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GLS. Le conseguenze dei licenziamenti si “materializzano” alla sede dell’azienda

Per venerdi prossimo nel comparto della logistica è stato convocato lo sciopero generale. Intanto ieri a Milano i trentarè facchini licenziati alla GLS di Piacenza sono arrivati con i loro familiari alla sede centrale della multinazionale per chiedere il reintegro. Sono padri di famiglie nelle quali ci sono circa 120 bambini tutti in tenera età.“Il mio papà deve lavorare” hanno gridato sulle scale della sede GLS i figli dei facchini licenziati a Piacenza perché hanno scioperato con determinazione per richiedere sicurezza sul posto di lavoro.
Si tratta di trentatre famiglie che ora non hanno più un sostentamento, 120 bambini che troveranno difficoltà ad andare all’asilo o a scuola o più semplicemente a giocare in spensieratezza.
Nel loro magazzino l’ambiente è insicuro non solo per carenze strutturali, ma anche per il ripetersi di atti violenti e di caporalato.
All’origine della protesta che ha portato al licenziamento, l’aggressione subita circa un mese fa da tre di loro da parte di un uomo armato di tirapugni e spray al peperoncino.
Il paradosso è che la società che gestisce i servizi logistici nell’hub piacentino di GLS, la società che li ha licenziati, è nelle mani di dirigenti arrestati ed inquisiti recentemente per legami col clan camorristico salernitano dei Pecoraro-Renna, per riciclaggio ed evasione fiscale e contributiva.

Per venerdi 22 febbraio è stato convocato dalla Usb lo sciopero generale nazionale di tutto il comparto della logistica con una manifestazione a Roma e un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico per denunciare l’insopportabile situazione per i lavoratori in un comparto strategico come la logistica.

Dopo la clamorosa protesta sotto e dentro la sede della Gls, i facchini e i loro familiari hanno tenuto una conferenza stampa nella sede dell’Arcivescovato denunciando tutta la situazione.
I facchini organizzati nel sindacato USB chiedono alla GLS di non lavarsene le mani, di essere reintegrati, di non spostare altrove i volumi di lavoro e di garantire l’occupazione di tutti gli addetti.
I lavoratori sono pronti a fare la loro parte per rilanciare il sito produttivo, chiedono a GLS di essere aiutati a riportare legalità e serenità nel magazzino di Piacenza.
USB è coi facchini e coi loro bimbi, I loro genitori devono tornare al lavoro.

 

 

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