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Francia e Germania ridisegnano l’Europa. Di corsa

E’ il risultato dello scontro tra due debolezze: quelle dei “mercati”, appunto, che non trovano più occasioni di facile valorizzazione del capitale (reale e virtuale) circolante, e quella dei governi europei, stretti tra poteri insufficienti ad affrontare problemi globali e divisioni “nazionalistiche”.

Nel consesso europeo emerge ormai senza più veli il comando di fatto franco-tedesco, derivante dal peso economico dei due paesi e dalla relativa maggiore solidità dei loro bilanci statali. Ma anche i timori di un “contagio” della crisi del debito verso questi due paesi pesano nell’accelerazione che è stata impressa ai negoziati.

Si attendono “misure” da imporre a tutti i paesi a rischio, “regole” forti e applicabili per i mercati finanziari, “provvedimenti” importanti sugli strumenti operativi per contrastare la crisi (il fondo salva-stati, sia in versione provvisoria – Efsf – che permanente – Esm).

Ma intanto i tempi slittano. Il vertice europeo di domenica, come già preannunciato dalla Merkel, non prenderà decisioni conclusive. La “svolta” è rinviata a un secondo vertice, la prossima settimana, che precederà la riunione del G20, cui l’Europa – questa è la speranza dei mercati e degli extraeuropei – dovrebbe presentarsi con una governance strutturata in modo certo.

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Il documento con la bozza dell’accordo, come riportato dalla Reuters

Il fondo salva-Stati Efsf potrà acquistare titoli di Stato della zona euro sul mercato secondario a condizione che il Paese di cui sottoscrive i governativi abbia un debito sostenibile, rispetti gli obiettivi di correzione edi conti pubblici e abbia una posizione stabile in termini di partite correnti.
Lo si legge in un primo documento europeo contenente le linee guida circa l’accordo che dovranno trovare i vertici politici con il consiglio Ue di domenica 23.
Nello stesso documento si precisa inoltre che gli acquisti Efsf dovranno essere preceduti dalla richiesta del Paese emittente e avverranno a patto che questo non abbia problemi di solvenza nel settore bancario e una storia di ‘ragionevoli’ costi di raccolta.
La sottoscrizione dei titoli di Stato dovrà inoltre essere approvata dalla Banca centrale europea e da alti rappresentanti dei ministeri alle Finanze dell’unione monetaria.
Tra uno o due giorni, dice sempre il documento, Commissione Ue e Bce prepareranno il testo di un ‘memorandum d’intesa’ con i paesi della zona euro in cui verrà specificato per quanto tempo il Fondo potrà acquistare sul secondario e quali saranno le richieste di aggiustamento fiscale in cambio di un tale sostegno.
Dopo aver proceduto agli acquisti, Efsf potrà rivendere i titoli sul mercato una volta il prezzo sia risalito, tenendo però presente che una simile mossa potrebbe interferire con l’offerta degli emittenti sovrani sul primario.
Il Fondo potrà anche detenere i titoli fino a scadenza, ma questo ne ridurrebbe la capacità di concedere finanziamenti, si legge sempre nel documento, o rivenderli al Paese emittente in modo da ridurne l’onere del debito.

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Dal Sole 24 Ore

Sabato nuovo bilaterale Sarkozy-Merkel, l’accordo definitivo potrebbe arrivare in un secondo vertice

Un secondo vertice dell’Unione europea per definire le misure internazionali contro la crisi dell’eurozona si dovrebbe tenere al più tardi mercoledì prossimo per raggiungere un accordo definitivo Lo dice in una nota il portavoce del governo tedesco.
Una notizia male accolta dai mercati finanziari del Vecchio Continente, oggi in netto ribasso a causa di vendite che colpiscono in particolare il settore bancario.

Intanto il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliere tedesca Angela Merkel si incontreranno nuovamente in un bilaterale sabato sera a Bruxelles. Secondo quanto reso noto dall’Eliseo, il pre-vertice servirà per preparare una «risposta globale e ambiziosa» alla crisi dell’eurozona i cui elementi saranno adottati in occasione di un secondo summit dell’eurogruppo da tenere al più tardi mercoledì sera, prima cioé della nuova riunione del G20 a Cannes. Nel comunicato odierno, Parigi e Berlino chiedono inoltre «negoziati immediati» con il settore privato per «trovare un accordo che permetta di rafforzare la sostenibilità» del debito greco e si dicono «totalmente d’accordo nel dare una risposta ampia e ambiziosa» alla crisi. Una formulazione tesa a rassicurare i mercati in fibrillazione, e che contiene un’apertura alla richiesta tedesca di maggiore vigilanza sui bilanci così da non incentivare l’indebitamento dei partner, che potrebbe convincere Berlino ad aprire la borsa. Ma la nota franco-tedesca svicola dai nodi più difficili: come rafforzare il fondo di salvataggio ‘Efsf’ e quali perdite infliggere ai creditori privati della Grecia.

È intervenuto oggi anche il ministro tedesco delle Finanze Wolfang Schäuble, secondo cui tra Francia e Germania esiste «un accordo totale» sulle misure da prendere per risolvere la crisi del debito europeo, ma ha avvertito che ciò «non costituisce ancora una soluzione europea».
Schaeuble ha posto l’ennesimo stop all’ipotesi – cara ai francesi – di coinvolgere la Banca centrale europea come prestatore di soldi al fondo che verrebbe trasformato in banca. Fonti governative tedesche escludono, poi, che domenica si prendano decisioni su come potenziare il fondo attraverso la leva finanziaria. A Bruxelles – stando alla bozza delle conclusioni – potrebbe però emergere l’orientamento a rendere permanente «prima possibile» il fondo di salvataggio.

Una potenza di fuoco da 940 miliardi di euro
Un documento di lavoro europeo, preparato in vista del vertice, prevede che il fondo possa concedere prestiti «preventivi» fino al 10% del Pil ai Paesi a rischio: Spagna e Italia potrebbero incamera ben 270 miliardi di euro. Indiscrezioni raccolte dalla Bloomberg parlano inoltre di una potenza di fuoco da 940 miliardi di euro (1300 miliardi di dollari) combinando l’attuale fondo temporaneo, ‘Efsf’, con il futuro ‘Esm’ permanente.

 

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Piazza Affari -3,78%, lo spread oltre quota 400. Wall Street positiva per le indiscrezioni sul piano salva euro

a cura di Andrea Franceschi e Vito Lops

 

Wall Street, molto sensibile in questo periodo alle notizie in arrivo dall’Europa, ha invertito l’iniziale rotta negativa grazie alle indiscrezioni su un ambizioso piano salva euro che il duo Merkel-Sarkozy starebbe mettendo a punto in vista del doppio vertice del 23 e 26 ottobre. Si parla infatti di una potenza di fuoco di circa 940 miliardi di euro o 1.300 miliardi di dollari per un piano di salvataggio che dovrebbe essere approvato entro mercoledì prossimo. Il Dow Jones chiude in rialzo dello 0,32% a 11.540,95 punti e lo S&P 500 avanza dello 0,45% a 1.215,36 punti. Il Nasdaq Composite, invece, cede 0,21% a 2.598,62 punti.

Milano maglia nera in Europa con le banche
Il listino milanese affonda nel finale di contrattazioni bruciando 11 miliardi di capitalizzazione. Il Ftse Mib cede il 3,78%, penalizzato dalle forti vendite sui titoli bancari, con una raffica di sospensioni. Al termine degli scambi Unicredit ha ceduto il 12%, Intesa Sanpaolo il 9,8%, Banca Mps l’11,2%, Ubi Banca il 6,9%, Banco Popolare il 6,92%.

Intanto l’incertezza sul vertice Ue, tra voci di trattative allo stallo, riportano tensione sui titoli di Stato della periferira dell’area euro, ripercutendosi anche sui BTp italiani. Sulla scadenza a 10 anni i rendimenti sono saliti al 6,01% (massimi dallo scorso 5 agosto) mentre il differenziale di rendimento (spread) rispetto ai Bund della Germania ha sfondato quota 400 punti base.

Chiusura negativa anche per le altre principali Borse europee. L’indice Stoxx 600, nel quale sono contenuti i principali titoli del Vecchio continente, ha ceduto l’1,54%, che equivale a 97 miliardi di euro bruciati in una seduta: a Francoforte l’indice DAX 30 segna -2,49% a 5.766,48 punti, a Parigi il CAC 40 -2,32% a 3.084,07 punti e a Londra il FT-SE 100 -1,21% a 5.384,68 punti.

Più contenuto, invece, il ribasso di Wall Street con il Dow Jones a -0,63%, il Nasdaq a -1,3% e l’S&P 500 a -0,54% grazie a dati macro oltre le attese.

Dati macro negli Usa
I dati macroenomici diffusi oggi hanno contribuito comunque a contenere le iniziali perdite di Wall Street. Nel dettaglio, nel mese di ottobre l’indice Philly Fed, che misura il livello di attività economica nel distetto federale di Filadelfia, uno dei distretti industriali più importanti degli Usa, è salito a 8,7 punti dai -17,5 di settembre. Il dato è migliore delle previsioni degli economisti che stimavano un valore a -10 punti. In miglioramento le prospettive economiche a sei mesi.

Mentre a settembre la vendita di case esistenti è calata del 3% (contro previsioni di un calo del 2,6%) rispetto al mese precedente. Il dato è anche peggiore rispetto al +7,7% fatto segnare ad agosto. Su base annuale, a questo ritmo, verranno vendute 4,91 milioni di case.

Divisioni in vista del vertice sulla crisi dei debiti
Sui listini europei ha pesato soprattutto la mancanza ancora di un accordo in sede europea sul fondo salva stati in vista dell’Ecofin del 23 ottobre. In mattinata si è parlato di un nuovo scontro tra Parigi e Berlino anche se il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha smentito parlando di divergenze tra altri paesi europei. In particolare non c’è unità di vedute sul modo in cui dotare di leva finanziaria il fondo salva stati. A questo poi si aggiungono le fortissime pressioni della lobby bancaria contraria ad eccessive richieste di rafforzamento patrimoniale. In mattinata peraltro sono circolate indiscrezioni secondo cui il piano salva banche prevedrebbe l’obbligo di ristrutturazione per quegli istituti di credito che faranno ricorso all’intervento del fondo salva stati.

Le piazze asiatiche
Chiusura in ribasso per la Borsa di Tokyo, sulla scia negativa di Wall Street. L’indice Nikkei ha archiviato la seduta cedendo l’1,03% a 8.682,15 punti. In decisa controtendenza le azioni della Tokyo Electric Power (Tepco). Il titolo della società che gestisce l’impianto di Fukushima, teatro di un disastro nucleare in conseguenza dello tsunami del marzo scorso, è arrivato a guadagnare il 26% con volumi di scambi pesanti di oltre 151 milioni di titoli. Il rally è probabilmente innescato dalle notizie di stampa di una causa danni contro il governo giapponese intentata da un azionista Tepco. L’azionista sostiene che il governo avrebbe dovuto applicare una clausola di immunità secondo il vecchio diritto di compensazione per l’incidente nucleare di Fukushima Daiichi e che la rinuncia del governo a farlo ha portato alle successive gravissime perdite in borsa di Tepco.

«Ci sono attualmente molti operatori che seguono i forti movimenti del prezzo delle azioni senza confermare la validità dei fattori» nota l’analista. Il governo ha sostenuto che la clausola legale non si doveva applicare per l’incidente di Fukushima. Il movimento di oggi rappresenta comunque il guadagno più alto in percentuale di Tepco dal 15 giugno, quando segnò un aumento del 32% netto.

 

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