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La tempesta perfetta travolge “i mercati”

Diciamo la verità: siamo un piccolo giornale on line, ma non abbiamo gli occhi foderati di prosciutto confromista come i grandi media (tv, carta, on line “mainstream”). Non ci siamo fatti prendere per il naso dal “travolgente inizio” della mattinata a Milano (potete vedere da soli quali quotazuoni folli erano state raggiunte e il nostro modesto giudizio su tali “prestazioni”).del principale formattatore di notizie in Italia: l’Ansa.

Per le Borse di mezzo mondo è l’ennesima giornata da incubo. Le prime a cedere terreno sono le Piazze asiatiche dopo il downgrade del rating Usa deciso da Standard & Poor’s. Il timore è che il provvedimento, primo del suo genere contro Washington, possa destabilizzare i mercati finanziari mondiali. Singapore, Seul e Shanghai finiscono così col viaggiare sui minimi del 2011. E il ‘leit motivè non cambia in Europa. Nel vecchio Continente non basta la prospettiva di un intervento della Bce sui titoli di stato di Spagna e Italia. Il nervosismo che accompagna i listini da giorni si ripete con il settimo calo consecutivo. È così un’altra seduta da dimenticare, una delle peggiori dall’avvio della crisi: l’indice d’area Stxe 600, che torna sui livelli di agosto 2009, cede oltre 4 punti percentuali. Uno scivolone che si traduce in oltre 197 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati. E la giornata è soprattutto in picchiata per Atene che chiude a -6% con l’indice guida Athex sotto la soglia psicologica dei 1.000 punti. Ma la debacle è totale con Parigi che lascia il 4,6% e Francoforte oltre il 5 per cento. Milano che oscilla pericolosamente con una seduta in perenne altalena in qualche modo cerca di limitar i danni anche se finisce col cedere il 2,35%. Resistono i bancari, un pò meno Fiat che collassa con le previsioni negative di Bofa Merril Lynch sul mercato europeo e nordamericano dell’auto e dei veicoli industriali. Nella sostanza l’ ‘Orsò si affaccia ufficialmente sui listini europei. Lo Stoxx 600 ha, infatti, ceduto il 20% dai massimi di febbraio: un calo di questa magnitudo segnala l’ingresso delle Borse in un ‘bear market’, cioè una forte crisi dei listini. Tornano, invece, a respirare i titoli di stato con gli acquisti da parte della Bce. Lo spread Btp-Bund dopo i 400 punti base della scorsa settimana, si riporta a 300, oscillando poco sopra i 290 punti con l’avvio di Wall Street da subito in forte calo. Più stabile invece il differenziale di rendimento dei Bonos spagnoli con il Bund che viaggia sui 286 punti

Per chi non sa come poi la giornata è finita sulle piazze europee, ecco una scheda riassuntiva “ufficiale”

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Intorno alle 10,30 l’euforia si è dimezzata: +2,18%. E la giornata sarà lunga…

Apertura euforica a Piazza Affari, con il Ftse-Mib che guadagna il 4,5%, mentre Francoforte viaggia vicino alla parità, Parigi guadagna più di un punto e Madrid il 3,3%. Forte calo degli spread fra Btp italiani e Bund tedeschi dopo la decisione della serata di ieri della Bce di acquistare titoli di stato italiani e spagnoli: il differenziale è a 290 punti, in discesa libera rispetto agli oltre 400 punti di venerdì.

L’annuncio che la Bce acquisterà titoli di stato spinge al rialzo l’euro. La moneta unica scambia a 1,4396 rispetto agli 1,4212 a cui aveva chiuso venerdì.

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A quasi due ore dall’inizio delle contrattazioni, la Borsa di Hong Kong perde il 3,86%. L’indice Hang Seng è arrivata a perdere oltre il 4% nelle prime due ore di contrattazione. Stesso risultato anche per Shanghai, che perde il 3,83%.

La Borsa indiana ha aperto oggi in netto ribasso confermando al sofferenza dei mercati asiatici dopo l’abbassamento del rating del debito statunitense. Poco dopo l’apertura delle contrattazioni, Mumbai segnalava una perdita di 408,30 punti (-2,36%), con l’indice Sensex dei 30 migliori titoli che era sceso sotto la soglia psicologica dei 17.000 punti.

La Borsa di Tokyo amplia le perdite con una brusca accelerata: l’indice Nikkei, a pochi minuti dall’apertura della seconda sessione degli scambi, perde il 2,56%. Il coreano Kospi alle 6,45 italiane perde addirittura il 6,55%.

Sul finale di seduta, come accade sempre dopo cadute vertiginose delle quotazioni, c’è stato un lieve recupero delle quotazioni dovuto proprio ai prezzi molto bassi delle azioni, che permette di fare – forse – buoni affari anche in piena tempesta. Ma l’oro – eterno bene rifugio – ha toccato sulle piazze asiatiche i 1.700 dollari l’oncia Record assoluto, naturalmente.

A nulla sono servite le dichiarazioni dell’ultimo minuto da parte dei ministri finanziari del G7, della Bce e dei vertici statunitensi. C’è ora tra gli “investitori istituzionali” (banche, fondi, assicurazioni, ecc) la certezza che non esiste più nessuna certezza, che tutti i “porti sicuri” da cui uscivano all’assalto delle prede deboli (paesi, società, monete) come pirati dalla Tortuga sono ora sottoposti allo stesso bombardamento. Quei porti erano davvero pochi – gli Stati Uniti, fondamentalmente, perché i “paradisi finanziari” vanno bene al massimo come deposito di denaro da muovere a una certo ordine – e gli “investitori”, anche quando agiscono all’unisono, sono soggetti in concorrenza fra loro. Possono fare “cartello” contro l’azione della politica globale (per esempio sono facilmente riusciti a impedire qualsiasi pur timida “riforma” della finanza globale che potesse ostacolare il loro libero agire), ma non possono agire come soggetto unitario “costruttivo”. Non è nella loro natura. E quindi, alla fine, la loro azione – sintesi finale di un modo di produzione orientato soltanto dal profitto – è arrivata a distruggere le proprie stesse basi. Gli squali cominciano a mangiarsi tra di loro.

L’unico “problema” è che così facendo – come elefanti impazziti dentro una cristalleria – distruggono la vita economica del paneta.

E’ il primo giorno della fine dell’egemonia Usa sul mondo, avevamo scritto subito. Ma nella storia – bisogna saperlo – nessun passaggio egemonico è avvenuto in modo tranquillo, pacifico o per “via deocratica”.

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G7 verso un’azione congiunta sul debito. Per il NY Times salvare l’Italia costerebbe 1.400 miliardi


I leader mondiali cercano una risposta alla crisi del debito: ai problemi europei, con l’Italia e la Spagna in difficoltà, si aggiunge il downgrade degli Stati Uniti e sale la paura di una nuova Lehman Brothers sui mercati. Contatti a tutto campo fra le autorità culminano in una riunione dei viceministri del G20 e in una conference call d’emergenza del G7, che si dovrebbe tenere nella notte europea.

Contatti internazionali che si dovrebbero tradurre – secondo indiscrezioni – in comunicazioni ufficiali prima dell’apertura della Borsa di Tokyo e in cui si affermerà la fiducia nell’economia americana e nei titoli di stato statunitensi nel tentativo di smorzare le pressioni del taglio del rating di Standard & Poor’s.

New York Times , salvataggio Italia costerebbe 1.400 mliardi
Il “G7 telefonico” si terrà dopo la riunione del consiglio direttivo della Bce, con all’ordine del giorno, oltre che il downgrade Usa e la tempeste dei mercati, l’acquisto di titoli di stato spagnoli e italiani. Il salvataggio dell’Italia – secondo le stime del New York Times – costerebbe 1.400 miliardi di dollari e quello della Spagna ulteriori 700 miliardi di dollari. Cifre elevate anche per la Bce che potrebbe aver bisogno dell’aiuto – secondo alcuni analisti – della Fed e di altre banche centrali in un’azione coordinata sui titoli di stato. Ma restano dubbi sulla possibilità che la Fed e gli altri istituti possano aiutare l’istituto di Francoforte. La Fed, infatti, ha già un portafoglio titoli americani per oltre 2.000 miliardi di dollari e si trova in una posizione difficile: la stretta delle spese pubbliche con l’accordo sull’aumento del tetto del debito lascia infatti la Fed sola nell’aiutare l’economia Usa.

Al vaglio anche misure di liquidità d’emergenza, possibilmente coordinate sull’asse Europa-Usa-Asia, per evitare una stretta del mercato monetario. I mercati si augurano un terzo round di allentamento monetario e guardano con attenzione alla prossima riunione del Fomc il 9 agosto e a Jackson Hole, dove si terrà alla fine del mese il consueto incontro dei banchieri centrali e dove il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha annunciato lo scorso anno il piano da ulteriori 600 miliardi di dollari di acquisti di titoli di stato.

Dalla riunione del G7 non sono attese – secondo indiscrezioni – misure concrete: l’obiettivo è restituire fiducia ai mercati prima dell’apertura. I sette grandi valuteranno però anche le opzioni a loro disposizione. Una delle ipotesi sono gli incentivi fiscali per favorire gli investimenti delle aziende. Il Giappone è pronto a intervenire sul mercato monetario. Nelle ultime ore le autorità europee hanno offerto il proprio appoggio agli Stati Uniti dopo il primo downgrade della loro storia: senza un’economia americana che cresce le possibilità per l’Europa di ridurre il deficit e il debito si riducono. E le recenti difficoltà di Italia e Spagna hanno alimentato l’idea della necessità di maggiore coordinamento fra l’Europa e il G7. Il ministro delle finanze francese, Francois Baroin, è rimasto in contatto durante l’intero fine settimana con i ministri delle finanze del G7. E al segretario al Tesoro Timothy Geithner ha ribadito la «completa fiducia nell’economia americane e nei suoi fondamentali» ha dteto Baroin. La cancelliera Angela Merkel è rimasta in contatto con il presidente francese Nicolas Sarkozy e il presidente Barack Obama. Il ministro delle finanza olandese, Jan Kees de jager, ha espresso fiducia negli Stati Uniti.

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