sono in lotta ormai da tempo, non è una novità…

I lavoratori Ikea, come gli altri lavoratori del commercio, del resto… La scelta del centro di Roma nasce anche dal fatto che non c'è solo Ikea… Oggi mi è capitato un episodio da Zara che al solo raccontarlo è impressionante… Questi lavoratori hanno subito delle trasformazioni contrattuali, normative e hanno, soprattutto, perso forza contrattuale proprio attraverso queste trasformazioni, che li hanno portati ormai a vivere una vita infernale ed essere poveri nonostante vadano a lavorare. Di questo stiamo parlando, perché la maggior parte di questi lavoratori sono part-time; quindi capiamo facilmente che uno stipendio da part-time ti costringe a vivere sotto la soglia della povertà, perché si parla di 7-800 euro al mese quando va bene. Sono lavoratori che – attraverso le firme complici dei sindacati confederali di categoria – si sono visti sottrarre diritti fondamentali, quali quello di malattia, che dal terzo evento in poi non viene retribuita… Immaginiamoci i lavoratori di Ikea che all'età di 30 anni hanno come minimo tutte le vertebre incollate dal lavoro pesante che fanno, sono costretti ad andare a lavorare con l'influenza, col mal di schiena, perché se non lavorano non pagano le bollette, non pagano la spesa per la famiglia… E in più questi lavoratori lamentano un'applicazione del contratto che io chiamerei “naif”. Vale a dire: Ikea è uscita da Confcommercio per confluire in Federdistribuzione, che ancora non ha un contratto. Allora Ikea applica il contratto Confcommercio, però fermo al rinnovo del 2011, senza applicare gli aumenti contrattuali che spetterebbero dal rinnovo del 2015. E' come dire che la Fiat esce dall'Fca, continua ad applicare però il contratto metalmeccanico fermo al 1987 per un milione e 200mila lire al mese. Faccio forse un po' di confusione, perché capite che è proprio contorto come concetto, no?

 

Certo, ma al di là che è contorto io mi chiedo: è legale un comportamento di questo tipo?

Noi a Firenze abbiamo aperto un contenzioso legale su questa vicenda, perché riteniamo che non lo sia. Ma oltre ad essere illegale è del tutto arbitrario, cioè ormai queste aziende stanno spostando i rapporti di forza su un piano che non più nemmeno legale…. Posso pensare alle varie forme contrattuali atipiche che ci sono in questi luoghi di lavoro, posso pensare alle false cooperative che ci girano intorno… Che molto spesso sono della logistica, che girano intorno alla grande distribuzione organizzata e ai negozi del centro cittadino… Parliamo di un settore che ormai è stato deregolamentato in tutto, dove gli orari sono stati liberalizzati dal "buon" Monti, attraverso quella legge – il decreto “Salva Italia” – che, ci ha raccontato, avrebbe creato occupazione, avrebbe risolto i problemi del consumo… Ci troviamo, dopo qualche anno, con i lavoratori stremati, che hanno visto aumentare i carichi di lavoro vedendosi ridurre lo stipendio, di fatto; e in realtà i consumi non ripartono, perché è ovvio che i consumi sono strettamente dipendenti dal reddito dei cittadini. Se i cittadini hanno poco reddito è difficile che i consumi ripartano, no?

 

15350608_1550721095015449_7323437602493823204_nUn'ultima cosa… Ieri, 8 dicembre, teoricamente era una giornata festiva, ma sappiamo che questa è una questione di vecchia data, eppure tutti i lavoratori erano sul posto di lavoro perché bisogna vendere soprattutto nelle giornate festive…

In realtà anche questo, se vogliamo, è un inganno. Nel senso che le multinazionali continuano ad incassare gli stessi soldi di prima. Hanno spostato i giorni in cui li incassano. Tra parentesi il lavoro festivo, il lavoro domenicale significano aver introdotto una disparità sociale pesante: i lavoratori del commercio non hanno giorni rossi sul calendario. Non possono fare l'albero, non possono festeggiare… Addirittura, Carrefour in Veneto ha fatto la forzatura e rimarrà aperto il giorno di capodanno. Siamo arrivati alla follia commerciale perché, ripeto, questo non produce nulla, se non l'impossibilità di gestire una vita familiare e sociale serena per questi lavoratori.. Io spero che qualche ascoltatore si soffermi a guardarli mentre fa gli acquisti natalizi. Sono trasfigurati. E io non credo che questo sia un buon modo di lavorare e, soprattutto, non ci rende nulla indietro, né in termini di economia, né in termini di diritto, di salario. Quindi la bugia del Monti del “Salva Italia” eccola qua, è smascherata.

 

Ci stiamo facendo i conti adesso. Bene, grazie Francesco di essere stato con noi.

Frazie a voi, buon lavoro.

 

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