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La Grecia viene spinta sul baratro

E le agenzie di rating (tre, tutte statunitensi) hanno immediatamente abbassato il giudizio su Atene, dando il via a una sarabanda di speculazione al ribasso. Ma anche i governi europei, ora, ci vanno mettendo del proprio. Ci limitiamo a riportare il riassunto della giornata di oggi, fatto dall’Ansa, sufficiente a chiarire la dimensione del baratro su cui la Grecia è stata spinta; prima dai trucchi contabilit del conservatore Karamanlis e poi dall’arrendevolezza irresponsabile del “socialista” Papandreou.

La Grecia rischia il default: a dirlo è il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, mentre Fitch taglia di ben tre gradini il rating ellenico e minaccia ulteriori downgrade in assenza di un nuovo piano di aiuti. Data per probabile prossimo numero uno del Fondo monetario internazionale, Lagarde ha messo nero su bianco quello che tutti temono ma pochi hanno voluto chiamare con il suo vero nome, preferendo ricorrere all’artificio retorico della «ristrutturazione soft».

La Grecia – ha detto Lagarde – «rischia il default» e «i ministri finanziari europei hanno espresso forti dubbi riguardo ai lenti progressi» di Atene nel processo di risanamento finanziario. Ma di una uscita della Grecia dall’euro «non si parla nemmeno».

Mentre il Fmi avverte che l’Ue deve approntare un piano «più ampio» per l’Irlanda, è dunque sempre più in dubbio la capacità della Grecia di far fronte ai propri debiti. Ma l’uscita così netta usata dalla Lagarde, piuttosto che a eccitare i mercati, che anche oggi hanno spinto lo spread greco all’ennesimo record, sembra tesa a dare a un segnale politico: si vuole mettere pressione su Atene affinchè adotti subito nuove misure anti-deficit, fra austerity di bilancio e privatizzazioni.

Le stesse che chiedono gli ispettori di Fmi, Banca centrale europea e Commissione europea in missione ad Atene. In attesa di una svolta, i tecnici della troika avrebbero deciso – riferisce eKathimerini – di sospendere la loro missione. Quanto sia elevato l’allarme per Atene lo testimonia la decisione di Fitch di tagliare a “B+” dal precedente “BB+” il merito di credito greco. E la minaccia di scendere al livello “CCC” – al di sotto di gran parte dei Paesi africani – se Ue e Fmi non sborseranno un nuovo prestito in aggiunta a quello da 110 miliardi di euro varato lo scorso anno: senza nuovi soldi «il default sovrano greco è altamente probabile», spiega Fitch.

Anche l’ipotesi di ristrutturazione “soft” evocata dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker – avverte Fitch – equivale ad un’insolvenza sul debito e comporterebbe automaticamente un rating da default.

La decisione di Fitch – è la replica piccata di Atene – è influenzata dalle indiscrezioni di stampa e non tiene conto del rinnovato impegno del governo greco nel portare avanti il piano di riduzione del deficit e quello sulle privatizzazioni. Di certo, però, dai mercati così come dalle istituzioni finanziarie internazionali arriva un messaggio chiaro: servono nuove e credibili misure, così da sbloccare un nuovo piano di aiuti Ue-Fmi (si parla di 60 miliardi di euro aggiuntivi). In questa chiave va letta la decisione del primo ministro greco George Papandreou, di fronte a scioperi e proteste, di chiedere alle opposizioni l’appoggio ai 50 miliardi di privatizzazioni messe in cantiere e al piano di austerity imposto dalla troika.

Intanto si delinea più chiaramente il passo successivo: messa da parte (per ora) la strada della ristrutturazione, i leader europei pensano a un’intesa con le banche che hanno in portafoglio i titoli di Stato greci, incentivandole a non venderli e a sostituirli alla loro scadenza con nuove obbligazioni. «Qualunque cosa che si basi su una intesa volontaria da parte delle banche è bene accetta», ha confermato oggi la stessa Lagarde.

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