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La “lista nera” dell’Atac sugli esuberi. Azienda smentisce ma i tranvieri non si fidano

Se ne era parlato già la scorsa settimana nell’assemblea dei lavoratori delle aziende partecipate organizzata a Roma dall’Usb, poi la notizia è uscita anche sul quotidiano romano Il Messaggero. Si tratta della lista nera dei lavoratori “inidonei” che l’azienda avrebbe chiesto di approntare per poter essere consegnata alla Regione Lazio e cominciare a prevedere gli ammortizzatori sociali per gestire gli esuberi. Evidente la preoccupazione dei lavoratori, ma non la rassegnazione vista la riuscita anche dell’ultimo sciopero dei trasporti nella Capitale.

Ma oggi la stessa Atac precisa sul suo sito che “la notizia pubblicata da Il Messaggero secondo cui “il dg di Atac nei giorni scorsi avrebbe presentato il piano di rilancio alla sindaca. Una cura lacrime e sangue che contempla anche importanti tagli al personale. Su 11 mila dipendenti circa 2 mila potrebbero finire in cassa integrazione a rotazione”, è destituita di ogni fondamento. Spiace rilevare ancora una volta come invenzioni giornalistiche vengano presentate come notizie, specialmente su un tema tanto rilevante come il risanamento finanziario di Atac, che tanto impatta sulla vita di dipendenti e cittadini, e in modo tanto approssimativo”.

Ma la coincidenza tra la notizia sulla lista nera e il colpo di mano sul Regio Decreto 148 non consente a nessuno di abbassare la guardia. Il governo infatti ha cancellato le norme che regolavano il rapporto di lavoro degli autoferrotranvieri che, seppur datate, prevedevano alcuni vincoli che ostacolavano i processi di liberalizzazione e privatizzazione del settore e ponevano un argine al progetto di precarizzazione del rapporto di lavoro.

Da oggi, fermo restando una fase transitoria di un anno dalla sua approvazione ovvero che nel prossimo CCNL si definiscano le nuove regole per quanto riguarda alcuni degli aspetti contenuti nell’abrogato R.D., i lavoratori autoferrotranvieri saranno lavoratori con meno tutele , meno diritti e quindi, più ricattabili proprio nel momento in cui si sta ulteriormente accelerando il processo di liberalizzazione e l’adozione dei costi standard che incideranno pesantemente sui livelli occupazionali e sulle condizioni di lavoro.

 

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