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Trattativa Unicoop Tirreno in stallo: quale gioco stanno facendo?

Giampaoletti prima di correre alla corte della Raggi lancia l'ultimatum: accordo o licenziamenti unilaterali

Siamo arrivati al sesto incontro della trattativa per la crisi di Unicoop Tirreno e ormai possiamo parlare di situazione di stallo, dato che anche oggi non c'è stato alcun avanzamento concreto sui temi fondamentali e siamo ancora fermi a tante parole e pochi fatti (oggi solo un altro lieve abbassamento di 20 unità del numero degli esuberi, qualche dato numerico di dettaglio e nient'altro).

Ci pare evidente che qualcuno dei soggetti al tavolo (non sappiamo chi) stia volutamente "allungando il brodo". Noi vogliamo dire chiaramente che, anche se al lavoratore può sembrare non necessaria in questo momento una accelerazione, deve esserci la consapevolezza che esiste il rischio, se i tempi si allungano ancora, di trovarci ad affrontare questa trattativa in una condizione di maggiore debolezza rispetto alla forza che abbiamo adesso.

Giampaoletti infatti questa mattina ha fornito per la prima volta dei tempi certi (31 marzo) oltre i quali non si potrà andare, pena l'apertura unilaterale delle procedure di licenziamento da parte di Unicoop Tirreno. Noi dal canto nostro, di fronte a questa sorta di ultimatum, abbiamo risposto con una netta presa di posizione: al prossimo incontro esigiamo un testo scritto che ci consenta di poter decidere insieme ai lavoratori se andare avanti nella trattativa oppure intraprendere azioni di lotta.

Ma vogliamo dire anche altro. 
Negli ultimi 10 anni la nostra analisi sindacale su Unicoop Tirreno si è rivelata, alla luce poi dei fatti, quella più giusta.

Le perdite in bilancio che si verificavano ogni anno non potevano essere addebitate (come invece faceva la nostra dirigenza) alle fasce medio-basse dei lavoratori, ossia a coloro che concretamente mandano avanti l'azienda. Penalizzando i lavoratori in nome della produttività, dicevamo noi, le vendite si abbassano e quindi la crisi si aggrava. E dicevamo anche che le voragini stavano altrove (troppi dirigenti e con scarse capacità manageriali, sprechi, investimenti imprudenti et cetera), come infatti questa trattativa sta confermando.

Solo che presentarci a questo tavolo dicendo "avevamo ragione noi" lasciava il tempo che trovava, mentre era (ed è) necessario affrontare con serietà un problema che riguarda tutti i lavoratori.

Se qualcuno sta giocando al futuro "traghettamento" di Unicoop Tirreno dentro altre grandi cooperative, sappia che sta facendo questo pericoloso gioco sulla pelle dei lavoratori, perché questo eventuale traghettamento non sarebbe indolore e porterebbe sul tavolo ben altri, drammatici, numeri.

Usb sta a questo tavolo solo nell'interesse di chi lavora e dice no a giochetti e strategie incomprensibili per i lavoratori, che invece meritano chiarezza e trasparenza sugli intenti di questa trattativa. L'obiettivo dichiarato e ufficiale è salvare l'identità di Unicoop Tirreno e renderla autonoma dalle altre cooperative? Bene, allora non comprendiamo questo avanzare a passo di lumaca. E allo stesso tempo non accetteremo accelerate improvvise su contenuti non precedentemente concordati.

 

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