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Nel Mediterraneo ormai è guerra del gas

Sulla guerra nel gas pubblichiamo una interessante analisi di Lettera 43

Ankara, guerra del gas

Crisi tra Turchia e Cipro per il giacimento off-shore.

di Vita Lo Russo

Un nuovo braccio di ferro per vincere la ricca partita dello sfruttamento di giacimenti di gas off-shore nel Mediterraneo rischia di sfociare in un nuovo conflitto, come già successo nel Golfo Persico, Mar Caspio e nel Mare Orientale della Cina. Questo è lo scenario che si sta delineando tra Nicosia e Ankara.
Le trivellazioni nella fetta di mare a sud di Cipro erano state inaugurate da Israele. La società texana Noble Energy, incaricata da Tel Aviv, esplorando i fondali aveva scovato il Leviatano, il giacimento di gas più ricco del Mediterraneo.
Poi è arrivata Cipro che ha incaricato la stessa società americana di esplorare i fondali in una zona contigua all’area off-shore di sfruttamento israeliano scatenando l’ira di Ankara che ha annunciato l’invio nell’area di una propria piattaforma.
E anche se il gas off-shore cipriota e poco più di una goccia – 10 milioni di metri cubi – se paragonato al vasto lago sotterraneo israeliano – 5 mila miliardi di metri cubi – la posta in gioco è alta.

LA MINACCIA DI ERDOGAN. «Siamo pronti a finalizzare l’accordo con Cipro Nord, per inviare la nostra piattaforma al largo della costa», ha rivelato una fonte del ministero degli Esteri turco al Hurriyet Daily News.
E come se la situazione non fosse già abbastanza tesa, il governo di Ankara ha anche conferito all’esplorazione una veste militare. «La piattaforma, presumibilmente della Turkish petroleum corporation (Tpao), sarà scortata da un anello di navi da guerra», ha precisato la stessa fonte. Dal canto suo, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha sottolineato che se fosse necessario la struttura sarà presidiata anche con aerei da pattugliamento.
L’ultima volta che le navi da guerra turche avevano scortato carichi sensibili risale al 2010 quando l’esercito di Tel Aviv colpì la Freedom Flottilla che cercava di rompere l’embargo con Gaza, causando la morte di nove attivisti.

La violazione della Convenzione Onu del 1982

Secondo le autorità di Cipro del Sud le missioni di Ankara devono essere autorizzate dal governo di Nicosia, perché l’area interessata dalle trivellazioni esplorative rientra a pieno titolo nella Zona economica esclusiva (Zee) cipriota stabilita dagli accordi Onu nel 1982 che delimitarono le zone economiche off-shore delle isole, equiparandole alla terraferma. La Turchia non solo ha rifiutato di aderire alla convenzione Onu, ma ancora oggi è in rotta con Bruxelles per il rifiuto di accettare le suddivisioni territoriali del Mediterraneo, convinta che le acque cipriote rientrino sotto la propria Zona economica esclusiva.

GELO A BRUXELLES. La presa di posizione turca ha tutto il sapore di una provocazione il cui scopo va oltre il processo di riunificazione dell’isola. Non è un caso che lo scorso 18 settembre la Turchia avesse alzato la voce contro i vertici dell’Unione europea, per contestare un’altra questione finita sui tavoli della Commissione: la proposta di affidare la presidenza del secondo semestre 2012 a Cipro, Paese membro dal 2004.
«Se i negoziati di pace a Cipro non saranno conclusi», ha ribadito uno dei quattro vice di Erdogan, Besir Atalay, «e l’Unione europea assegnerà la presidenza di turno a Cipro Sud si aprirà una crisi anche tra Turchia e Ue». Crisi, che a quanto pare, ha tutta l’aria di poter essere anticipata.

Sotto al Mediterraneo 8 mila miliardi di metri cubi di gas

Sotto le acque comprese tra Siria, Cipro e Libano, oltre al Leviatano, si trovano altri quattro giacimenti: Tamar, Noa, Mari e Dalit. Tutti assieme potrebbero assicurare una riserva complessiva di 8 mila miliardi di metri cubi di gas (la Libia ne ha 1,5) per un’area che complessivamente serve appena 17 milioni di persone.

LE MIRE DI ISRAELE. Il gas del Mediterraneo eliminerebbe inoltre uno dei punti deboli di Israele: la mancanza di risorse energetiche proprie. Il petrolio di Tamar da solo sarebbe in grado di rifornire tutte le industrie del Paese per i prossimi 20 anni, il gas del Leviatano renderebbe indipendente Tel Aviv per addirittura un secolo. Oggi il fabbisogno di gas israeliano arriva per il 40% dall’Egitto. Ma i gasdotti del Sinai dopo la caduta di Hosni Mubarak sono stati attaccati cinque volte costringendo il governo ad alzare i prezzi di energia elettrica di quasi il 10% nel mese di agosto. E Ankara, come ha sottolineato il Foreign Policy, che si è proclamata nuova paladina della Palestina non può stare a guardare, quand’anche si trattasse di far saltare il processo di riunificazione di Cipro.

GLI EFFETTI SU CIPRO. «Saremo molto cauti», ha chiosato il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoğlu, sottilineando che in settimana incontrerà il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon a New York proprio per scongiurare la crisi diplomatica. «Ma se non avremo successo», in quest’operazione di spallegiamento dei turco-ciprioti, non sono escluse rappresaglie.

Lunedì, 19 Settembre 2011

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Dopo almeno 15 anni di inerzia, anche la Grecia ha cominciato le procedure per la ricerca di idrocarburi in tratti di mare ritenuti al sicuro da dispute territoriali. Lo riferisce il quotidiano Kathimerini dando notizia dell’invito rivolto nei giorni scorsi dal ministero per l’ambiente e l’energia alle aziende del settore ad esprimere il loro interesse nelle operazioni preliminari per prospezioni off-shore nel Mare Ionio o a sud e a ovest dell’isola di Creta. Stando a quanto dichiarato dal viceministro Yiannis Maniatis, le operazioni per le gare d’appalto saranno concluse in circa tre mesi mentre una seconda tornata di concessioni per le prospezioni dovrebbe avere inizio prima della fine del 2012. In base ai calcoli del ministero, dai giacimenti sottomarini si dovrebbe estrarre in 15-20 anni greggio per un valore di 40 miliardi di euro dei quali tra i 10 e i 15 andrebbero allo Stato. La produzione interna diminuirà fra l’altro la dipendenza della Grecia dalle importazioni di petrolio: attualmente il 99.5% del greggio raffinato nel Paese è importato per un ammontare che supera il 4% del Pil.

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