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Alitalia. No a piani industriali senza rilancio. Il governo si assuma le sue responsabilità

Dalle frammentarie, confuse e contraddittorie indiscrezioni sul futuro di Alitalia che leggiamo in questi giorni dalla stampa, emerge un quadro drammatico per il futuro della Compagnia.

Mentre Atlantia continua a rivestire un ruolo ambiguo di evidente commistione d’interessi, i due ipotetici partner Lufthansa e Delta puntano al mercato italiano cercando d’investire il meno possibile. Se il piano FS-Delta è da subito apparso un disastro industriale, per l’ingresso di Lufthansa circolano voci preoccupanti: taglio della flotta sotto la soglia dei 100 aeromobili, con la fuoriuscita con alcuni Embraer ceduti a Air Dolomiti e due aerei A330 restituiti ai lessor. Sono minacciati licenziamenti di 2500/3000 dipendenti e pare prevista l’esternalizzazione dell’handling. Tutto questo senza conoscere ancora sviluppi futuri, network e rete vendita.

Stiamo arrivando al punto di non ritorno, un vicolo cieco, dove le spoglie di Alitalia sarebbero cedute con ridimensionamento della flotta, migliaia di esuberi e zero investimenti.

Tutto ciò non solo appare inaccettabile ma risulterebbe la stessa ricetta che ha massacrato la Compagnia negli ultimi 20 anni e che ha fatto perdere una montagna di soldi alla collettività, finanziando 10.000 licenziamenti fatti dai privati e costata miliardi di euro in perdita di competitività del sistema paese.

Si è sprecato almeno un anno di tempo e centinaia di milioni di euro di soldi pubblici solo per non aver voluto considerare fin dall’inizio l’ipotesi della nazionalizzazione, preferendo rincorrere soluzioni “di mercato” che non potevano che portarci in questa situazione.

A tutti continua a sfuggire il fatto che il Governo non è una parte mediatrice, ma è l’azionista di maggioranza al 51% del futuro consorzio, investendo in modo diretto e indiretto attraverso il MEF e il Gruppo FSI che, a patto di essere smentiti, risulta essere una società che ha come unico azionista il Mef e destinataria di miliardi di euro i trasferimenti pubblici per svolgere il ruolo che le compete.

Quindi, chi nel Governo sé disposto ad assumersi la responsabilità di avallare l’ennesima svendita della ex compagnia di bandiera, con il disastro sociale che ne conseguirà e che comporterà l’alienazione definitiva di uno tra i più grandi mercato del trasporto aereo europeo?

Quale dei sindacati oggi è disposto a rifare per la quarta volta gli stessi errori che hanno prodotto l’attuale disastrosa situazione? I commissari come hanno utilizzato i 900 mln di prestito e a cosa è servita la cassa integrazione per quasi due anni e mezzo se questo doveva essere l’epilogo?

Usb non è disposto a tollerare ricette sbagliate e malsane e non farà sconti a nessuno: ci sono vie d’uscita d’intervento pubblico ancora praticabili, basta avere il coraggio di farlo. Coraggio che non è mancato ai lavoratori Alitalia che hanno aderito don forza al grande sciopero del 25 ottobre scorso, suonando la prima vera campana di allarme.

Usb ha convocato le assemblee generali dei dipendenti Alitalia per il 13 novembre prossimo alla quali sono invitati tutte le Organizzazioni Sindacali e Associazioni Professionali.

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