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Risarcimenti: maxisconto per i poliziotti che uccisero Federico Aldrovandi

Quanto vale una vita umana? Poco, molto poco, a meno che non si tratti di qualche vip. Poco soprattutto quando si tratta di una vita spezzata da uomini in divisa “nell’esercizio delle loro funzioni”. Anche se i funzionari dello stato in questione sono stati condannati per omicidio, anche se colposo. Lo Stato, le sue istituzioni, i suoi apparati proprio non ce la fanno a infliggere una pena giusta e severa a chi in suo nome ha commesso un crimine.
La vicenda è quella, purtroppo, di Federico Aldrovandi, giovanissimo studente ferrarese morto all’alba del 25 settembre 2005 dopo essere incappato in un “controllo di polizia”. Dopo anni di battaglie, denunce, manifestazioni, appelli tesi a superare il muro di omertà e i depistaggi che proteggevano gli agenti responsabili della morte del diciottenne, oltre a una mite condanna in sede penale (tre anni e mezzo ridotti a sei mesi di reclusione a causa dell’indulto) ai poliziotti venne imposto un consistente risarcimento in denaro. 
Ma nei giorni scorsi la seconda sezione d’appello della Corte dei Conti di Roma ha deciso di decurtare massicciamente la somma decisa precedentemente dalla sezione di Bologna dello stesso organismo.

I poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi dovranno quindi risarcire cifre dai 16mila ai 67mila euro.

Inizialmente, era il luglio del 2013, la procura presso la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna aveva chiesto una rivalsa pari all’intera somma pagata dal Viminale alle parti civili dopo il processo di primo grado “a titolo di danno erariale e danno di immagine”: circa 467.000 euro a testa (1.870.000 euro in totale). Poi era addirittura scattato il sequestro conservativo dei beni dei poliziotti, e fu anche annullata la vendita, da parte dell’agente Luca Pollastri, di un appartamento ai suoi genitori nel tentativo di sottrarlo al risarcimento. Sembra che almeno sul fronte economico le istituzioni dello stato abbiano deciso di essere inflessibili.
Poi però i vari gradi di giudizio hanno pian piano ridotto la cifra iniziale a ben poca cosa, fino alla decisione definitiva della Corte dei Conti di Roma. A marzo del 2015 la sentenza di primo grado obbliga i quattro agenti responsabili della morte di Federico a risarcire sì lo Stato, ma solo del 30% dell’intera somma. E così, anziché 467.000 euro a testa, Enzo Pontani e Luca Pollastri vengono condannati a risarcire 224.512,18 euro ciascuno. Invece Monica Segatto e Paolo Forlani, a bordo della seconda volante intervenuta in via dell’Ippodromo a Ferrara, vengono condannati a pagare 56.128,05 euro ciascuno. Uno sconto calcolato sulla base di alcune circostanze “attenuanti”, di tipo oggettivo (l’inadeguata organizzazione del servizio imputabile all’amministrazione del Ministero), ma anche soggettivo (“gli ottimi precedenti di carriera”, “la forte tensione emotiva”, “il contesto operativo foriero di forte stress”…).
Ma anche quelle cifre devono essere sembrate eccessive ai giudici della Corte dei Conti di Roma, che nei giorni scorsi hanno sforbiciato ulteriormente i risarcimenti inflitti ai quattro agenti, riducendoli a 150 mila euro complessivi: 67mila a testa per Pontani e Pollastri e 16mila per Segatto e Forlani. Perché un tale regalo? A causa di un provvedimento di indulto secondo il quale i fatti che avevano provocato un danno erariale antecedente al 31 dicembre 2005 potevano essere in appello oggetto di condono con un risarcimento che poteva andare dal 10 al 30% del totale. Quella norma è stata nel frattempo abrogata ma siccome i fatti – cioè le percosse che portarono alla morte del ragazzo che tornava a casa dopo una notte trascorsa in un locale – sono accaduti nel settembre del 2005, quando la norma era ancora in vigore, i giudici contabili hanno deciso di essere buoni.

Ovviamente i genitori della vittima di mala polizia non hanno accolto con gioia l’ennesima dimostrazione di clemenza da parte dello stato nei confronti dei quattro poliziotti. “I condannati sono tornati al lavoro e nemmeno pagano il risarcimento. Cosa penso non ve lo dico” ha scritto su Twitter Patrizia Moretti, la mamma di Federico. “La coscienza di chi ha ucciso Federico non farà sconti. (…) Che dire…, rimane la loro coscienza di uccisori di un ragazzo di 18 anni. Uccisori senza una ragione, con l’aggravante di avere avuto una divisa. Sono convinto che la coscienza non farà loro alcuno sconto. Prima o poi tutto si paga, e soprattutto a livello interiore” è stato invece il commento del padre, Lino Aldrovandi che su facebook ha scritto: “Quelle grida di ‘basta e aiuto’ inascoltate e quell’averlo ‘bastonato di brutto per mezz’ora’ fino a rompergli addosso due manganelli saranno per sempre la colonna sonora e l’immagine della loro vita”.

 

 

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