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Il cantiere che incenerisce vite

Il cantiere che incenerisce vite

Mauro Ravarino TORINO

Cosimo Di Muro aveva 47 anni ed era originario di Canosa di Puglia, in provincia di Bari. Lavorava al Gerbido nel cantiere del contestato inceneritore alle porte di Torino. È morto dopo un volo da quaranta metri, a causa del crollo di un ponteggio. Il fratello Antonio di 39 anni ha riportato una frattura costale, contusioni al polmone e al fegato. Sull’impalcatura, ieri mattina, non erano soli, c’era anche Mihai Lupu, 24 anni di origini rumene: frattura alla dodicesima vertebra. Mihai è residente a Ravenna, dove ha sede la Edil Due, la stessa ditta di cui era dipendente, come caposquadra, Antonio Carpini, morto il 3 marzo nello stesso cantiere in un incidente analogo, precipitando da un’altezza di trenta metri. È una lista drammatica. «Si dovrebbe andare al lavoro non in guerra», dice sottovoce un collega.
E pensare che il 13 marzo gli edili torinesi avevano incrociato le braccia per scioperare e denunciare la situazione di emergenza che colpisce i loro cantieri. Denunce vane. Quella di ieri è quasi una morte annunciata: i tre operai sono stati visti cadere nel vuoto da un compagno di lavoro che ha dato l’allarme al 118 ed è stato trasportato, a sua volta, in ospedale sotto choc. Secondo i Vigili del fuoco, sarebbe stato il cedimento meccanico dell’impalcatura a far cadere il ponteggio. Sull’infortunio indagano la polizia e gli ispettori del lavoro. Il fascicolo è finito sulla scrivania del pm Guariniello che si sta occupando della morte di Carpini. La Edil Due ha in subappalto alcuni lavori di carpenteria dalla Coopsette, una delle tre imprese incaricate nella realizzazione del termovalorizzatore per conto di Trm (Trattamento rifiuti metropolitani), la società pubblica che ha la responsabilità dell’opera ed è controllata dal comune di Torino. Addolorato il sindaco, Piero Fassino: «E la mia angoscia è tanto più grande perché nei giorni scorsi erano state condotte scrupolose verifiche su tutte le misure di sicurezza».
«È inaccettabile anche perché è accaduto in un cantiere pubblico- ha detto Walter Schiavella, segretario Fillea Cgil – ed è l’ennesima conferma che in Italia abbiamo un’emergenza e riguarda la tutela e la sicurezza sul lavoro. Dimostra che in questo mese non è cambiato nulla. Anzi, il governo sceglie la strada deregolatoria e l’indebolimento dei controlli». Il riferimento è pure a quell’articolo 14 del decreto semplificazioni (riduzione ai controlli nelle aziende certificate), che, seppur emendato, resta un significativo precedente. Donata Canta, segretaria Cgil Torino, e Dario Boni, Fillea, chiedono che per fare chiarezza sulla vicenda «si fermi il cantiere». In serata, la Trm ha comunicato la sospensione di due giorni. «Fornero – sottolineano Canta e Boni – ha dichiarato che non intende abbassare la guardia, ce lo dimostri con i fatti». Il ministro del Lavoro ha fatto visita alle due vittime ricoverate al Cto, dove pochi giorni fa aveva incontrato uno dei feriti nel rogo della Lafumet. «Ripristinare le sanzioni legate agli infortuni sul lavoro che hanno avuto un abbassamento generalizzato», reclama Boccuzzi, Pd. Il Pdci con Calliano parla di «bollettino di guerra». Locatelli, Prc, invita il comune a controlli immediati su sicurezza e affidamento degli appalti. Sel con Cerutti chiede che il committente pubblico assuma provvedimenti.

 da “il manifesto”

 

L’incremento degli infortuni e delle morti sul lavoro «non credo siano questioni di leggi sulla sicurezza. Ho il sospetto che si siano allentati i controlli. Avverto una diminuzione dell’attenzione da parte delle imprese». Lo afferma in una intervista alla Stampa il magistrato torinese Raffaele Guariniello, che ha indagato sul caso della Thyssen e di recente ha registrato il successo nella battaglia sull’amianto. Quello che serve, per il pm, sono «controlli più accurati e prevenzione affidata a specialisti del settore», perchè «non si può allentare la tutela di beni protetti dalla Costituzione come la salute. Sarebbe gravissimo se le imprese utilizzassero il pretesto della crisi per trascurare la sicurezza». Comunque, «non dobbiamo arrenderci di fronte a questo stillicidio. Si può chiedere al governo di non rinunciare alla prevenzione. Occorre agire sugli organi di vigilanza per garantire controlli più penetranti, fare crescere gli organici, renderli più professionali». Ribadendo la necessità di istituire una superprocura specializzata, aggiunge di aspettarsi «dal presidente Monti un intervento significativo sul piano della vigilanza».

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