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Carmine, ucciso a 56 anni dalla privatizzazione selvaggia di RFI. Ecco come

Piangiamo un altro morto di lavoro, Carmine Cerullo, operaio di 56 anni di Napoli residente a Torino, folgorato ieri notte nel nodo ferroviario di Bologna durante un intervento appaltato da RFI alla Sifel di Spigno Monferrato, azienda del gruppo CLF spa di Bologna, che a sua volta fa capo alla multinazionale olandese Strukton Rail AB. Questo tourbillon aziendal-geografico racchiude tutta la sanguinaria indifferenza della finanza senza frontiere nei confronti della classe operaia, carne da macello da sacrificare sugli altari del capitale.

Bisogna generare profitti e crescita e se qualcuno ci rimette le penne, pazienza.


RFI, Rete Ferroviaria Italiana, ha assolto il compitino quotidiano: cordoglio e vicinanza alla famiglia, inchiesta interna. La prossima puntata parlerà invariabilmente di fatalità.


Non ci racconteranno che Carmine è morto questa notte all’1,40 al bivio Navile mentre operava sulla linea aerea, proprio quando la “scorta” del personale RFI addetta alla disalimentazione degli impianti era stata dirottata da un capostazione (DCO, dirigente centrale operativo) per verificare la presenza di estranei sui binari in un altro punto della linea, operazione tassativamente vietata alle “scorte”.


Però tutte le aziende citate menano gran vanto della grande preoccupazione che tutti hanno per la sicurezza dei lavoratori, esibendo certificati e controcertificati. La stessa Sifel scrive sul proprio sito che “la maggior parte del personale che opera all’interno della S.I.F.EL. S.p.A. ha seguito i corsi indetti dalla “Rete Ferroviaria Italiana”(R.F.I.) necessari al conseguimento dell’abilitazione all’esecuzione dei lavori in ambito ferroviario”. Già a leggere una frase del genere, qualcuno si dovrebbe porre interrogativi.

Noi, come Unione Sindacale di Base, non più tardi di tre giorni fa eravamo tornati a denunciare con questo documento lo scandalo dei lavori in appalto e della privatizzazione strisciante che impera nel settore delle infrastrutture ferroviarie. E l’8 marzo avevamo scioperato proprio sui temi della sicurezza, chiedendo un incontro urgente al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.


Oggi, che piangiamo l’ennesimo omicidio sul lavoro, dopo le due vittime di ieri nel porto di Livorno, come USB ribadiamo le nostre richieste:
stop alla privatizzazione selvaggia del settore manutenzione di RFI
assunzione immediata di almeno 5000 operatori della manutenzione infrastrutture (di cui la meta’ con requisiti di esperienza nel settore)
generale incremento dei livelli professionali e salariali
ritorno alle 36 ore settimanali

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