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USB: accordo Cigs in Alitalia, un ponte per cambiare la fase

L’ USB Lavoro Privato ha sottoscritto il 30 ottobre il verbale di accordo di proroga della Cigs per 6 mesi che interesserà fino a un massimo di 1600 unità fino al 30 aprile p.v., specificando che per la nostra organizzazione sindacale tale accordo è compatibile solo nel caso che si proceda a fermare il processo di vendita in atto, come dichiarato in sede negoziale e di fronte agli esponenti governativi.

Nella giornata di venerdì, l‘organizzazione sindacale ha poi incontrato i massimi vertici aziendali che riconfermano l’andamento positivo per i ricavi del semestre estivo, compreso un ottobre ben sopra le aspettative, con in cassa 850 milioni di euro.

Tra i molti dati esposti, importanti sono i risparmi per 140 milioni di euro, compresi i tagli ai numeri della dirigenza, e gli annunciati processi di recupero di settori aziendali finora emarginati, di cui non disponiamo dei particolari, e la riapertura dopo molti anni della rotta verso Johannesburg.

Il processo di vendita a valle delle offerte presentate è in stallo, mentre gli stessi commissari hanno ammesso che dovrebbero prendere in considerazione un’eventuale proposta adeguata e più sostanziosa che tuttora non risulta pervenuta.

Si deve prendere finalmente atto delle perplessità diffuse e degli enormi danni che questa vendita produce per aprire una fase diversa, che affronti il futuro di Alitalia partendo dal risanamento di una Compagnia che ne possiede già oggi evidentemente le condizioni.

Se così dovesse auspicabilmente essere, questa nostra scelta, per quanto difficile, sarebbe del tutto coerente con l’ambizioso obiettivo voluto dai lavoratori di rifiutare il sacrificio inutile sul costo del lavoro bocciato ad aprile e di bloccare la vendita per rilanciare Alitalia.

L’USB rinnova e rilancia la necessità di affrontare definitivamente i nodi che da quindici anni hanno determinato l’agonia della compagnia: il riposizionamento della flotta sul Lungo Raggio, la questione dei costi incontrollati, la rinegoziazione dei leasing, la reinternalizzazione dei processi di manutenzione e Information Technology appaltati finora a costi a dir poco vergognosi etc., eredità di una dirigenza passata che, dopo aver affondato Alitalia, non è stata ancora chiamata in causa per i disastrosi esiti economici.

USB è convinta che questo rilancio possa essere garantito solo dall’intervento pubblico, attraverso la nazionalizzazione della Compagnia, e con una riforma ormai indispensabile del settore.

USB continuerà a salvaguardare l’occupazione di tutti i dipendenti e i loro salari, ma spingerà affinché si riprenda quelle quote di mercato a cui si è rinunciato per mala gestione e per la totale assenza di una politica governativa a tutela del settore.

Temi complessivi purtroppo tuttora attuali, sui quali USB conferma l’adesione di Alitalia e di tutto il Trasporto Aereo allo sciopero generale del prossimo 10 novembre.

Per questi motivi, adesso tocca alla politica e ai commissari straordinari assumere le decisioni necessarie per affrontare una nuova fase. Se così non fosse, per noi cadrebbe l’efficacia di questo accordo.

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