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Tim. Utili stratosferici ma tagli ai salari ed esuberi per i lavoratori

Con l’accordo sopraggiunto nella nottata di ieri presso il Ministero del Lavoro, tra TIM e SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM, UGL Comunicazione congiuntamente con i rispettivi Coordinamenti nazionali RSU, si è trovata la soluzione del destino per i 29.763 lavoratori, trasformando la CIGS (Cassa integrazione) con la CdS (Contratti di solidarietà difensiva) per 12 mesi a partire dal mese di giugno.
Nel pacchetto sono previsti i prepensionamenti (ex art 4 Fornero) che consentiranno di esodare tutti quei lavoratori che avevano presentato richiesta con il precedente accordo sottoscritto nel 2015, per poi via via accompagnare chi raggiungerà i requisiti alla pensione entro il 31 dicembre 2025.
Inoltre è prevista l’erogazione dell’una-tantum relativa alla solidarietà 2015/2017, il recupero dei 2 giorni di Ferie dal 1 gennaio 2019, la variazione entro il 31 luglio 2018 delle soglie per il raggiungimento del PdR, fino ad arrivare  alla disponibilità da parte Aziendale di riaprire la discussione sulla contrattazione di 2° livello e sulle Relazioni Industriali.
Questo è il risultato dopo 25 giorni dall’avvio della procedura del 16 maggio presso il Ministero.
Come USB Lavoro Privato TLC, rimaniamo fortemente contrari che Aziende che dichiarano forti utili come la TIM, utilizzino strumenti come i Contratti di solidarietà difensiva per finanziare le proprie ristrutturazioni, considerato che la consultazione prevista tra i lavoratori, sull’accettare l’accordo o la CIGS, è di fatto un ricatto.
Gli interessi dei lavoratori di sicuro non coincidono con quelli della parte datoriale, come è stato comprovato negli anni, dove i benefici coi soldi pubblici sono stati sempre a vantaggio dell’azienda a discapito della retribuzione dei suoi dipendenti, non vediamo grande discontinuità né alcun “cambiamento” rispetto al passato.
Tenuto conto che in questi anni TELECOM/TIM è stata alla mercé di interessi finanziari, Il cambiamento inizia anche dal prendere una decisione seria a 360° sul futuro delle telecomunicazioni del paese, come quella dei finanziamenti necessari a sostenere la digitalizzazione, sciogliendo l’ambiguità della rete di Enel Open Fiber e il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti.
Altro tema caldo, dopo il benestare da parte dell’Agcom, il progetto di separazione della rete di accesso, con la creazione per il momento di una nuova società, NetCo, controllata al 100% da TIM, che ci vede assolutamente contrari perché secondo noi creerà nel futuro nuovi esuberi sia all’interno del Gruppo che nell’indotto, basta ricordare il taglio del  20% imposto alle ditte fornitrici.
Non dimentichiamo neanche quanto si sta decidendo a Bruxelles, dove esiste già un accordo di massima per introdurre nuove norme per favorire i co-investimenti in nuove reti in fibra degli incumbent con operatori concorrenti, dove gli ex monopoli di stato (Telecom Italia, Orange, Deutsche Telekom, ecc.) saranno costretti ad aprire le loro reti ai concorrenti a prezzi regolati, con il risultato che per garantirsi un ritorno sugli investimenti potrebbero ricorrere ad ulteriori tagli del perimetro occupazionale.
Diciamo basta con l’utilizzo dei finanziamenti pubblici, usati dalle aziende come bancomat, per sostenere mere operazioni finanziare.
Utilizziamo questi fondi per il sostegno all’occupazione, iniziando dal mantenimento del perimetro occupazionale e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Il cambiamento inizia anche dal non far pagare la crisi e le ristrutturazioni ai lavoratori, come succede in TIM dal 2010.

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