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Telecomunicazioni. La piattaforma la fanno i lavoratori, non Cgil Cisl Uil

E’ stato un grande corteo, quello di oggi 25 febbraio, ha visto migliaia di lavoratori TIM rispondere all’appello del CLAT (Collettivo Lavoratori Autoconvocati Telecomunicazioni) e sostenuto da USB, COBAS, CUB, CISAL e SNATER.

Una manifestazione autoconvocata, costruita dal basso, che orgogliosamente ha risposto con la sua piattaforma rivendicativa che tra le tante cose respinge l’inserimento del JOB ACT nel contratto integrativo e nel contratto nazionale.

Dal 01 febbraio del 2016 TIM sostenuta dall’associazione industriale ASSTEL, ha disdetto il contratto integrativo e messo sul tavolo la sua proposta di rinnovo, che taglia ferie, salario, aumenta la flessibilità a danno degli istituti dello straordinario, della reperibilità e dei mancati rientri.

A questo si aggiungono il demansionamento ben oltre quanto previsto dal JOB ACT, ben due livelli più bassi, e l’aumento discrezionale del controllo a distanza, attraverso strumenti tecnologici.

La disdetta del contratto integrativo di 2° livello non a caso è arrivato, mentre è in discussione il rinnovo del CCNL delle TLC, per peggiorare la situazione. CGIL, CISL, UIL e UGL assenti negli scorsi mesi hanno provato a cavalcare la protesta dei lavoratori TIM, sopratutto i tecnici, che di fronte alla proposta TIM immediatamente sono scesi in piazza nelle diverse città con manifestazioni e rumorosi sit-in, per rivendicare, più salario e meno flessibilità.

La vicenda delle tute rosse, dice che i lavoratori TIM chiedono di contare, al contrario i tavoli delle trattative, sono normalizzati dal regolamento sottoscritto da SLC-CGIL, FISTEL, UILCOM e UGL con TIM.

Una ingessatura che non è stata sufficiente per silenziare la rabbia dei lavoratori, come e accaduto lo scorso 5 dicembre, con i cordoni di polizia, per tenere lontane le proteste dalle sedi delle trattative.

I lavoratori, hanno ben presente la portata del processo di ristrutturazione che le compagnie telefoniche e dei call center stanno attuando, attraverso i licenziamenti, l’attacco al CCNL e con l’imposizione di un’organizzazione del lavoro che prelude ad un’intensificazione dello sfruttamento e della precarietà.

La manifestazione di oggi, è un segnale importante, che parla ai lavoratori del settore delle TLC e dei Call Center, in primo luogo, ma più in generale è un’importante segnale in controtendenza, che rivendica ai lavoratori il diritto a contrattare fuori dalle connivenze di CGIL, CISL, UIL e UGL.

TLC USB1TLC autoconvocati

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