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Leroy Merlin, la mobilitazione Usb dà frutti: Piacenza ammette “irregolarità”

Chiesto un incontro urgente al Mise.

Lo straordinario successo della mobilitazione italiana e internazionale di sabato 24 marzo organizzata dall’Unione Sindacale di Base contro il caporalato imperante nel magazzino Leroy Merlin di Castel San Giovanni (Piacenza), si accompagna a un fatto nuovo: una lettera del consorzio Premium Net, in rappresentanza delle cooperative che operano per conto della multinazionale francese, nella quale in buona sostanza vengono ammesse le irregolarità contro le quali Usb combatte da tempo.

Un’ammissione di colpa su pratiche illegali che Premium Net derubrica a “anomalie”, addebitabili peraltro a una gestione inadeguata da parte di consulenti “esterni”. Se non fosse tutto scritto nero su bianco, in un documento indirizzato a Usb via posta certificata, si potrebbe pensare a una barzelletta.

Dal momento che si sta parlando invece della vita e del lavoro di centinaia di persone, l’Unione Sindacale di Base ritiene giunto il momento della massima chiarezza e ha perciò indirizzato una lettera al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere la convocazione di un tavolo urgente tra il nostro sindacato, CEVA – appaltatore per conto di Leroy Merlin – e Premium Net, che di Ceva è subappaltatore e a sua volta subappalta alle cooperative.

In attesa dell’organizzazione dell’incontro, vale la pena riepilogare quel che il consorzio Premium Net con la sua lettera vorrebbe far credere:

– i consulenti, di propria iniziativa, avrebbero cambiato il codice fiscale della coop e aperto una posizione della “nuova” coop alla Camera di Commercio come verificabile dalla visura camerale;

– avrebbero licenziato tutti lavoratori della Logicop in data 31 dicembre 2017;

– non avrebbero pagato i contributi di dicembre;

– avrebbero poi riassunto il 16 gennaio 2018 tutti i lavoratori, compresi quelli con contratto a tempo determinato, per poi annullare il tutto tra il 2 e il 3 marzo 2018;

– non avrebbero effettuato nessuna chiusura dei rapporti di lavoro e quindi non avrebbero erogato ai lavoratori il TFR maturato;

– avrebbero superato di gran lunga la percentuale definita dal contratto di categoria (pari al 35% del totale) dei lavoratori a tempo determinato rispetto quelli a tempo indeterminato (213 T. Determinato e 207 circa T. Indeterminato).

È il medesimo sistema adottato nell’aprile 2017 dall’altra coop subappaltatrice, la Logicoop (solo una “o” in più nella denominazione sociale) che a tutt’oggi non ha corrisposto il TFR ai lavoratori e nemmeno fatto sottoscrivere un formale contratto di lavoro.

Questa prima ammissione di Premium Net conferma le denunce Usb. Perché allora i lavoratori che si sono ribellati debbono sopportare decine di contestazioni disciplinari e pesanti intimidazioni e violenze dentro il magazzino?

Premium Net se vuol essere credibile nel rivendicare la propria estraneità ai fatti contestati non ha che una strada: intrattenere normali e corrette relazioni sindacali, sedersi ad un tavolo con USB, scusarsi coi lavoratori togliendo loro tutte le sanzioni disciplinari, pagare quanto dovuto e fare normali e corretti contratti di lavoro.
#SCHIAVIMAI

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