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Bergamo: è record di Carabinieri indagati. Per corruzione

Ci stiamo abituando ormai progressivamente ad accettare il fatto che un numero sempre più alto di uomini e donne in divisa vengano processati – anche se difficilmente condannati – perché ritenuti responsabili di vari reati, anche gravi. Ma che in una sola inchiesta vengano denunciati ben 21 esponenti dell’Arma dei Carabinieri sembra un vero e proprio record. E’ accaduto nei giorni scorsi a Bergamo, dove sono stati alla fine 49 gli indagati per reati come corruzione, furto, truffa, favoreggiamento e peculato che hanno coinvolto anche due compagnie di carabinieri, quella di Bergamo e quella di Zogno, e la tenenza di Seriate, sempre nel Bergamasco. Una vicenda gravissima che ha visto anche due persone perdere la vita: a Seriate uno dei carabinieri coinvolti, il Brigadiere Pierluigi Gambirasio, tre anni fa si è tolto la vita così come una imprenditrice di Zogno, Silvana Sonzogni. 

Secondo le cronache locali dei quotidiani, al centro di tutta la vicenda ci sarebbero il Maresciallo dell’Arma, Vito Cavallo, che all’epoca era di stanza a Zogno, e anche l’ex Comandante della compagnia, il Capitano Filippo Bentivogli, che conviva con l’imprenditrice che poi decise di togliersi la vita nel novembre dello scorso anno. Secondo gli inquirenti l’ufficiale sarebbe coinvolto in un giro di festini in Valle Brembana durante i quali è stato accertato l’uso di droga che il capitano non si era premurato di denunciare (è ora indagato anche per concorso in spaccio).
Oltre ai due ufficiali nell’inchiesta sono incappati anche vari appuntati, brigadieri e marescialli. Le differenti attività illecite avrebbero ruotato per anni attorno alla Consulenza incidenti stradali (Cis), una società di Bergamo che offre servizi per far ottenere il risarcimento dei danni in caso di sinistri automobilistici. Personale di cliniche e ospedali, con l’ausilio di esponenti dell’Arma, avrebbero passato i dati riservati delle persone coinvolte alla Cis, in modo che l’azienda potesse presentarsi per prima per offrire i propri servizi e bruciando così la concorrenza. Un filone dell’inchiesta verte sull’accusa di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio. Il personale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, delle cliniche Gavazzeni, del Bolognini di Seriate, così come degli ospedali di Alzano Lombardo, Treviglio e Ponte San Pietronomi, avrebbero fornito indirizzi e prognosi di pazienti visitati nei pronto soccorso a Emanuele Calogero, 53 anni, di Bergamo, titolare della Cis. Le indagini partono dalle dichiarazioni di una signora che, dopo una visita al pronto soccorso di Seriate in seguito a un incidente poco grave, sarebbe stata contattata da Gilberto Donghi, dipendente della Consulenza incidenti stradali. L’uomo avrebbe riferito alla donna di avere ricevuto i suoi dati dall’ospedale, che a sua volta ha presentato un esposto in procura facendo partire l’inchiesta. Gli investigatori hanno così scoperto che alcuni dipendenti di ben sei ospedali e cliniche fornivano le liste con i dati dei pazienti alla Cis, in cambio naturalmente di un compenso che andava dai 100 ai 150 euro al mese. Poi l’indagine si è allargata ai carabinieri che avrebbero collaborato con la Cis, ritoccando o annullando illegalmente memoriali di servizio o verbali, facendo risultare finti straordinari. Ma alcuni dei militari sono indagati anche per omissioni d’atti d’ufficio  concorso in spaccio per stupefacenti.

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