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2011: morti sul lavoro in aumento. Nonostante la crisi

Negli ultimi giorni aumentano da parte dei pochi osservatori e media che si occupano di ‘sicurezza sul lavoro’ le denunce sull’aumento repentino degli incidenti mortali in Italia. Si moltiplicano le giornate nere in cui a cadere sui luoghi di lavoro sono più dei tre lavoratori di media a cui tutti sembrano purtroppo essersi abituati. Lo scorso anno tutte le statistiche avevano parlato di una di munizione degli incidenti mortali e i media avevano ripreso questi dati parlando finalmente di una inversione di tendenza rispetto al passato frutto di una maggiore cultura della sicurezza all’interno delle imprese. In realtà gli osservatori più attenti avevano spiegato che la diminuzione degli incidenti mortali era dovuta soprattutto ad una drastica caduta dell’occupazione in due dei settori del mondo del lavoro in cui in Italia si concentrano la maggior parte degli incidenti mortali: i cantieri dell’edilizia e le campagne. Di fatto il calo dei morti sul lavoro era dovuta soprattutto agli effetti della crisi economica internazionale sul tessuto economico italiano. Quest’anno, nonostante la crisi stia continuando a mordere con una forza ancora maggiore allo scorso anno e con effetti drastici sul tasso di disoccupazione, tutte le statistiche parlano di un nuovo aumento degli incidenti mortali. Abbiamo chiesto a Carlo Soricelli, dell’Osservatorio bolognese sui morti sul lavoro, di darci alcuni dati.

Di cosa si occupa esattamente il vostro osservatorio?

Il nostro ‘Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro’ di occupa del monitoraggio delle morti causate da infortuni sul lavoro ormai da alcuni anni, dal primo gennaio del 2008, in ricordo dei sette lavoratori della ThyssenKrupp di Torino morti nel rogo del loro reparto.

L’anno scorso le statistiche hanno registrato un calo dei morti sul lavoro rispetto all’anno precedente. Come sta andando quest’anno?

Finora abbiamo già registrato sui luoghi di lavoro un aumento degli incidenti mortali del 5% rispetto al 2009. Se a questi dati si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere arriviamo a contare già almeno 1080 morti complessivamente. Questo vuol dire che all’inizio di dicembre abbiamo già superato i morti dell’intero 2010 del 4,3%. E che alla fine dell’anno si arriverà all’8 o 10% in più.

Chi si occupa di sicurezza sul lavoro critica spesso le modalità con cui si costruiscono le statistiche ufficiali, perché sottostimano il numero reale delle vittime…

E’ vero, le morti sul lavoro sono molte di più di quelle registrate dalle statistiche ufficiali, ma questo perché le statistiche ufficiali non inseriscono tra le vittime tantissime morti sul lavoro: agricoltori oltre l’età lavorativa che muoiono schiacciati dal trattore (sono già 119 quest’anno) e morti anche in altri contesti, se già pensionati non sono considerati morti sul lavoro, come i militari deceduti per esempio in servizio non sono considerati morti sul lavoro e tantissime altre situazioni. Anche i lavoratori ‘in nero’ o che hanno incidenti ‘in itinere’, cioè durante il percorso per o dal posto di lavoro (quando l’azienda per cui lavorano contesta il percorso) non sono considerate morti sul lavoro ecc….In definitiva nelle statistiche ufficiali vengono inseriti solo gli assicurati INAIL salvo pochissime altre eccezioni.

Di morti sul lavoro si parla, sui media, quando superano i 3 al giorno. Ne parlano con una retorica stereotipata il Presidente Napolitano, qualche giornalista, ma poi non si muove nulla…

Purtroppo è una tragica realtà, a volte ci sono anche sette/otto morti in un giorno sui luoghi di lavoro (calcolando quelli in itinere o sulle strade anche il doppio) ma non essendo morti collettive capitate in un solo luogo di lavoro, ma sparse per l’intero territorio italiano, non hanno alcun forte impatto mediatico.

Quali sono le maggiori cause dell’incidenza così alta, in Italia, degli incidenti sul lavoro?

Il ribaltamento del trattore per chi lavora nell’agricoltura causa circa il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. L’altra causa statisticamente rilevante è la caduta da tetti, ponteggi e scale per quanto riguarda l’edilizia.

Di fronte a questo quadro, cosa proponete?

Basterebbe veramente poco per salvare tantissime vite in edilizia e in agricoltura che sommano da sole oltre il 60% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Ad esempio si potrebbe incentivare la rottamazione dei vecchi trattori che non hanno protezioni o obbligare (anche qui magari proponendo degli incentivi) a rinforzare le cabine dei mezzi meccanici in modo che in caso di manovra errata il guidatore non venga sbalzato fuori e travolto dal trattore. Bisognerebbe sottoporre periodicamente gli anziani agricoltori a visita medica d’idoneità per permettere la guida di mezzi meccanici anche all’interno di terreni di loro proprietà. I morti a causa del ribaltamento dei trattori sono quasi tutti lavoratori anziani. In un territorio come quello italiano in cui abbondano le coltivazioni su territori in pendenza il pericolo è enorme, anche calcolando che più aumenta l’età più rallentano i riflessi e la possibilità di realizzare manovre errate e mortali.
Per quanto riguarda l’edilizia i morti sono quasi tutti concentrarti  nelle piccole e piccolissime aziende che lavorano in sub appalto. Occorrerebbero corsi obbligatori sui rischi che si corrono in determinate situazioni (soprattutto se si lavoro in alto), e i lavoratori e le imprese che non hanno l’attestato di idoneità non dovrebbero essere impiegati in lavori pericolosi (praticamente tutti i lavori sono pericolosi in edilizia). Poi occorrerebbero dei controlli molto severi e più capillari nei cantieri per verificare se si rispettano le norme sulla ‘Sicurezza’ che purtroppo vengono disattese perché molti imprenditori le considerano spese inutili…

Alcuni giorni fa su alcuni quotidiani locali è stata pubblicata una notizia che la dice lunga su come funzioni ‘la sicurezza’ nelle piccole e medie imprese italiane, soprattutto nei casi in cui la manodopera è rappresentata in maggioranza da lavoratori e lavoratrici immigrati. Riportiamo un articolo tratto dal quotidiano Il Gazzettino.

“Chioggia. Franca Cossu della Direzione provinciale dell`ispettorato del lavoro a distanza di venti giorni svela il drammatico retroscena dell`incidente in cui è deceduta Maria Muntean, rumena di 22 anni, schiacciata da un muletto nell`azienda di confezionamento di frutta e verdura a San Pietro di Cavarzere, dove era stata ‘assunta’ da un paio di giorni. Al riguardo il magistrato lagunare Angela Masiello, titolare dell`inchiesta ha disposto un supplemento di indagini per stabilire l`esatta dinamica della tragedia per omicidio colposo, di fronte a versioni contrastanti. Anche Giorgio Gatto, pensionato di 61 anni, travolto da un manufatto di cemento in una ditta di lavorazione del marmo a Moniego di Noale, non risultava inquadrato quale dipendente. «Due lavoratori in nero morti nel veneziano in quindici giorni è un dato allarmante, spia – continua Cossu – di una situazione che fotografa una realtà sempre più precaria e sempre più pericolosa che ci ha spinto a intensificare i controlli nelle imprese con il contributo dei carabinieri». La controffensiva è partita dal territorio chioggiotto con l`impiego di 70 militari e venti ispettori che hanno passato al setaccio trenta attività nel campo della ristorazione, del tessile e dell`agricoltura. Cinque quelle sospese in quanto gli operai “fantasma” superavano il 20% del totale degli occupati. E non si tratta esclusivamente dei “soliti” laboratori-lager cinesi. Anzi le situazioni più eclatanti sono state riscontrate in una pizzeria sul lungo mare di Sottomarina, gestita da chioggiotti, che su 14 fra cuochi e camerieri, solo sei erano in regola. Per non parlare della ditta agricola individuale a San Gaetano di Cavarzere che aveva assoldato per la raccolta stagionale del radicchio quattro marocchini pagati esentasse 5 euro l`ora. «Eppure le forme di flessibilità ci sono eccome nel mercato occupazionale – si limita a commentare Cossu – e specie in agricoltura con l`introduzione dei cosiddetti voucher». E i cinesi? «Si sono affinati – aggiunge il capitano Antonello Sini, comandante della Compagnia di Chioggia – richiedono il permesso di soggiorno, salvo poi barare sulle ore prestate». Emergenziale il quadro descritto dall`Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering nei primi 10 mesi del 2011 a Nordest: sono 64 le morti bianche registrate nel Triveneto, cinque le vittime nel solo mese di ottobre, col Veneto in cima alla graduatoria con 38 decessi, seguito dal Trentino Alto Adige (18) e dal Friuli Venezia Giulia (8).” (Fonte: Il Gazzettino)

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