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L’Europa delle banche si divide e aggrava la crisi

Troppo grande, infatti, è la massa di capitali virtuali che girano il mondo in cerca di valorizzazione o almeno di rifugi sicuri. Troppo piccoli sono i bilanci degli stati rispetto a questa massa che vuol esser “garantita”. Ancora più piccoli sono, a paragone, gli effetti dei tagli alla spesa sociale o alla contrattualizzazione del lavoro dipendente che la Bce prescrive come “riforme” in grado di rilanciare l’economia.

 

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Galapagos
MERCATI
L’Ue non trova l’accordo
La soluzione per la Grecia si allontana. E nelle Borse torna l’«orso» Anche il debito sovrano di Germania e Francia rischia la riduzione del rating. Lo scoop del quotidiano tedesco Handelsblatt

Il G20 finanziario si era chiuso sabato a a Parigi senza impegni precisi salvo uno: in tempi brevi sarebbe stata trovata una soluzione per tutti i problemi. A livello Ue questo significava che l’accordo sarebbe stato raggiunto nel prossimo vertice che si terrà a Bruxelles a fine settimana, mentre per l’accordo «globale» l’appuntamento era fissato a Cannes il 3 e 4 novembre, in occasione del G20 dei capi di stato e di governo. L’accordo non è facile, le divisioni sono ancora molto ampie, aveva commentato il manifesto domenica. Ma ieri mattina i mercati (che evidentemente non leggono o non credono al manifesto) avevano deciso che, quelli presi, erano impegni seri. Tant’è che tutte le borse avevano preso a salire. Ma non è durata molto: a gelare gli entusiasmi ci ha pensato Angela Merkel.
«Impossibile risolvere la crisi dell’area euro entro il 23 ottobre» al vertice di Bruxelles, ha mandato a dire in mattinata la cancelliere tedesca dal suo portavoce. Poi, ha fatto un altra affermazione preoccupante: «la crisi si protrarrà fino al prossimo anno». Risultato: le borse sono sprofondate e Piazzaffari (-2,3%) come, al solito, è risultata la peggiore, mentre a livello di singoli titoli sono di nuovo affonda le quotazioni di Dexia (che ha spinto al ribasso tutte le banche), mentre la forte tensione ha riportato lo spread tra titoli di Stato italiani e Bund tedeschi a oltre 370 punti, in rialzo rispetto ai meno di 360 punti della mattina.
A complicare la situazione sono arrivate dichiarazioni di segno opposto dei ministri delle finanze francese e tedesco. Il transalpino Francois Baroin (alimentando l’ottimismo) aveva addirittura spiegato che Francia e Germania erano sulla strada per raggiungere un accordo per ridurre il debito della Grecia e fermare il contagio. Il tutto è stato letto come un altro passo avanti dopo il vertice bilaterale di Berlino, tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Ma l’effetto Baroin è svanito immediatamente dopo le dichiarazioni del tedesco Wolfang Schaeuble: ha esluso (in sintonia con la sua cancelliera) che il prossimo vertice Ue del 23 ottobre possa produrre una soluzione definitiva alla crisi del debito dell’Eurozona.
La principale questione aperta riguarda quello che viene chiamato l’haircut del debito greco, cioè di quanto «condonare» a Atene con un «taglio» del valore nominale suo debito sovrano. Tutti sono d’accordo che questa percentuale debba essere molto alta (altrimenti la Grecia rischia il fallimento) ma, quanto alta, non si sa: forse il 50%, ma forse anche di più. Il problema che questo taglio dovrà essere accettato «volontariamente» dalle banche creditrici, che però vogliono garanzie dagli stati. Il che significa garanzie di finanziamenti e anche, se occorre, di sottoscrizione del capitale attraverso il fondo salva-stati recentemente portato a 440 miliardi. Su questo punto, però, le posizioni di Francia e Germania divergono e, l’accordo non è semplice anche perché ci sono di mezzo gli interessi delle grandi banche nazionali.
Tornando a Dexia, la grande banca franco-belga, la Commissione Ue ha autorizzato temporaneamente l’acquisizione di Dexia Banque Belgique (filiale belga dell’istituto di credito) da parte dello stato per 4 miliardi di euro riconoscendo «la necessità di tale misura allo scopo di preservare la stabilità finanziaria». Però l’Antitrust ha indicato di non essere al momento in grado di stabilire se taleopertazione è compatibile con le regole sugli aiuti di stato. In ogni caso ha chiesto al Belgio di presentare entro sei mesi un nuovo piano di ristrutturazione della banca.
Ma la notizia più clamorosa di ieri arriva da un articolo del quaotidiano finananziario Handelsblatt: Germania e Francia rischiano di perdere il rating a tripla A. Il quotidiano cita le previsioni di diversi economisti di banche d’affari. Inoltre Fitch sarebbe sul punto di declassare sette tra le maggiori banche di investimenti, tra cui la tedesca Deutsche Bank. Quanto al possibile declassamento dei titoli di Stato di Francia e Germania, secondo gli economisti sentiti da Handelsblatt, deriverebbe dai costi che i due paesi devono sopportare per finanziare i piani di aiuto ai paesi sotto tensione (Grecia, Irlanda e Portogallo).

da “il manifesto” del 18 ottobre 2011

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da Il Sole 24 ore

Moody’s avverte la Francia: «Pronti a togliere la tripla A»

MILANO – L’agenzia internazionale Moody’s minaccia di mettere il rating a tripla A della Francia in outlook negativo. In pratica Parigi, tra tre mesi rischia di vedersi tagliato il suo rating di eccellenza, se il piano di salvataggio europeo per le banche e i paesi membri in difficoltà dovesse avere costi troppo alti.

AVVERTIMENTO – L’avvertimento arriva a ridosso del vertice europeo di domenica, in cui si discuterà proprio di questo. Moody’s terrà anche in considerazione gli sforzi della Francia per tenere sotto controllo i suoi conti e aiutare il sistema bancario. Moody’s ha già messo in outlook negativo il rating a tripla A degli Usa ad agosto. Secondo Moody’s, Parigi in questa fase ha meno spazio di manovra che nel 2008 per riequilibrare e cambiare il suo bilancio. La Francia, afferma la società di rating, nei prossimi mesi dovrà affrontare difficili sfide ed esporsi per aiutare i partner europei in difficoltà. Per evitare un downgrade dovrà «continuare ad implementare le necessarie riforme economiche e di bilancio». Inoltre il governo francese dovrà mostrare «visibili progressi nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che si è data».

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Berlino: il vertice Ue non sarà decisivo

di Alessandro Merli

Doccia fredda dalla Germania sulle aspettative che il vertice europeo di domenica prossima possa dare un contributo decisivo alla soluzione del debito sovrano nell’area dell’euro. Dopo le fortissime pressioni esercitate dagli altri Paesi del G-20 lo scorso fine settimane perché gli europei arrivino a un pacchetto che ristabilisca la fiducia dei mercati, dal Paese chiave dell’eurozona arriva una brusca frenata. «Stanno emergendo di nuovo – ha detto Steffen Seibert, il portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel – sogni che lunedì prossimo tutto sarà risolto, tutto sarà finito. Questi sogni, ancora una volta, non si realizzeranno».

La dichiarazione dell’ufficio del cancelliere, insieme a quella altrettanto dura del ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, è stata interpretata sui mercati finanziari, dove i due interventi hanno provocato un’immediata inversione della tendenza positiva dell’apertura, come un segnale che la Germania vuole mantenere alta la tensione perché gli altri Paesi europei non allentino gli sforzi per il risanamento. Significativo a questo proposito il richiamo di Schäuble, che ha a sua volta sostenuto che «una soluzione definitiva al vertice europeo è improbabile», quando ha affermato la necessità che a livello europeo venga adottato un freno al debito come quello già previsto per legge in Germania e che richiede l’eliminazione del deficit di bilancio strutturale nei prossimi 5-10 anni.

I due interventi di ieri sembrano segnare un passo indietro nell’atteggiamento tedesco sia rispetto alle dichiarazioni emerse dopo l’incontro bilaterale fra la signora Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, sia dopo il confronto all’Eliseo di venerdì scorso, ospite lo stesso Sarkozy, fra Schäuble il suo collega François Baroin. In entrambi i casi era stato detto che l’accordo fra i due Paesi era vicino, per una soluzione completa della crisi, pur se non era stato reso noto alcun dettaglio.
Ora, il portavoce della signora Merkel parla di «passi importanti in un lungo viaggio che continuerà fino all’anno prossimo». Un approccio in netto contrasto con le esigenze di Sarkozy, che vuol portare al vertice del G-20 a Cannes, che sarà da lui presieduto ai primi di novembre, un pacchetto europeo che possa essere presentato agli altri Paesi come la soluzione definitiva del problema. Questa era l’aspettativa che si era creata fra i non europei (sia gli altri Paesi avanzati, come Stati Uniti e Canada, sia i grandi Paesi emergenti) alla riunione dei ministri finanziari del G-20 del fine settimana scorso.

Schäuble ha sostenuto peraltro che l’Europa va verso un accordo per aumentare il capitale richiesto alle banche che si sono sottoposte agli stress test dei mesi scorsi (una novantina degli istituti più importanti) al 9% dell’attivo, come indicato dall’European banking authority (Eba), e che l’intesa sulla Grecia per cui i creditori privati avrebbero subito un taglio del 21% del valore nominale della loro esposizione andrà rinegoziata.
La Germania preme perchè gli investitori privati debbano accettare perdite ben più consistenti, fino al 50%. Sia l’aumento dei requisiti di capitale sia le maggiori perdite sul debito greco hanno finora incontrato forti resistenze dalle banche, con in testa quelle tedesche. Ieri, Charles Dallara, il direttore dell’Institute of International Finance, che raggruppa le grandi banche internazionali e ha negoziato il pacchetto greco originale, ha ribadito l’opposizione all’aumento dell’haircut.

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