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Taranto: è morto l’operaio investito da un getto di ghisa

Alessandro Mor­ri­cella, l’operaio 35enne dell’Ilva di Taranto che lunedì sera era stato travolto da un getto di ghisa incandescente non ce l’ha fatta. Dopo quattro giorni di agonia ieri è stata comunicata dai medici del Policlinico di Bari la sua morte a causa delle gravissime ustioni riportate sul 90% del corpo. Secondo una prima ricostruzione dell’incidente, l’operaio si era avvi­ci­nato al foro di colata dell’altoforno numero 2 per effet­tuare i pre­lievi fina­liz­zati al con­trollo della tem­pe­ra­tura della ghisa quando è stato col­pito dal metallo bollente esploso a causa di un presumibile accumulo di gas nell’impianto. 

Dopo l’incidente i sindacati dell’Ilva hanno realizzato uno sciopero immediato di 24 ore, e i colleghi denunciano alcuni punti oscuri nella morte di Morricella: ad esempio che non sarebbe stata ritro­vata la speciale protezione che normalmente il per­so­nale addetto a que­ste ope­ra­zioni nell’area di colata indossa. La tuta ignifuga e il casco che l’operaio indossava non sono stati sufficienti a salvarlo dalla colata di ghisa incandescente la cui temperatura sfiorava i 1000 gradi.
Alessandro Morricella lascia una moglie e due figli piccoli ed era noto in città perché era un giocatore di una squadra di serie C2 di calcio a cinque di Locorotondo.
La stampa riporta che il sosti­tuto pro­cu­ra­tore del tri­bu­nale di Taranto, Franco Sebastio, e il pubblico ministero Antonella de Luca, hanno aperto un’inchiesta d’ufficio – l’accusa iniziale di lesioni gravissime si è purtroppo tramutata in omicidio colposo per inosservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro – ed hanno iscritto nel regi­stro degli inda­gati quat­tro per­sone. Inol­tre lo Spe­sal della locale Asl, dopo aver effet­tuato un sopral­luogo nell’area dell’incidente, ha con­cesso 60 giorni di tempo all’azienda per “adot­tare tutti i prov­ve­di­menti neces­sari atti ad evi­tare peri­co­lose espo­si­zioni del per­so­nale alle pro­ie­zioni di metallo fuso durante le ope­ra­zioni di colag­gio dell’altoforno”. Alcune Rsu dopo un sopralluogo hanno in effetti rilevato alcune irregolarità nell’impianto che si trova all’interno dell’area sequestrata dalla magistratura nell’estate del 2012 ma che è tuttora attiva grazie alla dispensa concessa dal tribunale del Riesame e delle cosiddette leggi ‘Salva-Ilva’ implementate negli ultimi anni dal governo. Secondo quanto rendono noto alcune Rsu della Fiom gli “ugelli di raffreddamento della c.d. ‘macchina a tappare’ (MAT) risultano in avaria da diverso tempo” e che anche il sistema di regolazione della quantità necessaria di “massa a tappare” presente sulla MAT risulta “in avaria”, in tal modo “determinando un errato dosaggio della stessa”.
Morricella è la quinta vittima dell’Ilva di Taranto negli ultimi tre anni. E proprio ieri, in una tristissima coincidenza, ricorreva l’anniversario della morte – era il 12 giugno del 2003 – della morte di altri due operai, Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre, uccisi dal crollo di una gru.

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