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E’ Morgan Stanley la prossima Lehman? E Dexia…

WAll Street sta reagendo ovviamente molto male. Ma si comincia a capire anche che i super-strillati allarmi delle scorse settimane sul debito europeo – Piigs o no – che hanno visto protagonista tra l’altro un nervosissimo Tim Geithner (ministro del Tesoro Usa) nascondevano un più “nazionalistico” desiderio di scaricare altrove una tempesta che stava montando in casa. Mossa stupida, come si vede, perché in mercati finanziari totalmente interconnessi il rapporto debitore-creditore è particolarmente delicato. Morgan Stanley, per dirne una, secondo la Cnn sarebbe la più esposta delle banche Usa verso l’Europa. Scatenare la speculazione contro l’Europa, dunque, si è tradotto in un boomerang per le banche Usa.

Ma anche la franco-belga banca Dexia naviga in pessime acque. E per Mario Draghi, ancor prima di sedere sulla poltrona di presidente della Bce, è già tempo di tappare le falle. O almeno di provarci.

Avanti così…

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Morgan Stanley è il prossimo Lehman?

Di Paul R. La Monica 3 Ott 2011
E’ stato una frana da incubo per Morgan Stanley, nelle settimane scorse. Gli investitori sono nervosi per l’esposizione della banca d’investimento su banche francesi e debito greco.
Morgan Stanley non è sull’orlo del collasso. Ma non lo si può davvero capire dal modo in cui agiscono gli investitori nervosi.
Le azioni di Morgan Stanley sono scese del 10% rispetto a venerdì scorso. Il giornohe peraltro ha coronato una settimana caotica in cui il mercato borsistico è sceso del 5% mercoledì per poi rimbalzare a più di 6,5% il giorno successivo.
Gli investitori sono preoccupati per l’esposizione che Morgan Stanley potrebbe avere sul debito sovrano della Grecia e di altre nazioni periferiche in Europa.
In particolare, si teme che Morgan Stanley possa subire un grande danno collaterale a causa della sua esposizione verso le banche francesi che hanno grandi legami con la Grecia e il resto del PIIGS.
Le quotazioni di Morgan Stanley hanno fatto su e già nelle le ultime settimane a causa delle preoccupazioni per l’Europa. Il titolo ha tentato un recupero lunedi, guadagnando fino al 4% al mattino prima di tornare indietro con il passare delle ore. Il calo è arrivato al 6% a metà pomeriggio.
La società ha perso più di metà del suo valore di mercato nel 2011. Bank of America è l’unica grande banca degli Stati Uniti ad essere andata peggio.
Ma sembra che gli investitori siano nel panico e reagiscano in maniera eccessiva. Se si guardano i numeri, non sembra che Morgan Stanley stia per diventare il prossimo Lehman Brothers.
Un portavoce della società non ha commentato la caduta del titolo e l’eventuale esposizione su banche o debito europei.
E ‘improbabile che Morgan Stanley fornisca altre informazioni sulla sua posizione in Europa fino a quando non pubblicherà i risultati del terzo trimestre (nella settimana del 17 ottobre).
Tuttavia, molti analisti che seguono la banca si sono precipitati a sua difesa. Gli analisti di Wells Fargo hanno scritto in un rapporto che stimano l’esposizione lorda di Morgan Stanley su debito e banche francesi di soli 2,4 miliardi di dollari.
Gli analisti Wells hanno aggiunto ri ritenere che i timori circa l’esposizione di Morgan Stanley in Europa siano stati “troppo scontati dal mercato nelle ultime settimane.”
Di più, una persona molto interna ai segreti finanziari di Morgan Stanley ha dichiarato che l’esposizione netta della banca (compresi gli hedge fund) in Francia è pari a zero.
Morgan Stanley è stata più disponibile e trasparente circa la sua esposizione verso la Grecia e il resto del PIIGS. Nella sua trimestrale più recente presentata alla SEC, la banca ha detto che la sua esposizione lorda verso la Grecia ed altre nazioni europee periferiche era di appena $ 5 miliardi.
Di conseguenza, gli analisti di Credit Suisse hanno scritto in un rapporto che delle perdite sul debito greco, le banche francesi e altre esposizioni in Europa sarebbero “digeribili” per Morgan Stanley – così come per la rivale Goldman Sachs.


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Il consiglio di amministrazione di Dexia, la banca franco-belga fortemente esposta verso il debito greco, sarebbe stato convocato in una riunione d’emergenza in cui non si esclude lo spezzatino. Lo scrive il Financial Times citando alcune fonti vicine alla situazione dell’istituto, che starebbe considerando l’ipotesi di creare una ‘bad bank’ cui far confluire gli asset più svalutati della banca.

Il gruppo bancario con sede a Bruxelles, fra le prime banche europee a ricevere il sostegno pubblico nella crisi scatenata dal crac di Lehman Brothers nel 2008, ha un’esposizione di oltre 20 miliardi di dollari verso il debito sovrano di Grecia, Italia e di altri Paesi ad alto rendimento dell’area euro. E nonostante gli sforzi continuerebbe ad essere fortemente dipendente da prestiti a breve termine – non ultime le operazioni straordinarie messe a punto dalla Banca centrale europea a fronte di impieghi concentrati sul lungo termine. Secondo il Ft in caso di necessità sarebbe pronta per Dexia una garanzia pubblica, una misura in grado di tranquillizzare i correntisti della banca e gli investitori.

Anche il ministro delle Finanze belga, Didier Reynders, ha tranquillizzato spiegando all’Eurogruppo in corso in Lussemburgo che «i governi francese e belga sono accanto alle banche, che si tratti di Dexia o di altre». Ma le azioni della banca sono andate a picco cedendo oltre il 10% dopo che Moody’s ha messo i rating sotto la lente per un possibile downgrade legato ai timori sulla liquidità. Dexia, che ha una delle maggiori esposizioni sulla Grecia fra le banche non elleniche, nelle ultime settimane era stata oggetto di voci riguardanti, fra l’altro, una divisione in due entità e la necessità di ricorrere ad una ricapitalizzazione da parte degli azionisti.

Dopo una riunione del Cda della settimana scorsa, il presidente, Jean-Luc Dehaene, ha dichiarato che nè il management, nè gli azionisti di Dexia, che includono i governi di Belgio e Francia, vogliono uno spezzatino della banca e che continueranno a valutare le opzioni per rafforzare il patrimonio e migliorare il business. Venerdì scorso, Les Echos aveva scritto che oggi si sarebbero incontrati i ministri delle Finanze belga e francese per discutere le modalità di rafforzamento del patrimonio di Dexia. Un portavoce del ministero delle Finanze di Bruxelles ha precisato che, in occasione dell’Eurogruppo di Lussemburgo di oggi, non Š previsto un incontro bilaterale. Alla fine del giugno scorso, Dexia risultava avere in portafoglio bond greci per 3,8 miliardi di euro e soffriva di un’esposizione complessiva al rischio di credito di Atene pari a 4,8 miliardi.

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Alcune banche hanno chiaramente un «problema di funding», ossia incontrano difficoltà nel reperire i fondi necessari alla loro attività. L’allarme arriva dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella veste di presidente del Financial Stability Board, a latere del meeting odierno a Zurigo. Sul tavolo dell’incontro le attuali tensioni nei mercati finanziari, dovute al debito sovrano, e le misure che si stanno prendendo per fronteggiarle.

Draghi ha rilevato, in particolare, che «è molto difficile distinguere se i problemi di funding siano effettivamente problemi di liquidità, o se derivino da una mancanza di fiducia nel sistema bancario». Il Governatore che non ha rilasciato poi commenti a proposito di chi lo sostituirà alla guida del Fsb quando, a partire dal primo novembre, assumerà la presidenza della Banca centrale europea, ha sottolineato anche che nel corso dell’incontro non si è discusso nè del fondo salva-stati (Efsf), nè delle recenti decisioni dell’Ue in quest’ambito.

Il numero uno dell’Fsb è tornato poi a ribadire che per superare l’attuale fase di instabilità occorre più cooperazione. In particolare il banchiere ha indicato la necessità di più capitale per le banche, una disciplina di bilancio più stringente ed una più forte governance per l’Europa. Draghi ha, quindi, parlato della riforma del mercato dei prodotti derivati che probabilmente, ha sostenuto, non riuscirà ad essere interamente adottata entro la scadenza di fine 2012. E il Governatore ha poi detto che vi sono lenti progressi nel ridurre la dipendenza dalle agenzie di rating come chiesto dal Fsb: un processo che richiede di «sviluppare la propria capacità di produrre il proprio rating e la propria valutazione dei rischi», ha detto.

I lavori del meeting hanno dato quindi spazio alle Sifi, le istituzioni finanziarie d’importanza sistemica. Il Fsb ha discusso e approvato un pacchetto di politiche da sottoporre al G20 sul tema delle banche ‘too big to fail’, troppo grandi per essere lasciate fallire. Nel pacchetto, come spiegato in una nota diffusa al termine dei lavori, figurano elementi chiave di un nuovo regime internazionale per disciplinare il fallimento guidato delle istituzioni finanziarie in difficoltà, in modo tale da «non esporre i contribuenti ai rischi di perdite». Le ‘Sifì d’importanza globale dovranno dotarsi di ulteriori cuscinetti per assorbire le perdite. Altro tema discusso è stato quello dello ‘shadow banking’ che ha bisogno di una maggiore regolamentazione e sulla cui normativa il Fsb darà raccomandazioni.


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