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Napoli, un immigrato accusa: “massacrato di botte dalla Guardia di Finanza”

«Ricordo solo le loro scarpe e la mia testa come fosse un pallone. Ho avuto paura di morire!». Questo il racconto che Magnane Niane, senegalese di 47 anni, ha fatto ieri al presidente della sua comunità Omar Ndjaye, e all’avvocato Liana Nesta, che si erano recati in ospedale per accertarsi delle sue condizioni di salute, divenute improvvisamente critiche, successivamente ad un arresto da parte della Guardia di Finanza. Cos’era successo? Ieri mattina, a Napoli, un massiccio intervento dei baschi verdi veniva effettuato sugli ambulanti immigrati, che lavorano tra l’area della Maddalena e la Duchesca. Si sarebbe potuto e dovuto trattare di un normale controllo di routine, ma così non è stato. D’altronde, la durezza e la violenza sono diventate un tratto distintivo, che emerge sempre più frequentemente, durante le azioni, anche più banali, compiute dalle forze dell’ordine.
Ma andiamo avanti. Secondo le testimonianze dei tanti presenti, l’intervento degli uomini della Guardia di Finanza si è caratterizzato, sin da subito, per le sue modalità molto aggressive –non stentiamo a crederlo- generando tensioni e paure tra gli immigrati. Ovviamente, si levano proteste e, a quel punto,  alcune decine di ambulanti  vengono tradotti nella caserma della Guardia di Finanza di via Gianturco. Tra loro c’è, appunto, Magnane Niane che, tra l’altro, non ha nemmeno una bancarella sua e lavora per un italiano. Magnane entra in caserma in normali condizioni e ne esce, qualche ora più tardi, in ambulanza. Lo ritrovano, in ospedale, letteralmente gonfio di botte, estremamente dolorante, con ecchimosi, contusioni e lacerazioni su tutto il corpo, testa compresa. è lo stesso referto medico, peraltro, a confermarlo.

il pestaggio è avvenuto, dunque, in caserma, mentre Magnane era già in manette. Lui, come gli altri, era stato infatti portato via dalla Maddalena già con le mani legate in avanti. Una volta in caserma, poi  –come egli stesso racconta- gli è squillato il telefonino nella tasca della tuta. Quando ha provato a prenderlo -forse per avvisare che era stato fermato- ha ricevuto la prima sberla. Quando ha cercato di raccogliere il telefono caduto in terra, è arrivata la seconda ed infine 3-4 finanzieri si sono avventati su di lui, con calci e pugni. «Ricordo solo le loro scarpe e la mia testa come fosse un pallone. Ho avuto paura di morire!». Ovviamente, pronta e scontata, nonché irritante e disonorevole, la smentita del comandante dei baschi verdi: «Sono ferite da autolesionismo, quelle che l’uomo si è fatto medicare nell’ospedale Loreto Mare. Lo stesso in cui sono finiti tre miei militari per le lesioni provocate dai suoi morsi». Il racconto di Magnane, però,  è stato confermato anche dagli altri immigrati, presenti in quel momento in caserma. Ora, Magnane  è in ospedale, in stato di fermo, ed è accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Un assurdo! Come si fa a ipotizzare il reato di resistenza per un uomo che è già in caserma con le mani legate? Evidentemente è possibile. Del resto, è cosa nota da tempo, come continuano a confermare i tanti, allucinanti episodi riportati dalle cronache: quando si viene fermati da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, o si entra in una caserma, in Italia, tutto può succedere. Dai malori attivi degli anarchici, che si defenestrano da soli, alle accidentali cadute, mentre si è in piedi, sempre da soli, in cella, e che provocano fratture e lesioni multiple; dagli improvvisi raptus di masochismo, con lacerazioni auto inflitte, in persone fino ad allora psichicamente stabili, alle morti per infarto in ragazzi di appena 20 anni, cui viene però trovato il torace fracassato ed il corpo martoriato. Vedi i casi Aldrovandi e Cucchi, tanto per citare i più noti. Avvenuto il pestaggio, Magnane è stato lasciato sul pavimento, con le manette girate alle spalle e, solo dopo molto tempo, e dopo molte richieste degli altri immigrati presenti, è finalmente arrivata l’ambulanza. Al Loreto Mare, sono poi stati portati anche altri immigrati con lesioni minori.
A questo punto, facciamo decisamente nostre le parole espresse dal Forum Antirazzista della Campania in un comunicato: «E’ davvero inaccettabile quello che è accaduto a Napoli e dimostra, purtroppo, ancora una volta, come i migranti siano dei cittadini di serie B, esposti ad abusi e violenze persino da chi dovrebbe impedirle». Chiariamo che non s’intende discutere, qui, in termini formali, la legittimità dell’intervento degli uomini della Guardia di Finanza, anche se continuiamo a chiederci il senso di questa guerra contro i più deboli, contro persone che cercano solo di sopravvivere, in mancanza di adeguate politiche di inclusione, facilmente attuabili con bandi e occasioni di emersione per chi fa lavoro ambulante: e ci riferiamo sia ai migranti che agli autoctoni; ma quanto è successo ieri  è gravissimo e intollerabile. La dimostrazione pratica che il fascismo e il razzismo delle forze dell’ordine, qualunque divisa indossino, in questo paese, non sono un’invenzione, propagandata strumentalmente, ad opera di alcuni comunisti sovversivi, ma una realtà di fatto, che, oramai, non può e non deve più essere tollerata. I soprusi, le angherie, le violenze di qualunque  natura–dai pestaggi alle infami minacce (sempreché ci si limiti soltanto a minacciare) di stupro, nei confronti delle donne- compiuti da chi, nascondendosi vigliaccamente dietro un’uniforme e abusando del proprio potere, agisce in deroga ad ogni principio democratico e in violazione dei più elementari diritti umani, vanno condannati e fermati ad ogni costo. Basta con la repressione elevata a modello sistemico e a prassi metodologico-disciplinare, declinata nelle sue più svariate forme e con lo scopo di agire da contenitore o normalizzatore sociale e da collante per un potere statale, sempre meno democratico e sempre più autoritario; sempre meno autonomo e sempre più asservito agli interessi finanziari di precisi gruppi di potere, che dettano, di fatto, le regole del nostro vivere sociale. Un potere di cui Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza rappresentano, troppo spesso, il braccio punitivo ed armato. Sempre più somigliante, diciamolo chiaro, agli squadroni della morte di fascista memoria!

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