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Sulla crescita rischio prezzi e tassi

 Pier Carlo Padoan, capo economista dell’organizzazione afferma che la crescita nel G7 (Giappone escluso) «sembra nettamente migliore oggi di quanto si annunciasse qualche mese fa». Può darsi, ma intanto tutte le previsio ni per il 2011 sono concordi nel ritenere che il secondo trimestre non sarà brillante e l’anno si chiuderà con un tasso di crescita globalmente inferiore a quello dello scorso anno. Il problema è che sul sistema economico globale incombono parecchie nuvole. Secondo l’Ocse a frenare la crescita contribuisce una disoccupazione ancora alta e in lentissimo riassorbimento. E se l’occupazione non aumenta o aumenta troppo poco, i consumi ristagnano. Il secondo nuvole è rappresentato dall’inflazione. Certo, la crescita dei prezzi è esogena ai sistemi economici e deriva dalle tensioni geopolitiche. Però gli aumenti dei prodotti ener getici si stanno trasmettendo rapidamente rischiando di ridurre ulteriormente il pote re d’acquisto (e i consumi) di centinaia di milioni di lavoratori e pensionati.

Molti economisti sostengono che un po’ d’inflazione può essere utile in quanto ren de il sistema economico più vivace, reattivo e innovativo. Può darsi, purché la crescita dei prezzi attraverso il meccanismo de gli aumenti dei tassi non dia un colpo di freno alla crescita. E’ sicuro, ad esempio, che domani la Bce alzerà dopo oltre 2 anni il costo del denaro. Quasi tutti gli analisti concordano su un incremento dello 0,25%, ma non è escluso che a Francoforte diano un colpo di freno più violento optando per un aumento dello 0,50%. In ogni caso gli effetti non dovrebbero essere nocivi. E questo perché il mercato ha già scontato gli aumenti. E questi aumenti per alcuni saran nonocivi. In primo luogo per chi deve pagare un mutuo a tasso variabile. Non a caso le rate da un po’ di mesi stanno aumentando.

Ma non è solo l’Europa a temere l’inflazione: ieri la People Bank of China (Pboc) con ha alzato di 25 punti base i tassi di interesse sui depositi e sui prestiti a un anno, portandoli rispettivamente al 3,25% e al 6,31%. Il precedente aumento risaliva all’8 febbraio. Prima ancora la Pboc aveva agito sulla leva dei tassi il 19 ottobre 2010 e il 25 dicembre 2010, dopo quasi tre anni in cui il tasso di riferimento era stato mantenuto invariato per cercare di stimolare l’economia contrastando la recessione globale. A forza di stimoli e visto che anche in Cina la speculazione va alla grande (soprattutto nel settore immobiliare, come nel resto del mondo) i prezzi al consumo a marzo dovrebbero aver superato il 5% e dovrebbe superare il 6% entro la fine del primo semestre.

Ci sono poi altri pericoli che incombono sulla crescita: le manovre restrittive di molti paesi per non far esplodere i conti pubblici; la necessità di proseguire nell’operazione di salvataggio e ricapitalizzazione del si stema bancario (proprio ieri il governatore della banca centrale spagnola ha fatto sapere che sono 13 gli istituti di credito che debbono adeguare il proprio capitale) e più in generale il bisogno di soldi da parte sia degli stati dissestati, ma anche di quelli «sani»: ormai c’è un ingorgo nelle emissioni e la fortissima offerta farà aumentare i tassi..

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