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Il “carcere Italia”

In tre anni (2007-2010) la popolazione carceraria è aumentata del 50% (da 44.600 a 67.000 mila) mentre lo stanziamento per le carceri ha è calato da 3,09 a 2,77 miliardi, meno 10%, è quanto documenta l’associazione Antigone in un rapporto presentato oggi e che denuncia come ormai manchino i soldi ed è a rischio il sostentamento dei detenuti. “Una forma di tortura” denunciano i detenuti del carcere di Spoleto che annunciano uno sciopero della fame per il prossimi 24-25-26 giugno (vedi sotto il comunicato).

In questo contesto, il 29 giugno 2010 è stato approvato il piano carceri presentato dal Commissario straordinario Franco Ionta, che prevede la realizzazione di 9.150 posti e una spesa di 661 milioni di euro. Il tutto da realizzarsi entro la fine del 2012. Ma, spiega ancora l’associazione Antigone, nella legge finanziaria 2010 sono stati previsti stanziamenti per la realizzazione del piano carceri per 500.000.000 di euro, mentre la parte restante verrà «scippata» alla Cassa delle Ammende (un fondo destinato al reinserimento dei detenuti): «Resta la questione dei costi relativi alla gestione di queste strutture. Come si farà a tenerle aperte se già oggi manca tutto e ci sono istituti in tutto o in parte chiusi per mancanza di personale?». Antigone avanza critiche anche sul protrarsi dei tempi: «ammesso che il piano parta adesso, che i soldi bastino, e si rispettino i tempi indicati, al ritmo di crescita dei detenuti nel 2012 mancheranno ancora 14 mila posti». E sulla collocazione delle strutture: dei 9.150 nuovi posti previsti, 2.400 saranno in Sicilia, 850 in Campania, 1.050 in Puglia. «Circa la metà si concentrerà dunque al sud, mentre oggi i tassi di sovraffollamento più elevati si registrano nel centro nord».

Ma Antigone documenta anche la drammaticità della situazione concreta carcere per carcere. A San Vittore, nel sesto raggio in celle di 7 metri quadri si sta in 6, spesso per 20 ore al giorno, sdraiati sui letti a castello a tre piani; a Poggioreale (Napoli) in una cella si arriva a stare in 12-14, con i letti a castello impilati per tre, il bagno e lo spazio in cui cucinare sono attaccati; anche nel piccolo carcere di Padova (96 posti per 196 detenuti) nelle celle singole sono presenti 3 detenuti, in quelle da 4 se ne trovano 6, in quelle da 6 si sta in 9. Sono alcune situazioni censite dall’associazione Antigone nelle visite periodiche nei penitenziari a ridosso dell’estate. Condizioni che la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) ha già definito «tortura»: gli standard europei prevedrebbero per ogni detenuto almeno 7 metri quadri in cella singola e 4 in cella multipla. Dopo la sentenza della Cedu che nel 2009 condannò l’Italia a risarcire un bosniaco detenuto nel nostro Paese, l’associazione Antigone ha avviato una campagna per sostenere quei detenuti che intendono denunciare le condizioni inumane di detenzione causate dal sovraffollamento: le richieste sono state 1.580; i ricorsi presentati dal difensore civico dell’associazione 150, altri 200 li hanno presentati i detenuti. Ma la situazione si presta potenzialmente a un numero molti più elevato di ricorsi: i detenuti al 31 maggio sono 67.174; e la corsa non si arresta se si considera che nell’ottobre scorso il Dap ne contava 68.536 e nel frattempo 2.402 sono usciti e scontano l’ultimo anno ai domiciliare, beneficiando dello svuota-carceri. Tra la popolazione carceraria, 37.257 scontano una condanna definitiva (l’8,7% è in carcere per condanne fino ad un anno, il 32% fino a tre anni); quindi in 30 sono in cella in attesa che si concluda l’iter e 14.251 sono in attesa del primo grado di giudizio. Gli stranieri sono 24.404, il 20% viene dal Marocco, il 14% dalla Romania, il 12% dalla Tunisia. Le donne sono 2.878, quasi la metà, 1.249, sono straniere, rumene (22%) e nigeriane (16%).

Il documento dal carcere di Spoleto

Il 26 giugno sarà la Giornata internazionale dell’ONU contro la tortura.

 

Ricordando che in Italia esiste la “Pena di Morte Viva”, una pena che non finisce mai se al tuo posto non ci metti un altro

e che l’ergastolo ostativo è una pena di morte dove il boia è il tempo e vieni ammazzato e torturato ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno, ogni anno che passa.

Ricordando che in Italia il carcere è il posto istituzionale più illegale e dove si muore e ci si toglie la vita di più di qualsiasi altro luogo,

i detenuti e gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto, raccogliendo l’invito dell’ Associazione Liberarsi e per dare solidarietà allo sciopero della fame a Marco Pannella,   aderiscono a tre giorni di sciopero della fame

(il 24-25-26 giugno ) contro la tortura del carcere e nel carcere e contro lergastolo ostativo.

 

Carcere Spoleto,  giugno 2011

I firmatari

Lato A primo piano AS1

Lato A secondo piano AS3

Lato A terzo piano AS3

Lato B primo piano AS1

Lato B secondo piano AS2

Lato B terzo piano AS3

Transito AS3

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