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Volatilità, quando i capitali non sanno che pesci prendere

Alla Borsa di Milano stamattina c’era stata una apertura positiva seguita immediatamente dal segno meno, con il Ftse Mib e con le borse europee che virano in territorio negativo. Il Ftse Mib è colato subito a picco, cedendo più del 2%; poi Piazza Affari è riuscita a dimezzare le perdite dopo l’ufficializzazione da parte della Consob sullo stop alle vendite allo scoperto che è stato deciso insieme alle autorità di Spagna, Francia e Belgio. Il divieto è già scattato alle 9 ora italiana e durerà 15 giorni, come in Spagna e Francia. Nel comunicato si legge che la Consob ha deciso “l’adozione di misure restrittive sulle posizioni nette corte”, appunto vendite allo scoperto, in linea con quanto è stato deciso dalle autorità francesi, spagnole e belghe. Stando ai dati forniti da Bankitalia , nel mese di giugno il debito pubblico italiano ha testato un nuovo massimo storico a 1.901,9 miliardi. Sul fronte dell’Eurozona, è attesa per la riunione di emergenza che Merkel e Sarkozy terranno il prossimo martedì 16 agosto per discutere sulla governance della Ue.

Poi ha prevalso un po’ di euforia e gli indici hano ripreso a salire. Le cause sono chiare: prezzi molto bassi dei titoli e “sensazione di certezza” (i governi e le varie istituzioni internazionali faranno di tutto per impedire un crollo catastrofico del mercato finanziario; a costo di strangolare i propri popoli, togliendo loro fino all’ultima conquista sociale.

Vale la pena di leggere alcuni degli articoli che hanno accompagnato l’evoluzione dei mercati nella giornata.

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Wall Street positiva, l’Europa allunga con banche e assicurazioni

Partenza in leggero rialzo per gli indici della Borsa americana. Nei primi scambi l’indice Dow Jones guadagna lo 0,81%, il Nasdaq lo 0,64% mentre l’S&P500 è in rialzo dello 0,81 per cento. Proseguono brillanti intanto le piazze europee. Gli indici FTSE MIB e FTSE IT All Share di Piazza Affari guadagnano il 4,21 e il 4,23% rispettivamente. Bene anche il DAX 30 di Francoforte (+3,67%) e il CAC 40 di Parigi (+3,82%) nonostante i pessimi dati sulla crescita del Pil.

Vendite al dettaglio negli Usa ai massimi da marzo
Sul fronte dei dati macroeconomici si segnala il leggero rialzo, nel mese di luglio, delle vendite al dettaglio degli Stati Uniti. I consumatori hanno speso di più rispetto ai mesi precedenti in benzina, elettronica e altri settori, allentando i timori per un ritorno alla recessione, anche se il tasso di disoccupazione rimane alto e l’economia prosegue a passo rallentato. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, l’indicatore è salito dello 0,5 per cento a 390,42 miliardi. Le vendite al dettaglio hanno segnato i massimi da marzo.

Fiducia ai minimi storici
Negativo invece l’indice Michigan sulla fiducia dei consumatori Usa. L’indice arretra da 63,7 a 54,9, molto al di sotto degli attesi 63 punti. A far crollare l’indice sono almeno tre fattori concomitanti: l’alta disoccupazione, i bassi salari e le liti sul tetto del debito Usa, che hanno portato Standard and Poor’s a tagliare il rating a tripla A degli Stati Uniti. «Mai nella storia di questo rapporto – dice il direttore responsabile dell’indice, Richard Curtin – abbiamo avuto tanti intervistati che spontaneamente hanno fatto riferimento al ruolo negativo svolto dal governo». L’indice sulle aspettative tocca anch’esso un minimo storico a 45,7 punti, contro i 56 punti di luglio e contro gli attesi 55,3 punti.

Acquisti su banche e assicurazioni
Bene i bancari con l’indice settoriale eurostoxx che segna la migliore performance a livello europeo insieme con le assicurazioni. Corrono a Parigi Société Générale e Bnp Paribas oggetto nei giorni scorsi di rumors incontrollati che hanno causato violente oscillazioni di prezzo. A Milano guidano i rialzo Mediolanum (+10%) e Mediobanca (+9,96%). Brillanti anche Fondiaria – Sai (+9,22%), Banco Popolare (+7,6%) e Banca Popolare di Milano (+6,40%)

Spread BTp-Bund stabile
Si riduce fino sotto i 270 punti base lo spread Btp-Bund (269,8), lo stesso livello dei Bonos spagnoli. I rendimenti del decennale italiano e di quello di Madrid sono in calo al 5%. Il premio di rischio della Francia torna sotto i 70 punti a 67,1. Si raffreddano anche le quotazioni dei credit default swap sui debiti sovrani dell’Eurozona. I derivati che assicurano sul rischio fallimento della Francia si sono avvicinati a valori record in mattinata. Gli swap sulla Francia – scrive Bloomberg citando i prezzi Cma – sono saliti di 4 punti base a 173 mentre i contratti sul debito di SocGen sono balzati di 18 punti base alla quota record di 346. Poi la discesa di pari passo con il recupero dei listini. In ripresa anche l’euro che quota 1,4258 dollari in rialzo rispetto agli 1,4143 della vigilia.

Stop allo short selling (ma non concordato)
Intanto la Consob ha deciso di vietare per 15 giorni le vendite allo scoperto. Lo stesso è avvenuto in Francia, Spagna e Belgio, mentre le autorità tedesche hanno per parte loro imposto lo stop da oltre un anno La decisione era stata anticipata da indiscrezioni del New York Times che parlavano di uno stop concertato a livello europeo. Tuttavia l’unità di vedute su questo fornte resta una chimera. Le autorità della Gran Bretagna infatti hanno ribadito di non avere intenzione di imporre a loro volta messe al bando sulle vendite allo scoperto in Borsa.

Petrolio in rialzo
Il prezzo del petrolio risale sopra 87 dollari. A New York il Light crude avanza di 71 cent a 86,43 dollari, dopo aver toccato un massimo di 87,18 dollari. Cresce anche il Brent di 43 cent a 108,45 dollari, dopo aver raggiunto un top di 109,16 dollari.

12 agosto 2011

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Sui mercati si surriscalda anche l’indice di «fiducia»

Walter Riolfi


In meno di 11 anni, si sono viste due recessioni ed entrambe indotte dal crollo dei mercati finanziari: principalmente da quelli del credito nell’ultima cruenta, «grande contrazione», per usare la terminologia di Kenneth Rogoff; da quelli azionari o, meglio, dei titoli tecnologici (oltre all’eccesso d’investimenti), nella mini recessione del 2000-2001.

A giudicare dal nuovo linguaggio della Fed e dalle inusitate misure monetarie intraprese tre giorni fa, se ne starebbe preparando una terza e anche questa generata dal debito (quello sovrano stavolta). È più probabile che la decisione di Ben Bernanke di tenere i tassi a zero per due o tre anni si riveli in tutta la sua pretestuosità. Ma quel che s’è visto ieri sui mercati, soprattutto per le banche francesi, potrebbe preludere a una pericolosa perdita di fiducia tra gli operatori e a una sorta di nuovo credit crunch (contrazione del credito).

Se ne sono viste le avvisaglie su SocGen e Bnp. Non diversamente dal 2008, i titoli bancari francesi sono stati bersagliati dalle vendite e dalle voci di presunte, gravi difficoltà finanziarie. La notizia che alcune banche asiatiche avrebbero tagliato o chiuso i prestiti agli istituti transalpini ha gettato nel panico gli investitori e richiamato un buon numero di speculatori. Quando un titolo, come SocGen, oscilla ripetutamente tra un +9 e un -9% nella concitazione creata dalle voci, significa che la mano dei ribassisti s’è fatta pesante. Ma la cosa più grave è che, vere o false che siano le voci di eventuali difficoltà, SocGen o Bnp non riescono più a trovare denaro sul mercato interbancario. Per fortuna la Bce è oggi un po’ più attrezzata di quanto fosse tre anni fa ed è probabile che le banche francesi (e forse non solo quelle) si siano finanziate al piuttosto oneroso tasso del 2,25%, come dimostrano i prestiti overnight balzati mercoledì sera a 4,1 miliardi di € (dai 2 milioni del giorno prima).

I problemi delle banche francesi parrebbero per il momento isolati. In Italia, ci dice il tesoriere di un grande istituto, tensioni sull’interbancario non si sono ancora viste. Ma i segni che la situazione sta peggiorando nell’area euro sono nell’aria da giorni. Il costo dei credit default swap sui bond a miglior rating è volato a 153 punti, il massimo dal 12 aprile 2009: un livello non lontanissimo dai 218 punti del dicembre 2008, al culmine della crisi seguita al fallimento di Lehman e al default di fatto di alcune tra le maggiori istituzioni internazionali. Il costo dei Cds ad alto rendimento è a 652, come nel luglio 2009 (il picco fu di 1.138 nel marzo 2009). Inoltre, l’indicatore che misura il funzionamento del mercato interbancario è volato a 46 punti, come nel maggio 2010 quando esplose la crisi greca (il record di 113 è ancora del marzo 2009), segnalando che sta diminuendo la propensione delle banche a prestarsi denaro.

Non è ancora il credit crunch, poiché le esitazioni tra gli operatori istituzionali non stanno per ora condizionando i prestiti alle imprese e alla clientela. Ma il confine tra la prudenza e la paura è talvolta sottile e facilmente intaccabile, quando viene meno la fiducia tra gli operatori. Non è la liquidità che fa difetto al sistema. Anzi ce n’è fin troppa, specie negli Stati Uniti, dove il tasso overnight è sceso fino a pochi centesimi. Il timore è che tutta questa liquidità, compresa quella accumulatasi nelle ultime settimane con i disinvestimenti dalle attività a rischio, finisca per essere trattenuta.

Per questo appare sempre più un azzardo la decisione della Fed di congelare i tassi d’interesse per «almeno due anni»: una misura che rischia di minare la già fragile fiducia dei mercati che ora s’interrogano sui tempi e sui modi di una possibile e incombente recessione. La decisione di Bernanke è forse peggiore di un nuovo quantitative easing che, quanto meno, crea distorsioni di breve periodo. Si potrebbe dire che così facendo la Fed si stia servendo di “armi improprie” che finiscono per mettere in difficoltà le altre banche centrali e le economie dei Paesi europei, del Giappone e degli emergenti.

Franco Bruni, docente di economia monetaria all’università Bocconi, fa notare come, dopo le pesanti manipolazioni dei mercati da parte delle banche centrali e della Fed in particolare, le valute non stiano più reagendo in maniera razionale. «Oggi le reazioni alla politica monetaria arrivano dai tassi d’interesse». Come se i rendimenti, specie quelli dei titoli di Stato, sopperissero al mercato dei cambi.

12 agosto 2011

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Qui si puù invece prendere atto, in un colpo solo, del carattere aleatorio della “solidità” presunta di alcune economie (come quella francese) e degli effetti traumatici che ha avuto la “cura di tagli” apportata all’economia greca. Siccome la madre degli imbecilli è sempre incinta e imitata un po’ da tutti, questo “successo” prefigura ciò che sarà dell’Italia – Portogallo, Irlanda, Soagna, ecc – tra qualche mese.

Rallenta l’economia francese: crescita zero nel trimestre. Pil Grecia -6,9% nel trimestre su anno

La crescita francese nel secondo trimestre dell’anno è stata nulla (0,0%) in confronto al primo trimestre del 2011, quando il Pil aveva fatto segnare un progresso dello 0,9%. Lo ha annunciato l’Insee, l’ufficio di statistica transalpino. Questa indicazione, anticipata dagli analisti, conferma il rallentamento dell’economia d’Oltralpe, anche se la Banca di Francia lunedì scorso ha ancora valutato il Pil del secondo trimestre in crescita dello 0,2%.

Calano i prezzi al consumo
In calo anche i prezzi al consumo transalpini, scesi nel mese di luglio dello 0,4% in confronto al mese precedente, quando erano saliti dell’1,9% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Il calo riflette soprattutto i ribassi dei prezzi di abbigliamento e calzature, oltre che di altri prodotti manifatturieri, in virtù dei saldi estivi, e la riduzione stagionale dei prezzi di alcuni prodotti alimentari freschi, ha spiegato l’Ufficio in un comunicato.

Migliora l’occupazione
In compenso l’economia francese nel secondo trimestre dell’anno ha creato 68.300 nuovi posti di lavoro, in rialzo dello 0,4%. Lo ha reso noto l’Ufficio nazionale di statistica (Insee). Il dato è migliore delle attese, che stimavano la creazione di 58.200 nuovi posti di lavoro.

Baroin: rispetteremo gli obiettivi di crescita
Il ministro dell’Economia francese, Francois Baroin, assicura che il suo paese rispetterà i suoi obiettivi di crescita del Pil e di riduzione del deficit. A chi gli chiede se Parigi intende tagliare le sue previsioni di crescita del Pil per il 2012, il ministro replica con un secco «no», assicurando che il governo intende ridurre la spesa pubblica, senza però minare il modello di welfare. Baroin apprezza la decisione dell’autorità europea di vietare le vendite a breve allo scoperto e assicura che il sistema bancario francese, colpito da un’ondata di vendite negli ultimi giorni, è tra i più sicuri del mondo. Inoltre Baroin si rivolge agli investitori e dice che devono aspettarsi forti proposte per la fine dell’estate, in seguito al vertice Merkel-Sarzozy, in agenda per martedì prossimo a Parigi.

Grecia: -6,9% Pil trimestre su anno
E’ calato oltre le attese il Pil della Grecia nel secondo trimestre del 2011. Nel periodo marzo-giugno di quest’anno il Prodotto interno lordo del Paese ha registrato una flessione del 6,9% rispetto agli stessi mesi del 2010, quando le stime erano per un calo del 5,1%.

12 agosto 2011

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