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La mano di Pechino sull’Italia manda in positivo le borse asiatiche

Le borse asiatiche sono in ripresa dopo i cali di ieri. Secondo Wall Street Italia, avrebbero beneficiato delle voci secondo cui il governo italiano sarebbe in trattative con il fondo sovrano di Pechino, China Investment Corp., per “significativi” acquisti di bond e per investimenti in aziende strategiche italiane. L’indiscrezione pubblicata dal Financial Times al momento non trova conferme ufficiali ma i rumors si sono diffusi rapidamente alimentando le aspettative.

A rassicurare i mercati sarebbero arrivate anche le parole di Wu Xiaoling, in precedenza vice-presidente della Banca centrale cinese. “Il panico dei mercati non è necessario e rischia solo di peggiorare le cose”, ha detto all’agenzia Reuters. “Sono d’accordo con la maggioranza, secondo cui l’euro non deve crollare”, ha aggiunto, dicendo che il forte rialzo dei rendimenti della Grecia è probabilmente solo un evento di breve periodo. “Continueremo a supportare le misure europee per mantenere la stabilità dell’euro” ha detto Wu Xiaoling.

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Il Tesoro conferma l’incontro con investitori cinesi. Pechino: no comment


Fonti del Tesoro confermano l’incontro fra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e Lou Jiwei, presidente della China Investment Corp, secondo fondo sovrano cinese e quinto al mondo per capitale potenziale d’investimento. Nessun commento sull’oggetto del colloqui che secondo le indiscrezioni riportate dal Financial Times potrebbe riguardare l’acquisto di titoli pubblici da pare di Pechino. Secondo quanto si apprende l’incontro è avvenuto lo scorso 6 settembre.

La Cina non ha nè confermato nè smentito. La portavoce del ministero degli Esteri cinese Jiang Yu, in una conferenza stampa a Pechino, si è limitata ad affermare che il suo ministero non è responsabile dei contatti sui problemi economici, dei quali si occupano «altri dipartimenti».

Ai colloqui – hanno confermato alcune fonti al Sole 24 Ore – hanno partecipato anche i vertici di Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce il 90% del neonato Fondo strategico italiano. Sul tappeto ipotesi di partecipazioni in investimenti.

La notizia, appena in rete (dopo aver fatto il giro di Twitter e di influenti blog finanziari), ha impattato sull’andamento del Dow Jones che intorno alle 20.30 di ieri ha azzerato le perdite di giornata, per poi chiudere in rialzo dell’0,63%.

Il quotidiano britannico ricorda che funzionari italiani del Tesoro, guidati da Vincenzo Grilli, avrebbero incontrato due settimane fa a Pechino responsabili del dondo Cic (fondato nel 2007, gestisce masse per 410 miliardi di dollari) e del China’s State Administration of Foreign Exchange (Safe), che gestisce masse per 3.200 miliardi di dollari.

Tremonti ha spesso in passato evidenziato i rischi di una «colonizzazione inversa» operata dalla Cina ma – secondo il Ft – starebbe comunque cercando l’appoggio cinese dopo che la Bce ha chiaramente detto che il programma di acquisto di bond governativi sul mercato secondario (inaugurato lo scorso 11 agosto) non può procedere all’infinito.

La notizia dei colloqui italo-cinesi arriva a poche ore dall’asta di BTp (tra i 5 e i 7 miliardi) in programma martedì 13 settembre. Intanto sul mercato secondario i BTp hanno visto decollare lo spread con il rispettivo Bund a 10 anni oltre 380 punti base.

Ieri il governo italiano ha collocato titoli di Stato a 3 e 12 mesi per un controvalore di 11,5 miliardi di euro pagando tassi tra l’1,9% e il 4,1%, nettamente più alti rispetto a quanto pagato nelle emissioni precedenti.

Gli analisti restano cauti, tuttavia, nel commentare l’entità di un’eventuale intesa italo-cinese sottolinendo che l’esito dei colloqui resta incerto e che probabilmente i fondi cinesi potrebbero intervenire con acquisti limitati.

Negli incontri italo-cinesi si sarebbe parlato di portare la partecipazione della Cina al debito pubblico italiano (1.900 miliardi di euro) dall’attuale 4% al 10%.


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