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Avellino. Capaldo in lotta, col ricordo di Nicola

Un anno fa moriva Nicola D’Amelio, il combattivo rappresentante sindacale della Capaldo di Avellino. Il suo ricordo tra i colleghi e gli amici è ancora del tutto vivo. Nicola venne a mancare durante un’assemblea nazionale dei lavoratori della logistica dell’Usb a Bologna. Si sentì male durante l’intervento in cui spiegava agli altri delegati le condizioni vergognose in cui erano costretti da una proprietà aziendale criminale e prepotente. Non bastò il repentino intervento dell’ambulanza accorsa. La corsa all’Ospedale Maggiore . Tutto fu inutile.

Un anno dopo, nella sua Avellino , si celebra la sua mancanza. Con una messa (per i credenti) ma soprattutto con un’assemblea di lotta.

Si perché nel frattempo i suoi compagni, pur privati del proprio rappresentante sindacale di punta , hanno continuato a lottare. Con alterni risultati ovviamente. In ogni modo allarmando oltremisura i Signori della Repressione. Si perché per una ventina di loro (22) sono scattate le denunce presso la Procura di Avellino per violenza privata compiuta da più persone. Ovvero per avere fatto un picchetto fuori dal proprio posto di lavoro. Gli inquirenti, guidati dalla procuratice Cecilia Annecchini e imbeccati da una proprietà molto potente sul territorio avellinese, contestano agli operai e ai sindacalisti dell’usb di non avere permesso a 13 tir di uscire dalla ditta per consegnare le merci. Ovvero una legittima protesta sindacale viene fatta passare per azione criminale e violenta. Certo nulla di nuovo. E’ già successo e ancora succederà.

Ma si rimane ugualmente basiti nel (ri)scoprire la violenza e l’ottusità delle istituzioni.

Ci sarebbe, per gli inquirenti che volessero davvero fare il proprio lavoro, invece da indagare su quel mondo opaco gravitante intorno ai Magazzini Capaldo. Tra cooperative farlocche e impregnate di malaffare, criminalità organizzata, caporalato moderno e sfruttamento intensivo di manodopera.

Gli operai accorsi ieri all’assemblea si lamentavano del nuovo gruppo d’impresa che ha rilevato le vecchie cooperative che gestivano le commesse della Capaldo. Dicono che è ancora peggio. Lo straordinario di fatto è divenuto obbligatorio e il clima in azienda si fa ogni giorno più pesante. Il nuovo accordo aziendale fa persino carta straccia del Contratto di Categoria Trasporto Merci e Logistica e toglie dalle buste paga qualcosa come 300 euro. Un’enormità di questi tempi, soprattutto per chi già vive di basso salario.

L’accordo porta la firma in calce di Cisal e Ugl che non si sono fatti problema alcuno a sottoscrivere un abominio che prevede anche il recupero della pausa (di 15 minuti) non retribuita e una “ banca delle ore” che si prefigura come ulteriore strumento di controllo padronale e che costringe gli operai a svolgere anche 200 ore annuali in più.

La lotta è l’unica strada percorribile. A fianco dei lavoratori , a parte ovviamente l’unione sindacale di base, vi sarà il nuovo assembramento politico sociale denominato Eurostop. Quest’utimo sa che solo dalle lotte reali può prendere nuove energie vive per cambiare lo stato delle cose. Solo combattendo sui territori e nei posti di lavoro si può arginare il dispotico governo europeo che incessantemente lavora alla riduzione dei diritti e all’allargamento delle diseguaglianze.

Percorso non facile. Lo sanno gli operai della Capaldo, lo sanno i sindacalisti dell’usb e lo sanno anche gli attivisti politici di Eurostop.

Servono però nuove alchimie di resistenza e l’assemblea di Avellino, in ricordo di Nicola, può essere un piccolo ma necessario passo verso il riscatto.

Nicola, dovunque sia rintanato in questo momento, non può che approvare.

 

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