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Stop al lavoro nei giorni festivi. Qualcosa si smuove?

Il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio ha promesso la modifica del decreto Monti che, nel 2011, ha reso obbligatorio il lavoro domenicale e concesso totale libertà sulle aperture festive e notturne dei centri commerciali.
USB  apprende con piacere le parole del ministro, che confermano quanto promesso in campagna elettorale, riguardo la regolamentazione delle aperture domenicali e festive nella grande distribuzione organizzata.
Al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici del commercio, portiamo avanti da più di 7 anni questa battaglia, resa ancora più difficile dalla resa di Cgil, Cisl e Uil, che hanno accettato senza colpo ferire lo smembramento dell’orario lavorativo e la cancellazione, di fatto, del diritto al riposo previsto per legge.
La triade non ha mai opposto alcuna battaglia a tale decreto, nonostante le forti opposizioni dei lavoratori. Mentre questi ultimi erano in piazza, sostenuti dall’Usb, sindacati come Cgil, Cisl e Uil firmavano un contratto nazionale che, non solo varava le liberalizzazioni, ma anticipava la cancellazione di molti diritti, poi promulgata come Jobs Act.
L’imposizione del lavoro festivo, spesso senza il pagamento della maggiorazione e il dovuto preavviso, è uno dei temi più sentiti dai lavoratori del settore, i quali sono costretti a vivere una vera e propria settimana al contrario, con uno sconvolgimento della vita. Vengono privati brutalmente del loro tempo e isolati in famiglia e in società. Mentre tutti si riposano, loro lavorano.
Ad oggi, l’Italia è l’unico Paese europeo a consentire una completa deregolamentazione in materia. Visto che non vi è più alcun limite alle aperture, gli esercenti possono tenere le serrande alzate 24 ore su 24, 7 giorni su 7, in qualunque zona si trovino.
L’Usb, insieme a lavoratori e lavoratrici del Commercio si sono organizzati, creando una piattaforma di rivendicazione dei diritti, presentata, in gran parte d’Italia, a sindaci, assessori e consiglieri. Alcuni di essi, hanno già mostrato la loro disponibilità al confronto.
L’Usb esorta il Ministro e tutti i rappresentanti politici, locali e nazionali, a passare dalle mere parole ai fatti.
Tre milioni di lavoratori aspettano da 7 anni, 7 anni di troppo.
Il commercio deve tornare ad essere un lavoro e non il laboratorio in cui sperimentare nuove forme di sfruttamento e precarietà.

 

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