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Roma. Non si può protestare davanti ai McDonald’s

I lavoratori del pulimento  nei McDonald’s sono senza stipendio da dicembre, ma la Questura vieta una manifestazione di protesta davanti ai negozi del centro

Dal dicembre dello scorso anno i lavoratori che ogni notte puliscono i negozi McDonald’s di Roma non percepiscono lo stipendio. E la stessa retribuzione di dicembre è stata corrisposta solo per metà.

I lavoratori sono allo stremo. L’azienda che svolgeva il servizio di pulizie dal 1° aprile è uscita di scena senza pagare gli stipendi arretrati. E le nuove aziende subentrate hanno ripreso solo una parte dei lavoratori.

Protestare è il minimo in questa situazione. Ma i lavoratori ora hanno anche un secondo problema: la Questura nega l’autorizzazione a manifestare davanti ai negozi delle zone centrali della città. In ballo ci sono l’immagine dell’azienda e le questioni di sicurezza che hanno reso off limits tutto il centro della Capitale. Pertanto non è possibile manifestare a Piazza di Spagna né a Piazza delle Cinque Lune né su via del Tritone. E a Piazza dei Cinquecento è consentito manifestare solo a 15 – quindici – persone!

Da tre giorni una delegazione di USB sta chiedendo l’autorizzazione a manifestare, ma la Questura non solo la nega ma rifiuta persino di mettere per iscritto le motivazioni del divieto, impedendo così qualsiasi possibilità di ricorso.

Per i lavoratori del pulimento di McDonald’s sembra che non ci sia altra alternativa che continuare a lavorare gratis: o la Questura ha deciso di farsi carico dei loro stipendi?

Unione Sindacale di Base – Federazione di Roma

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1 Commento


  • Gianni Sartori

    PROTESTE A BARCELLONA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI DELLE CONSEGNE A DOMICILIO

    (Gianni Sartori)

    Domenica 26 maggio, a Barcellona, oltre un centinaio di lavoratori delle consegne a domicilio, sia ciclisti che motociclisti, si sono radunati davanti alla sede della Giovo, società che si occupa appunta di consegne a domicilio. Protestavano per la morte di un loro collega travolto nella notte tra sabato e domenica da un camion e deceduto per le ferite riportate. I manifestanti hanno bloccato la strada con una barricata e hanno incendiato le sacche gialle da portare in spalla che utilizzano per le consegne.
    In particolare hanno denunciato l’alto grado di precarizzazione imposto dall’azienda. Molti dei lavoratori ingaggiati sono stranieri, non conoscono la città e nemmeno la lingua. Tuttavia per loro questo lavoro rappresenta comunque una possibilità in quanto è sufficiente possedere una bicicletta e iscriversi con 50 euro.
    Mi ricorda molto – se posso inserire un ricordo personale – le “cooperative” di facchinaggio in cui ho lavorato a lungo negli anni settanta. In realtà anche allora si trattava di lavoro nero (senza tutele e senza contributi) per quanto mascherato. Niente di nuovo sotto il sole. E comunque il conto resta aperto…
    Gianni Sartori

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