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Processo Uva, ennesimo ribaltone

La procura alleggerisce la posizione degli agenti e ne chiede il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. L’avvocato Anselmo: «Siamo sorpresi»

Ennesimo ribaltone per il caso Uva. Alla prima udienza del processo che vede sul banco degli imputati i poliziotti e i carabinieri che la notte del 14 giugno 2008 fermarono Giuseppe Uva e il suo amico Alberto Biggiogero, il pm spiazza tutti con la sua richiesta di rinvio a giudizio, che riguarda solo il reato di abuso di autorità.
L’udienza è stata poi aggiornata al 30 giugno con il gup che, comunque, dovrà esprimersi su tutti i capi d’imputazione coatta, quindi anche per omicidio preterintenzionale e arresto illegale. È apparso assai perplesso Fabio Anselmo, l’avvocato di Lucia Uva, sorella della vittima: «Siamo tutti sorpresi per questa decisione della procura, non si capisce perché viene chiesto il rinvio a giudizio per l’abuso di autorità e non per gli altri reati, che sono comunque connessi».
Il Gip Giuseppe Battarino, chiedendo l’imputazione coatta degli agenti, aveva sostenuto che Uva «è stato percosso da uno o più dei presenti in quella stanza, da ritenersi tutti concorrenti materiali e morali».

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