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Morto di lavoro mentre monta il palco di Laura Pausini

“Un operaio è morto ed altri due sono rimasti feriti in modo non grave nel crollo di una struttura del palco in allestimento che stasera avrebbe dovuto ospitare il concerto di Laura Pausini al Palacalafiore di Reggio Calabria”. Questo scrivono o dicono oggi la maggior parte dei media sulla morte a Reggio Calabria di un giovane operaio romano in un ennesimo incidente sul lavoro. Alcuni citano il suo nome. Ma solo perchè la tragedia è avvenuta mentre Matteo Armellini lavorava al montaggio del palco dal quale si sarebbe dovuta esibire la popolare cantante Laura Pausini. Qualcuno parlerà di tragico incidente, di tragica fatalità. E molti metteranno in evidenza il dolore – vero o presunto poco importa – della star di turno. Come del resto era già avvenuto quando a morire era stato un altro giovanissimo operaio mentre montava un palco questa volta in Friuli. All’epoca denunce, contumelie, domande e polemiche: come può succedere che un ragazzo di 19 anni perda la vita in questa maniera?
E nel frattempo nulla è stato fatto per alzare gli standard di sicurezza in un settore del mondo del lavoro che si sta rivelando sempre più pericoloso. Artisti e case discografiche incassano fior di milioni, ma le condizioni nelle quali sono costretti a lavorare gli anonimi allestitori dei palchi, dei service e di tutto ciò che permette alle grandi star di esibirsi sono micidiali. A causa della mancanza di organizzazione, della fretta e soprattutto del tentativo di risparmiare il più possibile sulle spese da parte delle imprese. Il che, associato alla mancanza assoluta di controlli, aumenta naturalmente a dismisura i rischi che corrono tecnici e operai costretti a lavorare anche per 20 ore di seguito, a ritmi massacranti, senza le adeguate misure di sicurezza. 

C’è poco quindi da stupirsi se sempre più spesso giovani lavoratori perdono la vita o rimangono gravemente feriti nelle operazioni di allestimento dei palchi dei grandi concerti. 

Il concerto della Pausini ammazza un operaio e ne ferisce due

L’industria dello spettacolo ammazza ancora un operaio e ne ferisce altri due. E’ successo questa notte intorno alle 2h durante l’allestimento del palco nel palasport di Reggio Calabria che questa sera avrebbe dovuto ospitare il concerto di Laura Pausini. Muore così Matteo Armellini di 32 anni e nel giro di pochi mesi si aggiunge una nuova disgrazia nelle date del booking dei big della musica pop italiana. L’ultimo ammazzato dall’industria dello spettacolo fu il giovanissimo Francesco Pinna, di soli 19 anni, schiacciato dal crollo del palco che stava allestendo per il concerto di Jovanotti in Friuli.

I ritmi del lavoro per allestire un concerto sono massacranti, la sicurezza è sempre ridotta al minimo, dai facchini ai tecnici luci o audio, quando c’è da smontare non si può prendere un solo minuto di sosta. I furgoni devono partire, tutto deve essere pronto prima dell’alba e prendersi il tempo per una pausa e fumarsi una sigaretta molto spesso vuol dire non essere chiamati dall’agenzia sfruttatrice la volta dopo. Così capita che a partire in anticipo non siano i furgoni e i tir ma la vita di un operaio. Chi scrive ha lavorato spesso nell’allestimento dei palchi, avere quei 60 euro in più in tasca per 8 ore di lavoro fa comodo ed è probabile che, prima o poi, tornerà con tanti altri precari iper-sfruttati a spaccarsi la schiena saltuariamente perché c’è l’affitto da pagare, la bolletta, o la tassa universitaria non versata da un paio di mesi. Come altri centinaia di coetanei si ritroverà una notte a mangiare un panino in tutta fretta per poi entrare in quel trita carne che è l’allestimento palchi.

Non diciamo fesserie! Ogni cantante, che magari oggi viene definito star, nella sua carriera ha mangiato e parlato con decine e decine di operai che lavorano alla catena del suo spettacolo, ha visto con i propri occhi le condizioni in cui lavorano e come sempre avrà fatto finta di chiuderli, o chissà, non se ne sarà proprio interessato. Ci sono molti artisti in Italia che di questo qualunquismo fanno bella mostra, a volte ne cantano le lodi nelle proprie canzoni o altre lo spiegano ai giornaletti gossippari o durante interviste e interventi nelle trasmissioni televisive. Ma ce ne sono altri invece che non appena un movimento sociale o d’opinione si fa sentire non aspettano un minuto assieme al proprio manager per architettare campagne pubblicitarie per promuovere il nuovo LP facendosi supporter di quella o di quell’altra causa. E’ il caso di Jovanotti che per mesi ha sventolato bandiera arcobaleno durante la guerra in Irak e che raramente perde l’occasione per zompettare sul palco del Primo Maggio. Insieme a lui tutto uno stormo di cantanti che si mostrano sensibili alle cause sociali ma che poi fino a quando il proprio concerto non gli ammazza un operaio fanno finta di non vedere e di non sapere i livelli disumani di sfruttamento con cui si realizzano i propri spettacoli. La Pausini in questo ci sembra molto più coerente visto che solitamente sostiene campagne (e promuove a suon di sponsor la propria immagine) per la lotta a quella o quell’altra malattia ereditaria. Chissà se magari un giorno la cantante italiana sponsorizzerà anche la nuova marca di carrozzelle per mutilati a vita dallo sfruttamento dell’industria dello spettacolo… sarà un gesto davvero umanitario!

Fonte: Infoaut

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