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Genitori di un operaio morto sul lavoro scrivono a Napolitano: “vogliamo giustizia”

Hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere che sia fatta finalmente giustizia sulla morte del figlio, avvenuta il 5 novembre del 2009. Quel giorno il 27enne fu travolto da un treno regionale mentre era al lavoro per riparare uno scambio ferroviario con altri due operai sui binari nei pressi della stazione di Rifredi, a pochi chilometri dalla Stazione fiorentina di Santa Maria Novella.
Il giovane operaio, Domenico Ricco, originario di Barletta, dipendente della società Rfi dal 2002, morì sul colpo. Invece i due colleghi si salvarono per un soffio, rifugiandosi in una intercapedine fra i binari. Il treno che travolse Ricco transitò contemporaneamente a un convoglio merci, l’unico del quale gli operai erano stati messi al corrente. All’indomani della morte furono due le inchieste aperte, una da parte della magistratura e una interna a Reti Ferroviarie Italianei, ma dopo due anni esatti  nessuno è stato ancora punito.
“Sono appena passati due anni – scrive il padre della vittima, Giuseppe Ricco, nella missiva inviata a Napolitano – ma noi non sappiamo ancora perchè e a causa di chi mio figlio sia morto, né se ci sono indagati”. Anche Giuseppe Ricco lavora nelle ferrovie, ormai da oltre 40 anni e, per questo ha dimestichezza con le circostanze che portarono alla morte del figlio: “Era notte ed era buio – denuncia – e non c’erano le condizioni di sicurezza per poter lavorare lì in quel momento ma in ferrovia, la sicurezza, da tempo, è un optional. Nel periodo in cui morì mio figlio gli incidenti di quel tipo furono tre in quella stessa zona”.
In realtà quella inviata a Napolitano in questi giorni è la seconda lettera che i genitori del giovane operaio ucciso inviano all’inquilino del Quirinale: la prima l’avevano scritta appena dopo la morte del figlio e allora il Capo dello Stato ebbe parole di conforto e solidarietà. Ma poi non è successo nulla di concreto. E così oggi i due genitori tornano a chiedere “giustizia, vogliamo sapere chi ha ucciso nostro figlio” e chiedono anche che Napolitano “continui a impegnarsi affinché le norme in materia di sicurezza siano più severe”.

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