Menu

Droga Ue per le borse, comando unificato in azione

 


Galapagos
MERCATI Le borse risalgono sperando nella riduzione dei tassi e negli aiuti tedeschi alla Grecia
La Bce alimenta l’euforia
Papandreou garantisce Merkel: piena esecuzione del programma di austerità

A volte basta una dichiarazione di buone intenzioni per far scattare le borse. E’ successo ieri dopo che la Merkel aveva garantito che la Germania è intenzionata a sostenere la Grecia. Ma a dare carburante ai mercati borsistici è soprattutto la convinzione che nei primi giorni di ottobre la Bce ridurrà i tassi e, al tempo stesso, lancerà aste di rifinanziamento, a tasso fisso, del sistema bancario. Un finanziamento di importo illimitato, secondo quanto dichiarato da Francoforte e con scadenza addirittura a un anno. Insomma, il default della Grecia per ora sembra allontanarsi e il sistema finanziario sarà affogato di liquidità con la speranza che ne riversi un po’ sul sistema produttivo. E, ieri, a scalfire l’ottimismo dei mercati non è bastato neppure il declassamento del gruppo francese Groupama da parte di Fitch. Oltretutto con outlook negativo.
Per le borse europee è stata una giornata quasi trionfale: i listini europei hanno chiuso la seduta in volata spinti dalle scommesse degli operatori su una soluzione alla crisi del debito. I bancari hanno trainato Francoforte (+5,29%), Parigi (+5,74%) e Londra (+4,02%). A Piazzaffari, il Mib (l’indice delle maggiori 40 società quotate) ha fatto un balzo del 4,9%, mentre l’indice generale è salito del 4,69%. Come leggere questo balzo delle borse? Varie le letture. In primo luogo secondo gli analisti le quotazioni erano scese troppo in basso e questo ha spinto molti a comprare; poi sembra ci sia stato l’esaurirsi della spinta ribassista legata alle vendite allo scoperto che avrebbe spinto la speculazione a ricoprirsi (cioè acquistare) portando a casa parecchi soldi. Infine, c’è la speranza che la nuova ondata di soldi da parte della Bce serva dare un po’ di slancio al sistema finanziario e, indirettamente al sistema produttivo, tamponando, almeno momentaneamente, il precipitare della crisi Greca. Assieme alle borse del Vecchio continente, ieri ha ripreso fiato anche l’euro che è risalito sopra quota 1,36 sul dollaro. E’ una dimostrazione che nella percezione degli operatori il rischio euro sta diminuendo e quindi è possibile investire in azioni e obbligazioni dei paesi della moneta unica.
Una conferma del miglioramento del clima si è avuta all’asta di ieri dei titoli del debito pubblico dell’Italia. Il Tesoro ha collocato Bot e Ctz per 14,5 miliardi a fronte di una domanda (27,5 miliardi) molto sostenuta. Oggi si replica con una asta di Btp decennali indicizzato all’inflazione dell’Eurozona (tra 500 e 750 milioni) mentre domani ci sarà il collocamento di Btp e CcTeu per un massimi 9 miliardi di euro. Ovviamente i rendimenti sono saliti: in generale allineandosi a quelli del mercato. I semestrali sono stati collocati con un rendimento medio ponderato semplice del 3,071%, in rialzo di 0,931 punti rispetto all’asta precedente e ai massimi dal settembre del 2008. In aumento, anche il rendimento del nuovo Ctz scadenza 30/09/2013: la prima tranche è stata collocata con un tasso lordo semplice del 4,511%, in rialzo di 1,102 punti rispetto al precedente collocamento (top da luglio 2008). Collocati anche 3 miliardi di Bot trimestrali con durata residua di 72 giorni con un rendimento lordo dell’1,808%.
Contemporaneamente si è un po’ attenuata la pressione sul mercato del debito: lo spread tra Btp e Bund decennali è sceso a 368 punti contro 384 punti della chiusura di ieri con rendimento del decennale italiano in discesa al 5,5% dal 5,6%. Giù anche i Cds (credit-default swap), che sulla scadenza quinquennale hanno ceduto 28 centesimi a 475 punti. In calo anche gli spread di Irlanda (672), Portogallo (1012) e Spagna (322), mentre in Grecia c’è stato un nuovo aumento a 2.236,8 punti.
Tornando alla Grecia, ieri George Papandreou parlando alla Confindustria tedesca ha garantito che Atene darà piena esecuzione al programma di austerità presentato a fronte del piano di salvataggio da 110 miliardi di euro e ha ribadito che il paese raggiungerà il surplus di bilancio l’anno prossimo. In serata Papandreou ha incontrato la Merkel.
Intanto, riforme strutturali» in Italia, Spagna e Grecia sono state richieste da Wolfgang Schauble nel corso di una conferenza a Berlino. Per il ministro tedesco delle finanze «il consolidamento è la precondizione per qualsiasi soluzione europea». E ha insistito sul fatto che «la solidarietà europea non può sostituire gli sforzi dei governi per migliorare la propria economia».

 

****

Anna Maria Merlo
VIA LIBERA DALLA COMMISSIONE EUROPEA SU INPUT DI GERMANIA E FRANCIA
Pronta la tassazione sulle transazioni finanziarie. Minima e in vigore (forse) dal 2014

PARIGI
Oggi, il presidente della Commissione José Manuel Barroso presenta di fronte al parlamento europeo, nel tradizionale «discorso sullo stato dell’Unione», la proposta di una direttiva sulla tassazione delle transazioni finanziarie. E’ un passo importante, anche se non decisivo visto che, in uno scenario ottimista, questa versione della Tobin tax non entrerà in vigore prima del 2014. Sotto la pressione di Germania e Francia, la Commissione ha messo a punto un testo che dovrà stabilire un sistema di tassazione comune basato su aliquote minime, che poi i singoli stati potranno alzare a livello nazionale. La filosofia della direttiva è che la tassa dovrà essere applicata su una base più ampia possibile, mentre sarà la più bassa possibile. La Commissione propone di tassare le transazioni su azioni e obbligazioni allo 0,1% e quelle sui prodotti derivati allo 0,01%.
I 27 discuteranno di questa direttiva alla prossima eco-fin del 4 ottobre, per arrivare con una parvenza di posizione comune al G20 di Cannes del 3 e 4 novembre. Al G20 non c’è nessuna possibilità di accordo su una Tobin tax a livello mondiale: gli Usa si oppongono e con essi anche gli emergenti. Ma la determinazione di Francia e Germania sembra sincera. Il ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schäuble, ha affermato che se non potrà essere raggiunto un accordo a 27, la tassa sulle transazioni finanziarie potrà all’inizio essere applicata limitatamente alla zona euro. Nella Ue, sono contrari la Gran Bretagna (che pure applica già una tassa del genere), l’Olanda, la Svezia e Malta. La Polonia, che fino a dicembre ha la presidenza semestrale del Consiglio europeo, è dubbiosa. Questi paesi temono una «delocalizzazione» delle finanze, dopo aver subito già quella dell’industria, verso i paesi a basso costo del lavoro. Ma secondo i ministri delle finanze francese e tedesco, François Baroin e Wolfgang Schäuble, l’istituzione di questa tassa in Europa sarebbe «una tappa cruciale per raggiungere un consenso a livello mondiale, al fine di non danneggiare, la competitività europea». Dagli Usa, è arrivato l’appoggio del miliardario Bill Gates, che sembra aver cambiato idea: prima era contrario, ora pensa che sia una buona idea.
Germania e Francia si sono decise a fare questo passo anche per motivi di opinione pubblica: bisogna dare l’impressione che il settore finanziario, accusato di avere forti responsabilità nel disordine attuale, sia anch’esso chiamato a contribuire al riassorbimento dei debiti pubblici e che non siano sempre e solo i contribuenti a pagare. Il settore finanziario è in una situazione fiscale privilegiata, perché non paga l’Iva, «risparmiando» cosi’ intorno ai 18 miliardi di euro. Per il commissario alla fiscalità, Algirdas Semeta, relatore del progetto di direttiva, «la questione è mostrare che la tassa può funzionare a livello europeo, evitando le delocalizzazioni». Per l’Europa, ci sarebbero entrate fiscali intorno a 30-50 miliardi di euro l’anno. Le aliquote sono molto basse e non dovrebbero frenare o far fuggire gli investimenti finanziari. Tutte le transazioni realizz ate nello spazio europeo (o della zona euro), cioè in provenienza o in partenza, saranno tassate. La Commissione, prudente, suggerisce che una parte del prodotto della tassa vada ad alimentare il bilancio della Ue. Ogni paese otterrà così un ribasso equivalente del proprio contributo al bilancio comunitario. La Tobin tax, nella sua definizione originale, avrebbe dovuto essere destinata all’aiuto allo sviluppo. Ma sono tempi duri per la solidarietà già a livello europeo, figurarsi a livello internazionale.
da “il manifesto del 28 settembre 2011
******
Corriere della sera, intervista a Jean-Claude Trichet, presidente della Bce

Trichet: i governi rispettino i patti L’Italia? Con la crescita può farcela

«Contro la crisi più unità in Europa. La Grecia si adegui alle decisioni»

FRANCOFORTE – Dopo il rigore l’Italia pensi alla crescita. Per questo Jean-Claude Trichet incoraggia «ogni azione diretta ad attuare riforme strutturali in grado di stimolare di più la crescita e aumentarne il potenziale. Perché il potenziale dell’Italia è immenso. Mentre la crescita non è in linea con le capacità complessive del Paese». All’indomani dei vertici di Washington, e a un mese dalla scadenza del suo mandato, il presidente della Banca centrale europea esorta la Grecia ad adeguarsi. E i governi europei a rispettare gli impegni presi ed essere credibili. Perché la crisi rientra anche nelle loro responsabilità. Invece, gli europei dovrebbero «unificarsi» per affrontare insieme «tempi così difficili».

Signor presidente, è tornato soddisfatto da Washington?
«Siamo al quarto anno di una crisi globale molto difficile, il cui epicentro si trova in Europa. Per questo la Bce esorta le autorità europee ad essere all’altezza delle sfide attuali molto impegnative. E di indicare la via da seguire. Poi ho detto ai colleghi banchieri centrali del mondo che avevamo bisogno del loro sostegno per le questioni europee. Ma non abbiamo bisogno di lezioni pubbliche».

Al G20 giovedì scorso ha esortato a prendere «tutte le azioni necessarie» per mantenere la stabilità delle banche e dei mercati. Quali azioni forti suggerisce?
«Per quanto riguarda l’Europa è necessaria l’attuazione completa e urgente delle decisioni sottoscritte dai 17 Paesi dell’euro il 21 di luglio scorso (riguardo al potenziamento del fondo di stabilità, l’allargamento dell’Efsf e sul secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, ndr ). In secondo luogo il Cers (nuova autorità di vigilanza, Comitato europeo per il rischio sistemico) ha invitato a coordinare gli sforzi per rafforzare il capitale delle banche. Inoltre, le autorità devono essere pronte a fronteggiare nuove sfide che possono emergere in ogni momento, mantenendo alta la guardia».

Giudica i governi responsabili per la crisi?
«Sottolineo fin dalla creazione dell’euro che la solidità dei conti pubblici è essenziale. E che, in assenza di un bilancio federale, il Patto di stabilità e di crescita, è fondamentale per l’area dell’euro, quanto lo è il controllo degli indicatori di competitività da parte degli altri Stati. E nelle circostanze molto difficili nelle quali ci troviamo attualmente, quello che conta è che tutte le autorità siano all’altezza delle loro responsabilità. Questo è il momento di agire in modo efficace, mantenendo una disciplina verbale».

Bisogna rafforzare il Fondo salva Stati Efsf?
«Ribadisco. È fondamentale attuare velocemente le decisioni prese il 21 di luglio scorso ed essere pronti a fronteggiare nuove sfide in un periodo molto difficile».

La crescita sembra deteriorarsi velocemente. È possibile un ritocco dei tassi di interesse?
«In questi tempi molto turbolenti, il fatto che la Bce rappresenti una solida àncora di stabilità e di fiducia è un contributo fondamentale alla congiuntura e alla creazione di posti di lavoro. E la nostra politica monetaria è credibile perché manteniamo stabili le aspettative di inflazione, proteggendoci dai rischi di inflazione e da quelli di deflazione. Ma non ci impegniamo mai in anticipo e i nostri tassi di interesse sono sempre calcolati per mantenere la stabilità dei prezzi in linea con la nostra definizione di inflazione».

La Bce estenderà le operazioni di liquidità alle aste a un anno, come suggerito a Washington?
«Non bisogna dimenticare che attualmente stiamo rifinanziando tutte le banche con liquidità illimitata a tasso fisso nelle aste a una settimana, un mese e tre mesi. Le aste sono il provvedimento non standard, introdotto per migliorare la trasmissione della politica monetaria. E le misure sono calibrate in base al malfunzionamento dei mercati».

È giustificato il declassamento del rating dell’Italia?
«Gli investitori e i risparmiatori sanno che quello che conta è il loro giudizio personale. Contano i fondamentali e l’efficacia delle misure governative per consolidare la fiducia».

Ed è soddisfatto delle decisioni prese finora?
«Abbiamo inviato all’Italia messaggi, ai quali sono seguite decisioni da parte del governo, che, dopo alcune esitazioni, sono state confermate rapidamente dal Parlamento. Naturalmente, questa è una situazione in divenire: tutte queste decisioni devono essere applicate il più presto possibile e ci sono altri provvedimenti sui quali stanno riflettendo le autorità. E noi approviamo tutte le azioni volte a liberare le forze produttive italiane».

Quali altre potenzialità vede nell’Italia?
«Uno dei punti di forza maggiori è costituito dallo spirito imprenditoriale. Ed alla capacità individuale e delle famiglie a fondare un’impresa, ad assumere dei rischi. Inoltre trovo eccezionale anche la devozione alla vita di impresa».

Che cosa si dovrebbe fare per aumentare la crescita?
«Si potrebbero introdurre molte misure. Fra le quali, in particolare, la liberalizzazione delle professioni, migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, l’istruzione e il training, per arrivare a catalizzare l’innovazione».

Come valuta il fatto che l’Italia avrà un avanzo primario positivo a partire dal prossimo anno?
«È un fatto importante, e forse non sufficientemente noto. E incoraggiamo l’Italia a continuare su questa linea e di fare tutto il possibile per consolidare l’avanzo primario e per raggiungere l’obiettivo di un pareggio di bilancio entro il 2013».

Pensa che questo obiettivo possa essere raggiunto con i provvedimenti presi finora?
«Quello che conta è l’obiettivo finale. E le decisioni prese recentemente (dal governo italiano, ndr ) permettono di avanzare in modo significativo in quella direzione. Ma non si sa ancora se saranno necessarie altre misure, perché questo dipende dall’evoluzione dell’economia reale e dalla situazione in generale. Ma l’obiettivo è stato definito. E questo è molto importante».

Sarebbe stato meglio pubblicare la lettera inviata all’Italia?
«È noto che abbiamo mandato messaggi (all’Italia, ndr ), e ne indirizziamo altri, continuamente, a singoli governi, senza per questo renderli pubblici. Inoltre invitiamo tutti i governi, senza eccezione, a introdurre politiche fiscali e economiche sane. Anche attraverso le riunioni mensili dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. Non si tratta quindi di qualche cosa di straordinario».

Quanto durerà il programma «Smp» di acquisto di bond sovrani?
«Stiamo applicando il piano dei provvedimenti non standard per migliorare la trasmissione della politica monetaria, perché alcuni segmenti di mercato non funzionano perfettamente. E questo perché alcuni governi devono ancora ripristinare la loro credibilità nei mercati. Mentre il controllo reciproco previsto nel Patto di stabilità e crescita, non è stato esercitato in modo corretto. E la Bce ha deciso di attivare queste misure, in base al futuro intervento del Fondo salva Stati (nell’acquisto di bond, ndr ) nel mercato secondario».

Molti si aspettano che la Grecia fallisca. Cosa ne pensa?
«Ci sono decisioni prese e firmate il 21 luglio (per nuovi aiuti alla Grecia, ndr ) dai 17 paesi dell’euro. Incluso il fatto che la chiave di tutto è nelle mani del governo greco, il quale deve adeguarsi ai provvedimenti in modo determinato, nell’interesse del popolo greco».

Taluni sostengono che l’Unione monetaria è a un bivio, fra il crollo dell’euro e una governance più stretta.
«Dal 9 di agosto del 2007 stiamo attraversando la peggiore crisi dalla Seconda Guerra. Una crisi di dimensioni globali che mette a dura prova tutte le strategie delle economie di mercato avanzate, il Giappone, gli Stati Uniti e l’Europa. E per quanto riguarda l’Europa è assolutamente indispensabile distinguere fra la moneta in sé e le tensioni che abbiamo osservato in alcuni paesi. L’euro ha mantenuto il suo valore in modo ammirevole nell’arco di 13 anni e i mercati lo valutano solido e stabile per i prossimi dieci anni».

Mentre nei singoli Paesi?
«Le finanze pubbliche dell’area dell’euro, nel loro complesso, sono più sane di quelle degli Usa o del Giappone, con un disavanzo medio pari al 4,5%, contro il 10% degli altri due paesi. A parte questo, è fuori di dubbio che alcuni Paesi debbano correggere le loro politiche. E vengono esortati a rafforzare le loro finanze pubbliche e ad attuare le riforme strutturali. Per questo dobbiamo fare un salto qualitativo nella governance dei 17 membri dell’euro».

Esiste ancora una visione dell’Europa unita?
«Sono profondamente convinto che le popolazioni europee sentono che avere un’Europa unita in tempi così difficili è più importante che mai. L’affermarsi dei grandi Paesi emergenti, i cambiamenti strutturali a livello globale e i rapidi progressi della scienza e della tecnologia sono come un’esortazione agli europei a unificarsi, con una governance profondamente migliorata».

Quante ore lavora ogni giorno, per quanti giorni alla settimana? Ha ancora spazio per seguire i suoi interessi e per la famiglia?
«Direi che lavoro fra le 10 e le 11 ore al giorno, per una media di 6 o 6,5 giorni alla settimana, a seconda se ho impegni europei o internazionali durante i fine settimana. È un ritmo molto impegnativo in tempi di turbolenze dei mercati. E sono profondamente riconoscente a mia moglie e alla mia famiglia per la loro comprensione».

Marika de Feo

*****

da Il SOle 24 Ore

Nuovo no di Schäuble a un ulteriore potenziamento dell’Efsf. «Italia e Spagna consolidino i bilanci»

Potenziare il fondo salva-Stati europeo Efsf (oltre i 440 miliardi di euro approvati dal Consiglio dell’Ecofin del 21 luglio, ndr) sarebbe «un’idea stupida» e non avrebbe senso. È il lapidario giudizio del ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schäuble, che anche nei giorni scorsi aveva espresso il suo dissenso sull’ipotesi di un rafforzamento dell’Efsf per fare fronte alla crisi del debito sovrano, evitando il diffondersi del contagio.

«Se ne aumentiamo il volume, e non capisco chi alla Commissione europea possa avere un’idea tanto stupida, il risultato sarebbe che gli Stati membri metterebbero in pericolo il rating “tripla A”. Questo non funziona, non ha senso», ha detto il ministro durante una conferenza a Berlino.

«Riforme strutturali in Italia»
In Italia, Grecia, Portogallo, Spagna sono necessari immediati sforzi di consolidamento del bilancio e riforme strutturali, ha poi sottolineato Schäuble, aggiungendo che il consolidamento è precondizione per qualsiasi soluzione europea.

La risposta a Obama
«I problemi dell’Europa non sono la causa dei problemi degli Stati Uniti. Anche se Obama pensa il contrario». Il ministro delle Finanze tedesco ha così ribattuto – a distanza – al pressing degli Stati Uniti sull’Europa perché prenda subito le misure necessarie per superare la crisi del debito sovrano. Ieri sera il presidente Barak Obama aveva nuovamente criticato i responsabili europei per la lentezza con cui cercano di risolvere la crisi che «fa paura al mondo intero».

Juncker: «No alle lezioni da oltreoceano»
«No a lezioni che vengono da oltreoceano». Così il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker al Parlamento europeo. Rispondendo ad un parlamentare sull’ipotesi di uscita di uno o due paesi dall’eurozona, Juncker si è detto «veemente contrario».«Non risolverà il problema. Accrescerà quelli dei paesi Ue-27 e di quelli vicini».

S&P conferma: un “super Efsf” metterebbe a rischio la tripla A

Un ulteriore ampliamento dei capitali impegnati nel fondo salva-Stati potrebbe avere conseguenze negative anche sul rating di Paesi solidi come la Germania o la Francia. Lo ha detto in un’intervista alla Reuters – rilanciata oggi dalla stampa tedesca – David Beers, esperto dell’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s e responsabile per la valutazione del debito Usa. Le diverse alternative in campo per la riforma dell’Efsf, ha spiegato Beers, potrebbero influenzare le valutazioni sulla solidità del debito dei Paesi coinvolti. La Germania, ha specificato l’analista di S&P, non dovrebbe sopravvalutare la propria forza economica.

Dopodomani il voto del Bundestag
Intanto giovedì il parlamento tedesco voterà la ratifica della riforma che amplia la dotazione e le competenze dell’Efsf. Oggi i vertici dei tre partiti che sostengono il governo di Angela Merkel – Cdu, Csu e i liberali della Fdp – si sono detti fiduciosi sul fatto che la cancelliera possa contare su una propria maggioranza, nonostante le perplessità espresse nelle scorse settimane da alcuni parlamentari del centrodestra. La ratifica è comunque scontata, considerato il voto favorevole dei parlamentari di Spd e Verdi, all’opposizione.

*****

L’Abc del fondo salva-Stati. Dalle origini alla terza (virtuale) versione

di Vito Lops

 

Il tag finanziario della settimana è senza dubbio “fondo salva-Stati”, veicolo decisivo per garantire la solvibilità dei debiti dell’Eurozona. Questa settimana, nel dettaglio giovedì e venerdì, le due Camere tedesche si esprimeranno sull’approvazione dell’ampliamento della dotazione e dei poteri del fondo salva-Stati sulla base di quanto stabilito dal Consiglio dell’Ecofin il 21 luglio scorso.

Allo stesso tempo, mentre le previsioni indicano che, grazie anche all’appoggio dell’opposizione del Parlamento tedesco, arriverà l’ok al potenziamento del fondo salva-Stati, il ministro dell’Economia delle Finanze, Wolfgang Schauble, non uno qualsiasi, si dice fortemente contrario a un super fondo anti-crisi.

È evidente che c’è un po’ di confusione, tanto nell’area euro per trovare una soluzione condivisa nel prendere di petto la crisi e scacciarla una volta per tutte, quanto sulle informazioni che circolano sul fondo salva-Stati e su un suo effettivo potenziamento. Proviamo,allora, a fare un po’ di chiarezza.

La prima versione del fondo salva-Stati
Il fondo salva-Stati – tecnicamente sintetizzato nell’acronimo Efsf (European financial stability facilty) – è una società di diritto lussemburghese i cui azionisti sono i 17 Paesi appartenenti all’area euro. È stato istituito il 7 giugno 2010 con un compito ben preciso: emettere obbligazioni e altri strumenti del debito (i cosiddetti Efsf-bond) con rating AAA (il massimo livello di affidabilità) per aiutare Stati dell’Eurozona temporaneamente in difficoltà. Al momento ci sono stati tre interventi in tal senso in favore di Portogallo e Irlanda. Bond disponibili anche sul mercato secondario (dal giorno successivo al collocamento, con un lotto minimo di investimento di 1.000 euro).

Da chi è garantito? Dai singoli bilanci dei Paesi europei che vi hanno aderito che possono emettere un controvalore di bond fino 255 miliardi di euro (a fronte di una garanzia di 440 miliardi di euro). Per ottenere il massimo rating “AAA” sugli EFSF-bond, assegnato da Moody’s, S&P’s e Fitch, le garanzie devono equivalere al 120% dei bond che possono essere potenzialmente emessi. Le quote pro-rata sono ripartite in base alla partecipazione dei singoli Stati al capitale della Banca centrale europea.

La seconda versione del fondo salva-Stati
Il 21 luglio il Consiglio dell’Ecofin ha approvato un potenziamento delle dotazioni del fondo salva-Stati (a 440 miliardi di euro a fronte di garanzie per 750) e delle competenze (oltre a emettere Efsf-bond può anche intervenire sul mercato secondario acquistando titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona in difficoltà, rimpiazzando ciò che ha fatto la Bce – non senza polemiche, si vedano le dimissioni del membro del direttivo Jurgens Starck – a partire dall’11 agosto). E, inoltre, intervenire a sostegno delle banche per una ricapitalizzazione. A partire da giugno 2013 – sempre secondo quanto stabilito dal Consiglio dellìEcofin – il fondo Esft verrà sostituito dall’Esm (European stability mechanism) che avrà una capacità di intervento di 500 miliardi.

Il calendario delle ratifiche
Per diventare operativa questa modifica necessita dell’approvazione di tutti i 17 Paesi dell’Eurozona. Al momento ha ricevuto l’ok di otto Paesi (Francia, Belgio, Italia, Lussemburgo, Spagna, Grecia, Irlanda, Slovenia). È atteso per oggi (27 settembre) l’ok di Cipro. La Finlandia si pronuncerà il 28 ottobre. Il Parlamento tedesco, come detto, voterà il fondo salva-Stati II il 28 e il 29 settembre. Il 29 settembre tocca all’Estonia, il 30 all’Austria. A ottobre si pronunceranno Malta, Olanda (entro la prima settimana nell’ambito del voto della manovra aggiuntiva), Slovacchia (11 ottobre) e Portogallo (non è stata ancora fissata una data).

Le incognite sul fondo salva-Stati II
Il documento approvato dai capi di Stato e di Governo lo scorso 21 luglio prevede che sia la Bce a dare l’impulso all’Efsf per gli acquisti dei titoli di Stato. Ma manca ancora un’infinità di dettagli: chi stabilirà in futuro quali titoli dovranno essere messi nel portafoglio Efsf, per quali importi, in che tempi e con quali finalità? Tutto quello che adesso la Bce e le banche centrali dell’Eurosistema svolgono autonomamente, in futuro rischia di essere regolamentato con una dose – forse – massiccia di politica.

Il fondo salva-Stati III
In ogni caso, quello su cui stanno votando i governi è un potenziamento limitato rispetto alle nuove proposte avanzate negli ultimi giorni. Si vocivera di un potenziamento a circa 2-3mila miliardi, secondo molti addetti ai lavori indispensabile per poter prepararsi a sostenere altre economie dell’area, fra cui Spagna e Italia, attraverso l’acquisto di bond sul mercato secondario. Ma non sono mancate voci/richieste di un fondo a capacità illimitata garantito dalla Bce.
«Stiamo ragionando sulla possibilità di dotare l’Efsf di un effetto leva più importante per dargli più forza», ha spiegato il Commissario Ue in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt.

Una visione che troverebbe il favore degli Stati Uniti dato che il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner ha proposto una dotazione di 200 miliardi con una leva finanziaria di 10 volte, che consentirebbe al fondo di arrivare appunto a quota 2mila miliardi, appoggiandosi alla Bei, la Banca europea per gli investimenti che procederà con l’indebitamento diretto sul mercato per finanziare il veicolo.

A quel punto il veicolo, con un potenziale di fuoco in grado di scoraggiare la speculazione sarebbe a disposizione dell’Efsf che lo distribuirebbe ai singoli Stati nel momento in cui dovessero esserci improvvise crisi di liquidità o di funding (come riporta il Sole 24 Ore il 25 settembre).

Una decisione, questa, che però non trova tutti d’accordo. A cominciare dal ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble, che ha detto senza mezzi termini che potenziare il fondo salva-Stati europeo Efsf sarebbe «un’idea stupida» e non avrebbe senso. «Se ne aumentiamo il volume e non capisco chi alla Commissione europea possa avere un’idea tanto stupida, il risultato sarebbe che gli Stati membri metterebbero in pericolo il rating “tripla A”. Questo non funziona, non ha senso», ha detto il ministro durante una conferenza a Berlino.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *