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La guerra del lavoro. 1100 morti nel 2011

Voglio ricordarvi quello che ci aveva detto l’Inail, cioè, che per l’anno 2010, le morti sul lavoro erano scese per la prima volta dal dopoguerra, sotto quota 1000, per l’esattezza 980. Evidentemente c’è qualcosa che non va nei dati Inail, e viene da se, che sono dati fortemente sottostimati, perché non tengono conto di tutti i lavoratori che muoiono “in nero”. Però sono ancora in tanti, troppi (politici, giornalisti, sindacati, Istituzioni), che prendono questi dati come “oro colato”. Ma i dati dell”Osservatorio ci dimostrano, che ancora tanto resta da fare sul tema della sicurezza sul lavoro. Siamo di fronte ad una vera e propria ecatombe dei morti sul lavoro.

E badate bene, 1100 morti sul lavoro, come ci dice l’Osservatorio Indipendente di Bologna, è la stima minima: sono molti di più!!! Come si può definire civile un paese che ancora ha tutti questi morti sul lavoro, ancora non riesco a spiegarmelo, quando l’art 1 della Costituzione dice che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” e non sulle morti sul lavoro!!! Nel 1994, a 20 anni, mi sono diplomato in tecnico elettronico, e dato che non riuscivo a trovare il lavoro per cui avevo studiato, mi sono adattato e sono andato a lavorare in fabbrica a fare l’operaio metalmeccanico. Il lavoro che sto facendo da quasi 18 anni.

Adesso grazie al Governo Monti e alla riforma delle pensioni del Ministro del Lavoro Fornero, non andrò più in pensione a 60anni con 40 anni di contributi, ma a 65 anni, con 45 anni di contributi. Il ministro del Lavoro Fornero ha definito la riforma delle pensioni, equa, anche se mi deve spiegare cosa c’è di equità a fare lavorare un operaio in fabbrica 5 anni in più. Sono partito da questo esempio, per dirvi, che lo Stato oltre a chiederci di lavorare così tanto tempo, ci dovrebbe anche garantire di tornare a casa vivi la sera, dopo una dura giornata di lavoro. Mi rivolgo al Ministro dell’Istruzione Profumo: faccia un decreto, perché la sicurezza sul lavoro, sia inserita come materia d’insegnamento fin dal prossimo anno scolastico, a partire dalle scuole elementari come si fa in Francia, perché qui si parla tanto di mancanza di cultura della sicurezza sul lavoro, ma se non viene insegnata fin da piccoli, come pensiamo possa essere trasmessa da grandi. Inoltre, non dimentichiamocelo mai, gli studenti di oggi saranno i lavoratori e gli imprenditori di domani.

Mi rivolgo al Ministro del Lavoro Fornero, ripristini le norme per la sicurezza sul lavoro, volute dall’allora Governo Prodi con il testo unico per la sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/08) e stravolte dall’ex Ministro del Lavoro Sacconi, con il Dlgs 106/09 (decreto correttivo), che tra le tante cose negative ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti, in alcuni casi ha sostituito l’arresto con l’ammenda, ha introdotto la “salva-manager”.

Mi rivolgo al Ministro dell’Interno Cancellieri, per cortesia, aumenti le pene per i responsabili delle morti sul lavoro. Se non sbaglio, per il reato di omicidio colposo, la pena varia da 2 a 7 anni, ma molto spesso i datori di lavoro se la cavano con pene molto più basse o peggio con la prescrizione. Quando ciò accade, per i familiari è come se il loro caro fosse morto una seconda volta.

Inoltre non dimentichiamoci anche di tutti i lavoratori che muoiono ogni anno per malattie professionali e di tutti i lavoratori che rimangano invalidi, senza un braccio, senza una mano, senza una gamba, senza un piede o paralizzati. E infine, un invito voglio rivolgerlo alle associazioni, ai sindacati, ai partiti politici, alle Istituzioni e ai mezzi d’informazione: la si smetta di chiamare queste morti, con il termine “morti bianche” e “tragiche fatalità” Queste morti non hanno nulla di bianco, e non sono mai delle tragiche fatalità, ma sono dovute al non rispetto delle minime norme di sicurezza sul lavoro

* Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

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