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Dexia brinda al salvataggio

Galapagos

Erano già state salvate nel 2008, ma Dica (ventesima banca in Europa) e Erste goup (prima banca austriaca) sono di nuovo nei guai e per Dexia è stato necessario varare un nuovo forte intervento pubblico da parte di Francia, Belgio e Lussemburgo. L’accordo formalizzato domenica sera con l’assenso del Cda della banca prevede l’acquisizione della controllata Dexia Banque Belgique da parte del governo belga per 4 miliardi di euro e la vendita a Caisse des Depots et Consignations e Banque Postale del portafoglio di prestiti a favore degli enti locali francesi. Inoltre, le attività della Dexia in Lussemburgo saranno rilevate da una cordata di investitori, tra i quali anche il governo.
Ieri mattina il titolo era stato sospeso dalle contrattazioni in borsa. Poi alla riapertura aveva fatto registrare una caduta abissale (quasi il 36%) seguita però da una forte ripresa che ha riportato la quotazione in terreno positivo. Alla base della rovinosa caduta delle quotazioni, cioè della crisi della banca, la forte esposizione in titoli dei paesi periferici, Grecia su tutti. A favorire il salvataggio della Dexia (che in Italia controlla il Crediop) è stato anche il coinvolgimento della famiglia reale del Qatar: attraverso la Precision Capital, controllata dallo stato del Qatar, sarà acquistate la Kbl, filiale del gruppo belga Kbc. Inoltre il Quatar sembra pronto ad acquistare Dexia Bil, filiale lussemburghese del gruppo.
Ma la crisi dei debiti sovrani ha castigato anche Erste Group, la prima banca austriaca che ieri ha annunciato che il 2011 si chiuderà con una pesante perdita tra 700 e 800 milioni di euro. Un rosso considerevole riconducibile – precisa la società – soprattutto alle difficoltà nell’Europa dell’est e alla crisi dei debiti sovrani, senza la quale avrebbe chiuso con un utile compreso tra 850 e 950 milioni. Questa situazione l’ha spinta a decidere di non versare alcun dividendo per l’esercizio del 2011 e a rinviare di un anno una rata (1,22 miliardi) del rimborso dell’aiuto versatogli dallo Stato in occasione della crisi finanziaria del 2008. La notizia ha fatto crollare le quotazioni di oltre il 17%. I paesi in cui la società ha più problemi sono l’Ungheria e la Romania paese che cresce meno del previsto e che ha difficoltà a rimborsare i creditori ricevuti. Basti pensare che la controllata romena della Erste (la Brc) quest’anno sarà costretta a svalutare per 700 milioni i crediti.
Quanto all’Ungheria, tutte le banche che operano nel paese devono confrontarsi con una nuova legislazione sui mutui, approvata dal parlamento, per venire in aiuto dei tanti correntisti che hanno sottoscritto prestiti in euro e, soprattutto, in franchi svizzeri.Con la rivautazione della moneta elvetica, le rate dei mutui sono diventate più care e insopportabili e per aiutare i mutuatari in difficoltà è stata approvare una legge che consente il pagamento delle rate in fiorini sulla base di un tasso di cambio fisso, inferiore di circa il 25% alle quotazioni di mercato. Mutuatari salvi, ma a rimetterci sono le banche e la Erste dovrà svalutare quest’anno i crediti di poco meno di 500 milioni di euro.
Il salvataggio di Dexia e quello di Erste hanno dato nuovo slancio alle borse. Anche perché c’è ottimismo dopo il vertice di domenica a Berlino tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel e il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Francia e Germania hanno trovato l’accordo su un piano da realizzare entro fine mese, che comprende la ricapitalizzazione degli istituti europei, anche se i dettagli non sono stati resi noti. La Merkel ha assicurato che Parigi e Berlino sono «decise a fare quanto necessario per ricapitalizzare le banche e garantire così l’accesso al credito al mondo dell’economia». I due leader hanno poi aggiunto di voler arrivare a «una soluzione permanente e globale della crisi entro il prossimo G20» di Cannes a inizio novembre. A Milano, l’indice Mib ha chiuso in rialzo del 3,67% sotto la spinta del forte recupero delle quotazioni dei titoli bancari e in particolare di Unicredit che ieri ha fatto un balzo del 12% (+46% dal 22 settembre). Intanto è ulteriormente sceso lo spread tra Btp e Bund che ha toccato un minimo gornaliero di 347 punti per poi ritracciare a 349 punti, cioè il 3,49%. Ma non è stato merito del migliorato clima di fiducia verso l’Italia, ma delle vendite che si stanno concentrando sul decennale tedesco da parte di investitori che stano realizzando forti plusvalenze sulle obbligazioni di Berlino.

da “il manifesto” dell’11 ottobre 2011

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