Menu

Omicidio Aldrovandi: una condanna (minima) e una prescrizione per gli agenti che depistarono

Un passo avanti e due indietro oggi nell’inchiesta sull’uccisione del giovanissimo Federico Aldrovandi ucciso a Ferrara da quattro poliziotti nel corso di un fermo all’alba del 25 settembre del 2005.

All’esame della Corte di Cassazione due agenti accusati di aver depistato le indagini sui quattro colleghi responsabili dell’accaduto e poi condannati a 3 anni e 6 mesi per omicidio colposo.
La Suprema Corte ha annullato oggi, in quanto caduta in prescrizione, la condanna a 10 mesi di reclusione per favoreggiamento e omissione di atti di ufficio inflitti all’agente di polizia Marcello Bulgarelli, accusato, come addetto alla centrale del 113 la mattina del 25 settembre 2005, di aver interrotto su richiesta di un collega la registrazione in cui questi gli aveva raccontato la dinamica reale dei fatti.
La VI Sezione Penale della Corte di Cassazione ha invece confermato la condanna a 8 mesi per l’altro poliziotto imputato, Marco Pirani, dichiarando “inammissibile per tardività” il ricorso presentato dalla difesa dell’ispettore  di polizia giudiziaria in servizio alla Procura di Ferrara durante le indagini tra 2005 e 2006, contro la condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bologna il 9 luglio 2012. A Pirani era contestato di non aver inserito nel fascicolo del Pm il registro delle telefonate arrivate al 113 quando Aldovrandi morì in seguito al pestaggio in strada.
Di fatto, paradossalmente, anche se la Cassazione ha riconosciuto che sulle indagini depistaggi e inquinamenti delle prove ci furono, nessuno dei due agenti ritenuti responsabili farà un solo giorno di carcere e tantomeno perderà la sua divisa, andando a fare compagnia ai quattro colleghi pure riconosciuti colpevoli della morte di Federico Aldrovandi e che tanto si prodigarono di difendere.
Patrizia Moretti, la mamma del ragazzo ucciso e tra le principali animatrici della battaglia per la verità e la giustizia per le vittime di ‘malapolizia’, non ha potuto che esprimere la propria “Grandissima delusione”. “Purtroppo i tempi della giustizia sono lesivi per la giustizia stessa – ha detto all’agenzia Adnkronos la madre di Federico – La giustizia è la vera vittima della prescrizione, che arriva dopo anni di lavoro per i tribunali oltre che per le persone coinvolte che si sono spese per far emergere la verità. Tuttavia il resto è confermato”, aggiunge. La madre di Federico esclude di rivolgersi anche alla giustizia europea. “Io volevo che si conoscesse la verità e direi che ormai si sa bene cosa è accaduto. Di tribunali ne ho abbastanza”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *