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Aldrovandi, il Coisp porta il sit-in davanti al ministero e al Csm

Non ci sono parole per esprimere l’indignazione e la rabbia nell’assistere a queste manifestazioni di squadrismo legalizzato. E non viene da pensare che il nuovo “ministro dell’interno” abbia l’intenzione, la voglia o la capacità di frenare una deriva apertamente fascista all’interno dell’istituzione più delicata che uno Stato deve governare: le proprie forze – armate – di polizia.
In assoluto contrasto, vi invitiamo a mettere a confronto questo articolo da Estense.com con quest’altra notizia https://www.contropiano.org/archivio-news/archivio-news/in-breve/italia/item/16218-un-segno-dei-tempi-ci-son-carabinieri-migliori-dei-governanti.

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Il Coisp torna sul caso Aldrovandi con un altro sit-in. Questa volta davanti al ministero della Giustizia e al Csm. Il motivo è chiedere al nuovo Guardasigilli e al supremo organo della magistratura i motivi della disparità di trattamento a livello di pene detentive per i quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico. L’appuntamento è per il 7 maggio e l’annuncio viene dato in concomitanza con le nomine del nuovo governo. E a questo proposito il segretario nazionale Franco Maccari sembra più che soddisfatto della designazione al ministero dell’Interno di Angelino Alfano. “In questo senso – scrive in una nota Maccari -, appena ieri, avevamo auspicato una personalità forte alla guida del Viminale, che potesse far valere il proprio peso nell’esecutivo senza dover mai abbassare la testa, ed oggi speriamo vivamente che Angelino Alfano saprà incarnare tutto ciò, anche e soprattutto alla luce dell’altro suo ruolo di vice premier”. Maccari rivolge le proprie congratulazioni anche ad Annamaria Cancellieri, il ministro che un mese fa invitava ad “andarsene a casa” (vai all’articolo), “che passa alla guida del Ministero della Giustizia e che, proprio per questo e senza aver ipotizzato che sarebbe stata proprio lei, incontreremo a breve”.

Tornando al 7 maggio, quel giorno il sindacato di polizia manifesterà “per lamentare la disparità di trattamento subita dai colleghi condannati per colpa e mandati in carcere per scontare sei mesi di pena. Non mancheremo poi di continuare ad evidenziare l’incredibile difformità delle pronunce di diversi tribunali della libertà”. Il riferimento è alla disparità di trattamento dei colleghi pregiudicati. Mentre il tribunale di Bologna ha deciso per il carcere per Paolo Forlani e Luca Pollastri, quelli di Padova e di Milano hanno concesso i domiciliari a Monica Segatto e a Luca Pontani, in applicazione dello svuota-carceri. Di qui quello che Maccari definisce un “legittimo sospetto”, di cui “ne pagano le conseguenze persone che, in realtà, scontano solo la colpa di vestire la divisa che li rende il bersaglio dell’astio, del desiderio di vendetta e del rancore di troppi”.

Quale sia questo “legittimo sospetto” viene chiarito in una lettera inviata a parlamentari, ministri e presidenti di Camera e Senato: “cosa ha realmente spinto solo il tribunale di sorveglianza di Bologna a negare, ai poliziotti, l’applicazione di leggi dello Stato che dal 1975 sono state riconosciute a chiunque altro?”. La missiva prosegue stigmatizzando chi continua “a partecipare all’indignazione strumentale per la nostra iniziativa a Ferrara del 27 marzo”. Il Coisp ripercorre quindi le tappe della vicenda, ricordando che il sindacato “non manifestava né ha mai manifestato contro la sentenza di condanna, né contro la signora Patrizia Moretti, alla quale peraltro nessuno ha rivolto le spalle in senso di disprezzo, avendo invece preferito concludere la manifestazione in anticipo di qualche minuto rispetto all’orario previsto, piuttosto che dare adito a quello che poi la signora Moretti ha ugualmente definito l’essere stati “vigliacchi” per avergli girato le spalle”.

Sempre un mese fa Maccari aveva dato un’altra versione di quel voltare le spalle: “siamo andati via all’orario stabilito”.

Il sindacato spinge inoltre ai parlamentari a chiedere alla senatrice ferrarese Maria Teresa Bertuzzi “(appartenente al Partito Democratico come il sindaco della città di Ferrara Tiziano Tagliani) di spiegare cosa l’ha portata ad affermare dinanzi all’assemblea del Senato, che il Coisp aveva manifestato “proprio sotto le finestre dell’ufficio in cui lavora la madre (di Federico Aldrovandi)” quando ciò non era assolutamente vero, e che trovino opportuno far luce su ciò che ha spinto il Tribunale di Sorveglianza di Ferrara (di Bologna, ndr) a negare la detenzione domiciliare ai menzionati poliziotti, contrariamente a quanto poi fatto dagli omologhi uffici di Padova e Milano”.

da www.estense.com

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1 Commento


  • legalist

    bisogna riflettere perchè due procure milano e padova hanno concesso le pene alternative mentre bologna no. Si tratta di un reato colposo e nessuno è dentro dal 1975. Partendo da ciò onestamente si puo aprire il dibattito. Capisco che la legge a volte è imbarazzante. Eppure ho partecipato a tante manifestazione sotto i carceri per l’applicazione delle pene alternative senza se e senza ma. Qui mi pare che il fatto che siano poliziotti vi crea un muro mentale.

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